di
Gabriele Bojano
Il popolare ballerino napoletano riceve a Cava de’ Tirreni il premio Arte in Danza. «La mia vita? Un miracolo. Vorrei fare il giudice ad Amici. Raffa e io? Affari nostri»
Il premio alla carriera che ha ricevuto a Roma qualche giorno fa, l’Italian Awards Tv, «per il suo cristallino talento, l’inossidabile passione e la sua altissima serietà professionale» lo ha riempito di orgoglio. Quello che però riceverà stasera alle 19 al teatro Troisi di Cava de’ Tirreni, il Premio Arte in Danza, dai direttori artistici Pina Testa e Stefano Angelini, «ha un valore più forte perché proviene dalla mia regione, la Campania, che mi ha dato le prime ispirazioni e continua a essere una fonte inesauribile di energia e passione». Enzo Paolo Turchi, l’ex scugnizzo dei Quartieri Spagnoli costretto dalle avversità della vita a crescere troppo in fretta, è fatto così: non dimentica mai le sue origini che rivendica sempre con determinazione.
Ricevere premi aiuta l’autostima, no?
«Sì, soprattutto per me che sono uno che non crede molto in se stesso, in quello che ho fatto e che mi metto sempre in discussione».
Eppure ha lavorato con tutti i grandi.
«È stata la mia fortuna, anche all’estero: Liza Minnelli, Frank Sinatra, Julio Iglesias, Barry White. Quando arrivi a un certo livello diventa quasi normale incontrare questi personaggi».
Cosa ricorda ad esempio di Barry White?
«Dovevo fare un balletto alla tv spagnola su musica di Barry White, la famosa Love’s theme che Maria De Filippi usa da sempre per C’è posta per te. Mi preparo, vado al trucco, scendo nello studio e mi ritrovo Barry White in persona al pianoforte che aspettava me per iniziare. E io che pensavo di esibirmi su una base! Non riuscivo a danzare davanti a lui, mi tremavano le gambe. Fu una persona eccezionale».
Lei è stato anche amico di Nureyev?
«Venne al San Carlo a fare Romeo e Giulietta. Ero un ragazzino: per la scena in cui muore mi volle come controfigura. Ho lavorato anche con Carla Fracci, Oriella Dorella che ho portato in Rai e tanti altri».
E ha scoperto Lorella Cuccarini molto tempo prima di Pippo Baudo.
«Non è che l’ho scoperta, ha studiato con me, ha cominciato all’età di 9 anni. Ha avuto successo perché è una grande artista e Baudo all’epoca cercava proprio le star».
Lei però resta indimenticabile come il ballerino biondo di Raffaella Carrà.
«Ho fatto di recente tre serate per l’America proprio su di lei. Tutti vogliono me per un semplice fatto, che conosco bene Raffaella per i suoi primi dieci anni di carriera, sono testimone diretto di tutto quello che accadde all’epoca. Gli altri, Boncompagni, il maestro Ormi, Gino Landi purtroppo non ci sono più. Troppo facile parlare della Carrà dagli anni’80 in poi, sono tutti amici suoi e sento str….. che fanno paura».
Ma quando a Canzonissima 1971 lanciaste il Tuca Tuca immaginavate che sareste entrati negli annali della televisione?
«Macché, nacque tutto per scherzo: una sera stavamo a casa di Raffaella, c’erano Gianni Boncompagni, Gino Landi e il maestro Franco Pisano, e ci inventammo questo ballo per la terza puntata che all’inizio si chiamava Tocca Tocca, poi Pisano che era sardo lo ribattezzò Tuca Tuca».
Fu una bella sfida alla censura televisiva.
«Durante le prove i dirigenti tv che seguivano in bassa frequenza ebbero un sussulto: ma questo è un ballo osceno! Raffaella mi disse preoccupata: mi sa che stavolta ci licenziano. Alla fine riuscimmo a convincerli, ma solo per una puntata. Fu un grande successo, poi arrivò Alberto Sordi che pose come condizione della sua ospitata quella di ballare il Tuca Tuca con Raffaella. E così da quel momento l’abbiamo ballato in tutto il mondo».
