di
Elisabetta Rosaspina

L’87enne ex re spagnolo, in autoesilio ad Abu Dhabi per i tanti scandali, racconta la sua vita in un libro di memorie

E adesso parla lui. Dopo cinque anni di auto esilio negli Emirati Arabi, e a undici dalla decisione di abdicare in favore del figlio minore, Felipe, Juan Carlos I di Spagna, re emerito ma non troppo, ha sfidato i veti della casa reale, la disapprovazione della silenziosa consorte, Sofia, l’ostilità della nuora, Letizia, l’imbarazzo del governo di Pedro Sánchez, socialista, e le reazioni dei repubblicani, per raccontare ai suoi ex sudditi la propria versione dei fatti su 39 anni di regno e 87 di vita. Inclusa la tragedia della sua infanzia: il colpo di pistola che uccise il fratellino Alfonso mentre giocavano con l’arma: «Ho perso un amico. Con lui la mia vita sarebbe stata meno triste».

Tutto è racchiuso in 500 pagine e un titolo che suona come un appello: Riconciliazione. Juan Carlos riserva le sue scuse a Sofia, regina delle mogli tradite, mentre ritiene di essersi scusato già abbastanza per la partita di caccia all’elefante in Botswana in compagnia dell’ex amante tedesca, Corinne Larsen Sayn-Wittgenstein: un altro «errore». Si rammarica dell’intransigenza di Felipe VI, che gli ha tagliato gli emolumenti e l’ha invitato ad allontanarsi il più possibile per non nuocere alla corona e all’erede, la principessa Leonor: «Sono l’unico spagnolo senza pensione dopo 40 anni di lavoro».



















































Lo strappo al protocollo

Gli ostacoli frapposti da Madrid alla pubblicazione delle sue memorie si sono risolti in un apparente compromesso: passi anche questo strappo al protocollo dell’ex capo dello Stato, purché il tema centrale sia la nascita della democrazia spagnola, a metà degli anni Settanta, quando Francisco Franco lasciò tutti i suoi poteri all’allora principe, e non al padre Giovanni di Borbone, poco conforme al regime.

Franco, nei ricordi di Juan Carlos, nutriva sentimenti paterni nei suoi confronti: «Sono diventato re grazie a lui». L’ex sovrano ricorda di essere stato al capezzale del dittatore, morto il 20 novembre 1975, e che Franco, tenendogli la mano, non gli raccomandò di conservare la rotta autoritaria: «Altezza, le chiedo una sola cosa: mantenga unito il Paese».

Le prime elezioni

Due anni più tardi, la Spagna andò alle urne nelle prime elezioni democratiche e, nel 1978, approvò con un referendum l’attuale Costituzione e il varo di una monarchia parlamentare. «Dopo 40 anni di dittatura, ho dato agli spagnoli una democrazia che non è caduta dal cielo ed è ancora viva», rivendica il proprio ruolo Juan Carlos I.

L’uscita delle memorie in Spagna seguirà di un paio di settimane il 50esimo anniversario della morte di Franco ed è stata preceduta dall’edizione francese, non senza qualche misteriosa «défaillance» che sta ritardando la disponibilità dell’edizione digitale sulle piattaforme online. Però, un paio di interviste del monarca al Figaro Magazine e a Le Point, e qualche confidenza della coautrice, la scrittrice franco-venezuelana Laurence Debray, alla rivista spagnola Hola, hanno aperto la strada alle anticipazioni.

Sul tentato golpe del 23 febbraio 1981 per mano dei militari guidati dall’ex tenente colonnello Antonio Tejero, Juan Carlos I rivela: «Non ci fu un golpe, ma tre», se si conta anche la slealtà dell’amico Alfonso Armada, il generale che avrebbe fatto circolare nelle caserme la falsa notizia dell’appoggio del re alla sollevazione, e il consenso di diversi politici franchisti. Il re racconta di come fu allestito uno studio televisivo alla casa reale, con tale urgenza da permettergli di indossare solamente la giacca di comandante delle forze armate, per ordinare agli insorti di tornare subito ai loro distaccamenti. Era l’inizio di una lunga luna di miele con gli spagnoli, ancora entusiasti quando, al vertice ibero-americano del 2007, il re troncò la petulanza del leader venezuelano Hugo Chávez verso il premier spagnolo, José Luis Rodríguez Zapatero, con uno storico «Por qué no te callas?», un chiudi il becco in mondovisione.

Gli scandali

A 88 anni da compiere il prossimo gennaio, senza alcuna certezza di rimpatrio permanente, Juan Carlos I ha un obiettivo: non lasciare ad altri la possibilità di «rubare» la sua storia. Difficile, per lui, dissipare il biasimo nazionale per gli scandali finanziari, le inchieste giudiziarie (tutte archiviate) e le avventure erotico-sentimentali che hanno riempito la stampa internazionale negli ultimi 15 anni. Esclude, comunque, di aver avuto una tresca con Lady D: «Ma quando mai? Era così fredda e distante». E ammette di aver ricevuto 100 milioni di dollari in dono dal re dell’Arabia Saudita: non una tangente, spiega, «ma una prodigalità fra monarchi, che sarebbe stato scortese rifiutare».

7 novembre 2025