di
Enrica Roddolo
«In Austria alcuni guardano a noi con simpatia, altri sono ostili. Ma non si può giudicare la storia» dice l’arciduca
Che ne è stato dei gioielli del tesoro di Vienna nel corso dell’ultimo secolo? «Quando il padre di Otto d’Asburgo, l’ultimo imperatore d’Austria Carlo I, con la moglie Zita, fu costretto a lasciare l’Austria, portò con sé parte dei preziosi ma fu derubato… o meglio si fidò di una persona e i gioielli che avrebbe voluto portare con sé in esilio» risponde Markus d’Asburgo, anzi Markus Emanuel Salvator Franziskus de Paula Stanislaus Gregorius Joseph Florian Maria Joseph Hubert Ignatius von Habsburg-Lothringen, Arciduca d’Austria; nato nel castello di Persenbeug, discende dal casato che nell’Ottocento dominò l’Europa, e l’Italia.
«Sissi, l’imperatrice d’Austria, era la mia bisnonna. Mio padre era nipote dell’imperatore Francesco Giuseppe, nato dalla figlia più giovane e prediletta di Sissi, la principessa Marie Valerie» precisa l’arciduca intervistato in estate dal Corriere su cosa resti oggi del casato che dominò l’Europa e l’Italia.
Dunque potrebbe spiegarsi con quel «furto» l’assenza della corona di Sissi e di altri gioielli appartenuti agli Asburgo come la collana di rose di Maria Teresa, dal tesoro ritrovato adesso in un caveau di una banca in Canada dove era stato affidato in custodia dall’ultima imperatrice, Zita, in fuga dall’Europa.
«I gioielli rimasti in Austria – dice l’arciduca d’Asburgo – fanno oggi parte del Kunsthistorisches Museum: i simboli del Sacro Romano Impero inclusa la Corona Imperiale, la Corona dell’imperatore Rudolf II che poi sarà la Corona imperiale custoditi nella Kaiserliche Schatzkammer Wien. Un tesoro di diamanti, rubini, spinelli, zaffiri e perle».
L’arciduca Markus abita la Kaiservilla, la residenza dove Francesco Giuseppe dopo l’assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdinando nel 1914 a Sarajevo scrisse il messaggio An Meine Volker (al mio popolo) in cui spiegava le ragioni della dichiarazione di guerra: «Ma non siamo certo come Zio Paperone, non navighiamo nei dobloni d’oro» precisa. E’ cugino di Karl d’Asburgo che ha dato la notizia del tesoro ritrovato alla stampa tedesca, entrambi sono discendenti di Sissi («Suo padre Otto d’Asburgo era cugino di mio padre Hubert»).
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Fu Otto d’Asburgo che rinunciò a ogni pretesa al trono nel 1961, condizione per poter tornare in patria dall’esilio. Proprio Otto lavorò per rivendicare i tesori del casato. Di fatto aprì la porta alla rivendicazione dei beni da parte di altre case reali. Al coraggio di Otto d’Asburgo hanno guardato molti casati europei senza più un trono.
Non riuscì a recuperare i gioielli, riuscì invece a entrare in politica, conquistando un seggio a Bruxelles dove lavorò per l’Europa unita e diede battaglia al comunismo al climax della guerra fredda. «E’ stato al Parlamento europeo per 20 anni dal 1979. Era un uomo estremamente colto, capace di parlare cinque lingue, dall’ungherese allo spagnolo all’italiano» dice Markus.
Quale atteggiamento c’è oggi, in Austria, verso quella che fu la famiglia imperiale? Il via libera al ritorno in patria degli Asburgo dopo la rinuncia alle pretese reali scatenò nei ’60 un terremoto politico, quella che fu chiamata la «Crisi degli Asburgo». «Ci sono persone che guardano a noi con simpatia, altre sono ostili. La verità è che non si può giudicare il passato».
6 novembre 2025 ( modifica il 7 novembre 2025 | 13:09)
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