Quando si parla di televisori e LG Electronics, il pensiero va subito alla gamma OLED del produttore coreano per cui è giustamente famoso. Eppure non è l’unica tecnologia che offre. Anche LG ha la sua gamma di televisori LCD con retroilluminazione mini LED, che da qualche anno vanno sotto la denominazione di QNED e che nel 2025 si è arricchita anche di modelli “top” chiamati QNED evo, in analogia ai migliori TV OLED. È da un po’ che non testiamo TV QNED di LG e l’arrivo del nuovo top di gamma QNED evo QNED93 è l’occasione giusta per fare il punto.
La Q di QNED faceva una volta riferimento all’utilizzo di quantum dot, ma nei nuovi modelli 2025 LG ha introdotto una tecnologia alternativa che ha battezzato Dynamic QNED Color Pro. LG non ha mai spiegato nel dettaglio di cosa si tratta, se di nuovi fosfori o che altro, ma lo scopo è sempre il solito, fare in modo che la luce della retroilluminazione contenga componenti spettrali rosso, verde e blu il più pure possibile al fine di offrire una copertura pressoché completa dello spazio colore P3.
La serie QNED93, oltre a questa nuova tecnologia, è dotata di retroilluminazione mini LED Precision Dimming Pro – formula che dovrebbe indicare la migliore disponibile di LG per numero di zone e luminosità – e di processore α8 Gen2, in grado di supportare tutte le novità di webOS 25 che abbiamo già visto sui modelli OLED di quest’anno (qui la recensione del nuovo OLED evo G5 e qui quella del C5). Disponibile in tagli fino a 85 pollici, abbiamo testato il modello da 55 pollici, prezzo suggerito al pubblico di 829 euro, in linea con altri modelli di TV mini LED.
Design senza fronzoli
Il design del QNED93 è forse meno curato rispetto a quello dei modelli OLED, ma risulta comunque molto sobrio e pulito. Di fatto l’unico elemento che caratterizza un po’ il televisore è il piedistallo centrale, perché il TV vero e proprio è poco più di uno schermo incastonato in una cornice a filo su tre lati e con un bordino più spesso sul lato inferiore, con finitura metallica spazzolata e con l’unica concessione del logo LG QNED nell’angolo in basso a destra. Il profilo è piuttosto slim per essere un TV mini LED, con uno spessore massimo di poco più di 5 centimetri.

Il TV è molto leggero e la plastica regna sovrana, soprattutto sul pannello posteriore, ma anche sulla copertura piedistallo. Quest’ultimo si distingue per le due staffette che si alzano dalla base e che sostengono lo schermo. Vanno avvitate sul bordo inferiore del televisore, il che implica che durante il montaggio il TV va per forza sdraiato, operazione da svolgere con delicatezza per evitare di danneggiare lo schermo.



Sul retro troviamo l’usuale dotazione di ingressi che comprende i canonici quattro ingressi HDMI 2.1 tutti compatibili con segnali 4K fino a 144 Hz e con supporto per ALLM, VRR, AMD FreeSync Premium e Quick Media Switching, funzione quest’ultima che ancora solo LG sembra voler offrire. LG supporta anche la funzione Quick Frame Transport che riduce ulteriormente la latenza nella trasmissione del segnale con le sorgenti compatibili. Uno dei quattro ingressi supporta la funzione eARC per il collegamento di una soundbar o un amplificatore esterno.

A ciò si aggiungo due porte USB (solo 2.0), l’uscita audio digitale ottica, la porta di rete ethernet e i terminali di antenna terrestre e sat con slot per moduli common interface. Chiudono il quadro la connettività Wi-Fi 6 e Bluetooth 5.3.
In Italia troviamo in dotazione ancora il telecomando a puntatore con il layout con tastierino numerico e il nuovo tasto AI al posto del microfono.Con WebOS 25 funzioni ultra complete
La serie QNED93 offre tutte le novità introdotte con webOS 25. Ritroviamo quindi anche su questo modello la nuova “tripletta” di assistenti per la raccomandazione dei contenuti, la guida alle funzioni del TV e alla risoluzione dei problemi.



A ciò si aggiunge l’integrazione con CoPilot di Microsoft come chatbot per le richieste generiche che esulano dagli argomenti coperti dagli assistenti integrati, disponibile in realtà come una sessione sul browser web integrato di webOS.


