Roma, 7 novembre 2025 – Dal 9 ottobre 2025 è entrata in vigore la seconda fase della normativa europea sui bonifici istantanei: tutte le banche dell’area euro devono ora consentire ai clienti non solo di ricevere, ma anche di inviare bonifici immediati, 24 ore su 24, senza costi aggiuntivi rispetto a quelli tradizionali. Una rivoluzione che promette velocità e comodità, ma che come spesso accade apre anche nuove falle sul fronte della sicurezza. Secondo Bankitalia, le frodi legate ai bonifici istantanei hanno un’incidenza dello 0,057%, contro lo 0,0015% dei bonifici ordinari. Il rischio, in pratica, è quasi 40 volte più alto.
Un Far West digitale
“Dal 9 gennaio le banche hanno dovuto allineare le commissioni dei bonifici istantanei a quelle ordinarie. Ma solo dal 9 ottobre è arrivata la verifica del beneficiario (VOP), cioè il controllo tra nome e Iban del destinatario”, spiega a QN Barbara Puschiasis, avvocata e vicepresidente di Consumerismo. “Nel mezzo c’è stato il Far West, e purtroppo, anche dopo l’entrata in vigore della norma, non possiamo dire di aver visto un calo delle truffe”, prosegue. La nuova funzione di verifica segnala all’utente se i dati coincidono o meno, ma la decisione finale resta al cliente. “Quando compare l’avviso ‘attenzione, non c’è corrispondenza’, dobbiamo fermarci. Purtroppo –aggiunge Puschiasis – molti proseguono lo stesso, convinti di sapere cosa stanno facendo. È pericolosissimo”. La prima regola, dunque, è semplice: non ignorare gli alert. “Davanti a un messaggio di mancata corrispondenza bisogna bloccare l’operazione, verificare i dati, chiamare il beneficiario e accertarsi che l’Iban sia corretto. La fretta e l’eccessiva fiducia sono le migliori alleate dei truffatori”, avverte Puschiasis.

È necessario non ignorare mai gli alert e gli avvisi che ci appaiono mentre stiamo facendo un bonificio istantaneo
La truffa del finto ispettore e del conto ‘a tuo nome’
Una delle trappole più insidiose segnalate da Consumerismo è quella del finto ispettore di polizia. “Il truffatore chiama da un numero che appare come quello della Questura e si presenta come un investigatore impegnato a smascherare un presunto dipendente infedele della tua banca. Ti invita ad andare allo sportello per spostare i soldi su un ‘conto di sicurezza’ intestato a te. In realtà, quel conto è stato aperto a tuo nome, con documenti richiesti su WhatsApp e foto prese magari dai social e serve solo a far sparire i tuoi risparmi”. L’operazione sembra legittima: l’Iban è italiano, la banca non segnala anomalie e il bonifico parte senza intoppi. Ma i soldi finiscono su un conto digitale che, nel giro di poche ore, viene svuotato e chiuso, spesso con il trasferimento delle somme su wallet di criptovalute impossibili da rintracciare.
Finti broker e trading online: i bonifici all’estero
Altro schema ormai diffusissimo è quello del falso trading online. “Ricevi una telefonata o un messaggio su WhatsApp da chi si presenta come consulente finanziario e ti propone di investire in una piattaforma che promette rendimenti altissimi”, racconta Puschiasis. “Ti chiede di inviare denaro tramite bonifico istantaneo verso conti in Lituania, Malta, Cipro o Lussemburgo. Ti fidi, e perdi tutto”, aggiunge. Dietro quei contatti non ci sono intermediari autorizzati, ma reti internazionali di frode difficili da perseguire. “Un vero consulente – chiarisce l’avvocata – non apre mai un rapporto al telefono e non comunica via WhatsApp. Prima di fidarti, verifica sempre che la persona sia iscritta all’albo dei consulenti finanziari (OCF) e che la società sia autorizzata da Consob”.

Secondo Bankitalia, il rischio truffe con i bonifici istantanei è quasi 40 volte più alto
Mai dati via WhatsApp e sempre denunciare
Le truffe, però, non si limitano al furto di denaro. Spesso i documenti inviati ai falsi consulenti vengono usati per aprire altri conti o prestiti a nome della vittima, coinvolgendola inconsapevolmente in reati successivi. “È già successo – sottolinea Puschiasis – che persone truffate si siano ritrovate indagate perché i loro
dati erano stati usati per frodare altri”. Per questo l’avvocata lancia un appello forte: “Denunciare, denunciare sempre”. “Non costa nulla – insiste – e
serve a tutelarci anche fiscalmente. Chi invia soldi all’estero, ad esempio in una truffa di trading, rischia che l’Agenzia delle Entrate contesti un trasferimento di capitali non dichiarato. Se non c’è denuncia, come dimostri che sei stato vittima di una truffa?”.
La nuova normativa ha introdotto strumenti importanti, ma la vera difesa resta il comportamento dell’utente. “La legge aiuta, ma il problema siamo spesso noi, con la nostra emotività”, conclude Puschiasis. In sintesi: non avere fretta,
non bisogna fidarsi delle chiamate improvvise, non si deve inviare mai documenti via chat e, se qualcosa non torna, bisogna fermarsi e denunciare.