I pm hanno chiesto l’acquisizione di una parte di audizione che era stata secretata, in particolare quella relativa alla risposta data dal giornalista alla domanda posta dall’ex magistrato e senatore M5s, Roberto Scarpinato
Proseguono le indagini per l’attentato contro il giornalista Sigfrido Ranucci. I pm di Roma hanno chiesto l’acquisizione dell’audizione svolta il 4 novembre scorso dal conduttore di Report in commissione Antimafia nell’ambito dell’inchiesta sull’esplosione della sua auto avvenuta il 16 ottobre scorso a Pomezia. Parte dell’audizione, durata circa un’ora, era stata secretata. In particolare il giornalista aveva chiesto di spegnere i microfoni dopo una domanda dell’ex magistrato e senatore M5s, Roberto Scarpinato, sul sottosegretario Giovanbattista Fazzolari.
La domanda a microfoni spenti
La domanda secretata che i pm di Roma hanno chiesto di poter acquisire è la seguente: “Dopo una puntata di Report che riguardava la presidente del Consiglio Meloni, lei ha dichiarato di essere stato pedinato su richiesta del sottosegretario Fazzolari: ci vuole raccontare meglio questo episodio e farci capire se ci può essere se una connessione con quello che gli è accaduto?”. Di questi fatti ha parlato anche Roberto Scarpinato, senatore del Movimento 5 stelle ed ex magistrato, in un’intervista alla Stampa. “Ranucci – ha spiegato Scarpinato al quotidiano – aveva appena riepilogato alcuni fatti inquietanti, che si erano verificati a seguito delle inchieste di Report. In precedenza, aveva dichiarato pubblicamente di essere stato attenzionato da uomini dei servizi su richiesta di Fazzolari. Ho posto la domanda per capire se avesse poi accertato che la notizia fosse infondata, oppure se la confermasse in tutto o in parte”. A prescindere dall’attentato, ha argomentato Scarpinato nell’intervista, “non si può ritenere irrilevante il fatto che i servizi raccolgano informazioni sull’attività di Ranucci. Vedo responsabilità politiche gravi nell’assedio alla stampa e alla magistratura indipendenti, che, nella diversità dei loro ruoli, hanno in comune il compito di portare alla luce segreti scomodi e inconfessabili del potere”.
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L’attentato
La sera del 16 ottobre 2025, intorno alle 22, due esplosioni hanno distrutto l’automobile di Sigfrido Ranucci e quella di sua figlia che erano parcheggiate davanti alla sua abitazione a Pomezia, alle porte di Roma. A darne notizia era stato lo stesso giornalista sui social. Sulla vicenda sono subito partite le indagini dei pm dell’antimafia di Roma. Tra le ipotesi quella di un raid compiuto non da professionisti ma da qualcuno che sapeva maneggiare un ordigno, seppure rudimentale, potenzialmente letale. Forse un’intimidazione per la quale però non sono arrivate rivendicazioni.

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