WebOS 25 punta su una maggiore personalizzazione dell’esperienza d’uso in base all’utente che in quel momento interagisce con il TV grazie alla possibilità di configurare più profili e alla funzione di identificazione tramite il riconoscimento vocale e passaggio automatico dalle preferenze di un utente all’altro.

Oltre a ciò ritroviamo anche sul QNED93 la funzione di creazione di un profilo personalizzato dell’audio, con una procedura simile a quella già esistente per creare un preset video, l’introduzione del Filmmaker Mode anche per il Dolby Vision, il supporto per la funzione Chromecast di Google oltre che AirPlay 2 di Apple e l’integrazione con la piattaforma IoT di LG ThinQ. Tra le tante app disponibili sulla piattaforma, non manca l’hub dedicato al gaming, LG Gaming Portal, con il supporto per i principali servizi di cloud gaming, tra cui Xbox Game Pass, NVIDIA GeForce Now e Amazon Luna. Rispetto a quanto visto sulle serie OLED evo C5 e G5, però, il processore α8 Gen2 ci è parso più lento e soprattutto l’apertura del menù delle regolazioni a tratti – ad esempio se si sta utilizzando un’app di streaming – richiede qualche secondo di troppo per l’apertura, mentre la navigazione risulta appesantita.
Discreta calibrazione di fabbrica, per un TV difficile da regolare anche con AutoCal
Per valutare la calibrazione di fabbrica siamo partiti dal preset Filmmaker Mode, che sulla gamma OLED di LG è ormai una garanzia. Nel caso del QNED93, non si raggiungono gli stessi eccellenti livelli di accuratezza, ma comunque si evidenzia una discreta calibrazione di fabbrica, con valori di deltaE medio comunque sufficientemente bassi.
Filmmaker Mode
Filmmaker Mode post calibrazione
Calibrare manualmente il TV QNED93 non è semplice perché il sistema di local dimming interagisce con i pattern a seconda del livello medio di luminosità distorcendo apparentemente la linearità della scala di grigi. Lo stesso AutoCal per i TV LG di Calman di Portrait Displays non funziona correttamente, portando a risultati peggiori della calibrazione di fabbrica anche seguendo passo a passo tutte le linee guida per il particolare modello, sia in SDR che in HDR. Alla fine ci siamo affidati solo al controllo su due punti del bilanciamento del bianco per compensare la varianza del pannello, ottenendo comunque valori di deltaE medio molto bassi e quel che più importa un’immagine corretta in termini di resa soprattutto sulle basse luci.
Filmmaker Mode
Filmmaker Mode
In HDR la calibrazione di fabbrica è meno accurata. Il tracking della curva PQ del formato HDR10 e Dolby Vision è piuttosto buono, ma il test sui toni campione del ColorMatch HDR di Calman, nonostante la luminanza di picco di circa 1500 cd/m2 del pannello, non viene superato in modo particolarmente brillante. Migliore la resa sui toni del ColorCherker, colori all’interno del perimetro dello spazio rec.709 e quindi più comuni, ma in modalità HDR. Il TV 55QNED93 raggiunge la luminanza di picco appunto di circa 1500 cd/m2 su una finestra del 25%. Su una finestra del 10% il picco è di circa 1400 cd/m2. A tutto schermo, la luminanza di picco è di circa 750 cd/m2. Per quanto riguarda invece il color gamut, sul diagramma CIE 1931 xy, il QNED arriva a coprire il 92% dello spazio colore P3.
Un mini LED luminoso, ma il local dimming non convince appieno
Il TV 55QNED93 è dotato secondo le nostre stime di 294 zone indipendenti di local dimming, un numero non elevatissimo in realtà rispetto ad altri mini LED di quest’anno. Come al solito abbiamo iniziato la nostra prova mettendo a dura prova proprio le prestazioni del local dimming con la nostra usuale serie di sequenze di test. Il QNED evo di LG se la cava in generale discretamente, mantenendo per lo più sotto controllo l’insorgenza di aloni e blooming: come altri prodotti di questo tipo, LG ha implementato un algoritmo di soppressione degli aloni che, in presenza di dettagli molto luminosi su sfondo uniforme, scurisce l’immagine in prossimità del contorno. L’effetto è particolarmente evidente visualizzando dei menù grafici su uno sfondo. In scene come i filmati di fuochi di artificio il sistema funziona, evitando la comparsa di aloni anche su dettagli luminosi puntiformi su fondo nero.