C’era con Raffaella qualcosa di più di un rapporto di lavoro?
«Questi sono affari nostri».
Ma la Carrà non s’ingelosì quando lei si fidanzò con Lola Falana?
«Sì, non mi parlò più, non mi volle con lei nel programma Millemilioni e allora andai a lavorare in Spagna. Quando però dopo un anno mi lasciai mi telefonò e mi chiese: sei cambiato? Ero cambiato. Corsi da lei e insieme partimmo per una tournée».
Da romagnola la Carrà era una «napoletana del nord»? Da qui la vostra intesa?
«Con una marcia in più: la tenacia nel voler raggiungere gli obiettivi. Cosa che spesso i napoletani trascurano. Il nostro è stato l’incontro di professionalità e allegria tra due cazzari».
Lei ha avuto un’infanzia e un’adolescenza terribili, li ha più volte raccontati.
«Sono storie un po’ bruttarelle… mia madre era fuori di testa, mio padre l’ho visto solo tre volte, l’ultima quando è morto. Ad 8 anni per mangiare facevo le pulizie in una bisca. Mi davano 20 lire per comprarmi un panino».
C’è poi la tragedia delle due sorelline.
«Si chiamavano Flora e Fausta, una aveva 12 anni e l’altra 18 mesi, stava nella carrozzina. A guerra appena finita, erano in strada quando all’improvviso si sganciò un carrarmato che stava passando e le schiacciò. A mia madre fu detto che per compensare il dolore doveva fare altri due figli, così nascemmo io e mia sorella Lydia che ci aggiungemmo ai fratelli più grandi Flavio e Fulvia. Ma fummo proprio maltrattati. Rimasi da solo, non sapevo neanche dove stavano mia madre e i miei fratelli. Ogni tanto mi scrivevano delle cartoline, andavano in giro per sopravvivere. E io la notte piangevo… Ancora oggi non posso stare da solo, devo avere accanto a me la mia famiglia».
Fu vittima di bullismo quando seguiva le lezioni di danza al San Carlo. «All’epoca il bullo era il delinquente del domani, si voleva imporre, picchiava per diventare il capo del quartiere. Oggi i ragazzi fanno i bulli ma solo per divertirsi».
Lei veniva beffeggiato perché ballava.
«Mi chiamavano “ricchione” quando scendevo e camminavo per i Quartieri».
Succede ancora oggi?
«Purtroppo sì, molto meno però. A volte è colpa di messaggi sbagliati da parte di quei ballerini omosessuali che dicono che la danza è femminile. Non è vero, la danza è forza».
Poi però come nelle favole la sua vita ha avuto l’auspicata svolta positiva.
«È stato un miracolo, il miracolo della vita».
Lei è credente?
«Molto credente. Con mia moglie (Carmen Russo, ndr) e mia figlia Maria, 12 anni e mezzo, andiamo sempre a Lourdes».
È vero che la sua pensione è di 720 euro?
«Ora l’hanno aumentata a 900. Quando lo dissi in tv non parlavo per me ma per tutta la mia categoria».
Il sogno nel cassetto?
«Fare il giudice di Amici. Per poter dire anche la mia che è un po’ diversa da quello che dicono loro».
Non sogna di fare il giudice a “Ballando con le stelle”?
«No, perché lì non sono giudici ma opinionisti, la maggior parte non è competente. Ballando con le stelle non è un programma di danza, contiene balli per persone che non sono ballerine. Faccio un esempio: se le do il testo di una canzone in inglese e le dico: devi impararla, l’impari anche se non conosci l’inglese. Così è il ballo. Per diplomarsi in danza ci vogliono 10 anni, sarebbe troppo comodo poterlo fare in tre mesi!»
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8 novembre 2025 ( modifica il 8 novembre 2025 | 07:58)
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