Sono arrivate le ordinanze di custodia cautelare disposte dal gip di Milano, Mattia Fiorentini, per sei dei 74 indagati nell’ambito della maxi-inchiesta sull’urbanistica nel capoluogo lombardo. È stato disposto il carcere per Andrea Bezziccheri, patron di Bluestone, mentre sono agli arresti domiciliari Giancarlo Tancredi, l’ex assessore alla Rigenerazione urbana del Comune; Manfredi Catella, il Ceo di Coima; Giuseppe Marinoni, presidente della Commissione per il Paesaggio del Comune sciolta lo scorso aprile; Alessandro Scandurra, architetto e componente della stessa Commissione, e Federico Pella, ex manager della società di ingegneria J+S. In sintesi, le accuse contestate dai pm erano “corruzione, falso e induzione indebita a dare o promettere utilità”. Al sindaco Beppe Sala si contestano i reati di false dichiarazioni e induzione indebita. Il gip non ha però riconosciuto l’accusa per quest’ultimo reato.

Le richieste della Procura

Il giudice per le indagini preliminari si è discostato in parte dalle richieste dei pm per quanto riguarda le esigenze cautelari dei principali indagati. L’unico per cui il Gip ha disposto il carcere è quindi Bezzicheri, mentre i pm (Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici e la procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano) lo avevano chiesto anche per Marinoni, Scandurra e Pella. Per Tancredi e Catella erano invece stati chiesti da subito i domiciliari. Le difese degli indagati adesso possono ricorrere contro le misure cautelari davanti al Tribunale del Riesame. 

I reati contestati

Nello specifico, scrivono il presidente del Tribunale di Milano Fabio Roia e la presidente della sezione gip-gup Ezia Maccora, plurime sono “le incolpazioni formulate: di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio (art. 319 e 321 c.p.) nei confronti di tutti gli indagati; di false dichiarazioni su qualità personali (art. 496 c.p.) nei confronti di Marinoni, Scandurra, Tancredi; e di induzione indebita a dare o promettere utilità (art. 319 quater c.p.) nei confronti di Tancredi, Marinoni e Catella”. Dal gip sono state “escluse alcune ipotesi di corruzione contestate dai pm a Marinoni” e, come detto, “l’induzione indebita imputata a Tancredi, Marinoni e Catella e per la quale sono indagati anche Sala” e l’architetto Stefano Boeri, per la vicenda del Pirellino.

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“Gravi indizi e pericolo reiterazione”

Il fatto che siano state disposte misure cautelari limitative della libertà personale, come ricorda in una nota il Tribunale di Milano, significa che l’impostazione accusatoria “è stata validata dal Giudice quanto alla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, con esclusione” solo di alcune condotte. “Quanto alle esigenze cautelari connesse al pericolo di reiterazione di reati il Giudice ne ha ritenuto la sussistenza ed ha valutato che le stesse possano essere soddisfatte con le diverse misure cautelari applicate”, si legge nel documento. Per tutti gli indagati c’è la “necessità di impedire che possano influire sulle prossime nomine dei nuovi componenti della commissione per il paesaggio”, allo stato da “rifondare interamente”. E che possano “avvicinarli, allettarli, proporgli incarichi e investimenti o corromperli” per “mantenere i privilegi raggiunti” e “ripristinare gli equilibri che da anni governano i settori urbanistico ed edilizio dei cittadini”. 

“Speculazione edilizia selvaggia”

La ricostruzione dell’inchiesta, che vede indagata anche l’ex vicesindaca Ada Lucia De Cesaris, offre lo spaccato di un “sistema” di “speculazione edilizia selvaggia”, rimasto “indisturbato” per anni e che ha trasformato lo skyline della città. Un presunto sistema nel quale la Commissione per il paesaggio sarebbe stata il “fulcro delle patologie della gestione urbanistica” nel capoluogo lombardo, inquinata da una “corruzione sistemica”. Il gip non si discosta da questa visione, parlando di un “consolidato sistema di corruttela e commistione tra interessi pubblici e privati” per la “spartizione del territorio edificabile”. E “corrompendo il presidente” della Commissione paesaggio Marinoni, il vicepresidente Oggioni e “singoli componenti” tra cui Scandurra, “a loro volta influenzabili dai primi e soggetti alle pressioni di Tancredi”, “importanti costruttori privati potevano ottenere informazioni, anticipazioni e un occhio di riguardo per le pratiche di interesse”.

Gip: “Tancredi può ancora sfruttare le sue conoscenze, è solo in aspettativa”

Su Tancredi, in particolare, il gip scrive che nonostante “non abbia agito per interessi personali, l’ex assessore può continuare ad avvantaggiare persone di suo gradimento”, come “accaduto con Marinoni”, in “cambio della loro fedeltà ‘alla linea’” e della “disponibilità a intervenire sui progetti di interesse dell’amministrazione per cui lavora tuttora (nonostante l’aspettativa)”, sfruttando “le conoscenze acquisite in tanti anni trascorsi ad occuparsi dell’urbanistica milanese”. Ecco perché si è valutato il pericolo di reiterazione del reato da parte sua.

Su scrivania Tancredi un appunto con “strategia Masseroli”

Sulla “scrivania” dell’ex assessore Tancredi è stato trovato “un appunto”, durante le perquisizioni del 16 luglio, con tracciata “una vera e propria strategia suggerita da Carlo Masseroli, ex assessore del Comune di Milano e attuale manager di Nhood Service Italy”, non indagato, che sarebbe servita per “costruire ad hoc un convenzionamento da impugnare successivamente in via amministrativa, per ottenere benefici in termini di superficie lorda”. Si parla dunque dello “sviluppo dei piani speculativi sui Nodi”. Quell’appunto, secondo il giudice, è “indicativo della permeabilità” di Tancredi “alle iniziative dei privati e dell’asservimento della pubblica funzione agli interessi economici” delle imprese. In pratica, spiega ancora il gip, “si tratta di una strategia che Masseroli intendeva condividere con Tancredi per ottenere benefici da un contenzioso amministrativo strumentale a far ottenere al privato” – la “non meglio precisata ‘Loc’, patrocinata dal manager di Nhood” – un “beneficio economico, ai danni dell’ente pubblico”.  E l’ex assessore invece di “cestinare o rispedire al mittente la proposta, la conservava sulla propria scrivania, indice evidente della volontà di prenderla in considerazione”.

 

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