Arrivando però al nostro test con la celeberrima scena della sepoltura di Kill Bill vol.2, il TV fallisce clamorosamente la prova: durante l’inquadratura all’interno della bara la retroilluminazione impazzisce, non tanto a livello di singole zone, ma di un global dimming che continua a fluttuare facendo come lampeggiare l’immagine. Questa scena è particolarmente difficile, ma è da tempo che non vedevamo un TV LCD con local dimming presentare questo tipo di risposta. Sempre questa specie di global dimming diventa visibile nei cambi di inquadrature nelle scene più scure, con un leggero ritardo nell’adattarsi al cambio di luminosità media della scena. In generale le scene più scure presentano un’immagine un po’ piatta. L’impressione è che LG si sia concentrata molto sul limitare la comparsa degli aloni, a scapito però del contrasto, con i dettagli più brillanti su sondo scuro che rimangono meno luminosi di quello che dovrebbero essere.
Ciò è ancora più evidente nella visione di contenuti in HDR, dove gli aloni rimangono sotto controllo, ma i comportamenti che abbiamo evidenziato si fanno ancora più pronunciati. Riproducendo una battaglia spaziale della serie The Expanse, ad esempio, si evidenzia da una parte la scomparsa delle stelle più luminose sullo sfondo, dall’altra ancora una volta improvvisi sbalzi della luminosità globale che distraggono non poco durante la visione, mentre gli effetti dei missili e delle esplosioni appaiono poco brillanti, riducendo l’impatto del formato HDR. In compenso, nella difficile scena della discesa agli inferi di Orfeo nella seconda stagione della serie The Sandman, il TV LG si comporta discretamente, anche sei i volti dei protagonisti appaiono un po’ “lattiginosi” e poco scolpiti. E se da una parte non si assiste ad uno sbiadire delle bande nere, dall’altra l’algoritmo di soppressione degli aloni porta a scurire l’immagine in prossimità dello stacco sfumando in alcune situazioni verso il nero la parte attiva, come con lo sfondo stellato in molte scene di Gravity. Come altri modelli di mini LED con pannello LCD di tipo VA, anche in questo caso allontanandoci da una posizione di visione centrale, il contrasto cala rapidamente, rivelando anche gli aloni della retroilluminazione.
Dove il QNED 93 dà il meglio di sé è nelle immagini più luminose, dove il quadro acquista maggiore profondità e contrasto e il TV riesce finalmente a far apprezzare anche una buona gamma cromatica. Con i contenuti HDR il TV riesce a far valere la spinta della retroilluminazione, specie nelle scene ad alta luminosità media, restituendo un significativo impatto con film come Mad Max Fury Road o con la serie Altered Carbon di Netflix, contenuti che fanno ampio uso della gamma dinamica offerta dai formati HDR Nelle scure ma non troppo, il carattere è quello di un tipo schermo LCD, senza quel micro contrasto che permette all’OLED di esprimere un’immagine più ricca e profonda. Incide sul livello di dettaglio anche un tempo di risposta del pannello sufficiente a introdurre del motion blur che tende a impastare le immagini sui movimenti di camera o nelle scene più concitate, intaccando il particolare fine di volti o superfici.
Purtroppo il tempo di risposta del pannello LCD ha un impatto negativo anche in ambito gaming. Nonostante le tante opzioni disponibili nella modalità gioco, tra cui la modalità HDR per le linee guida HGiG, anche a 120 Hz si assiste a trascinamenti ed effetti di ghosting anche pronunciati durante le sessioni di gaming, il che ci porta a sconsigliare questo modello a chi cerca un TV anche per i videogiochi.
Senza infamia e senza lode invece la sezione audio. La risposta in frequenza non è molto profonda ed è leggermente sbilanciata sui toni medi. La modalità AI Sound Pro virtualizza l’emissione dei due canali fisici stereo a 9.1.2 canali secondo la descrizione di LG, ma l’effetto è soprattutto quello di un allargamento del fronte sonoro, che riesce in effetti a valicare i confini fisici dello schermo, più che un vero effetto di coinvolgimento.