di
Viviana Mazza
In cambio Budapest comprerà combustibile nucleare e 700 milioni in armi Usa. Donald rilancia l’idea di un vertice con Putin
Dopo aver incontrato Donald Trump alla Casa Bianca, Viktor Orbán ha annunciato ieri sera ai giornalisti ungheresi di aver ottenuto un’esenzione «generale e indefinita» dalle sanzioni sul petrolio e il gas russi. L’accordo è una vittoria per il premier ungherese, ma anche per il presidente americano poiché Budapest si impegna a una serie di investimenti in campo energetico negli Usa.
Trump ha elogiato ripetutamente Orbán davanti ai giornalisti, durante il loro incontro a pranzo nella Cabinet Room, sorvolando sulle divergenze legate al fatto che l’Ungheria compra petrolio dalla Russia e concentrandosi invece sulle somiglianze dei loro programmi politici per quanto riguarda l’immigrazione. «Penso che dovrebbero rispettare l’Ungheria e rispettare moltissimo questo leader — ha detto Trump riferendosi agli altri leader europei — perché ha avuto ragione sull’immigrazione; guardate invece cosa è successo in Europa, la stanno inondando, alcuni Paesi sono irriconoscibili». A differenza di molti leader stranieri che arrivano alla Casa Bianca e parlano poco, Orbán — perfettamente a suo agio — ha più volte appoggiato la mano sul braccio di Trump per indicargli di voler rispondere anche lui alle domande dei giornalisti.
L’Ungheria dipende dalla Russia per il 74% del gas e perl’86% del petrolio, secondo dati del Fondo monetario internazionale del 2024. Ma Trump si è mostrato subito aperto a concedere al Paese una esenzione dalle sanzioni Usa sulle due grandi società petrolifere russe, che entreranno in vigore il 21 novembre, dicendo che l’Ungheria non è affacciata sul mare, non ha porti — dunque ha maggiori difficoltà a ricevere rifornimenti per vie alternative. Ha poi criticato altri Paesi europei (senza nominarli) che hanno accesso al mare ma continuano a comprare petrolio e gas russi.
I ministri degli Esteri dei due Paesi hanno firmato poi un accordo di cooperazione bilaterale per l’energia nucleare che porterà per la prima volta Budapest ad acquistare dagli americani combustibile nucleare (che attualmente compra dalla Russia) per il valore di 114 milioni di dollari e stanno discutendo sull’acquisto di 12 mini reattori modulari (20 miliardi di dollari). Stanno anche negoziando un contratto quinquennale per l’acquisto di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti. E l’Ungheria acquisterà articoli militari Usa per il valore di 700 milioni di dollari.
Le sanzioni Usa sarebbero state un colpo per Orbán: avrebbe rischiato sanzioni secondarie e il prossimo aprile cerca la rielezione. C’è chi sostiene che l’Ungheria potrebbe come alternativa a Mosca affidarsi alle forniture via oleodotto dalla Croazia, ma Orbán replica che per il momento quella può essere solo una fonte supplementare. In parte è una questione di prezzi: l’energia russa è meno costosa, il che gli consente di mantenere la promessa di tenere bassi i costi per i consumatori. Ma a Washington Orbán ha anche dovuto anche aprire il portafogli, mentre aveva promesso ai suoi elettori che con Trump alla Casa Bianca ci sarebbero stati investimenti americani in Ungheria.
Orbán ha criticato l’Unione europea per le sanzioni imposte a Budapest sull’immigrazione («Questo è il mondo assurdo in cui viviamo ora in Europa. Siamo l’unico governo che si considera cristiano. Tutti gli altri sono fondamentalmente governi liberali di sinistra»), ma ha anche precisato di non volere che Trump medi tra lui e l’Ue, e di cercare invece una «Età dell’Oro» nei rapporti con gli Usa.
Si è parlato anche di Ucraina e dell’incontro a Budapest — saltato — tra Trump e Putin. Orbán ha dato la colpa al governo di Biden per aver spinto l’Europa a continuare la guerra. Ha affermato che i Paesi europei restano divisi, poiché alcuni credono che l’Ucraina possa vincere sul campo di battaglia. Trump allora gli ha chiesto: «Tu diresti che l’Ucraina non può vincere la guerra?». Il premier ungherese ha replicato che sarebbe «un miracolo».
7 novembre 2025
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