di
Federico Fubini

Dal primo dicembre 2024 al 25 ottobre scorso i militari di Mosca hanno conquistato solo lo 0,73% dei territori che appartengono a Kiev

Una guerra di attrito non è mai lineare, né facile da riassumere in andamenti regolari. Anche i dati tuttavia aiutano a misurare le dimensioni dei veri o presunti successi dell’esercito russo e la sostenibilità di quella che il Cremlino continua a definire un’«operazione militare speciale». Nei dieci mesi dal primo dicembre 2024 al 25 ottobre scorso, per esempio, i militari di Mosca in Ucraina dovrebbero aver assunto il controllo di circa 2.700 chilometri quadrati, secondo l’Institute for the Study of War di Washington. Si tratta di un’avanzata sullo 0,73% della superficie ucraina. È un’espansione delle aree occupate minore rispetto a quella registrata nei 12 mesi fino alla fine di novembre 2024. Per arrivare da Avdiivka a Pokrovsk, divise da meno di 50 chilometri, i russi hanno impiegato 20 mesi e decine di migliaia di morti. È possibile naturalmente che ora continuino ad avanzare e registrino anche nell’anno fino alla fine di questo mese conquiste di portata simile a quelle dell’anno precedente. Ciò implicherebbe un’accelerazione che per ora non si nota. Ma è soprattutto importante misurare il costo umano ed economico di questa invasione per l’aggressore stesso. Esso sembra crescente.

Secondo Meduza, il media russo indipendente e in esilio che calcola le perdite di Mosca con Mediazona e la Bbc, questo è stato «l’anno più letale» per i soldati russi: i morti in guerra solo dal loro lato sarebbero 65 mila nei nove mesi da dicembre ad agosto scorsi, dunque circa 80.000 da dicembre agli ultimi giorni. E di solito i feriti sono fra due e tre volte più numerosi.



















































Il Cremlino starebbe accettando 400 mila perdite circa per ogni 1% di territorio ucraino che riesce a conquistare. E spesso le città che prende sono così devastate dalla stessa avanzata russa che avrebbero bisogno di centinaia di miliardi di dollari per la ricostruzione. Donetsk, capoluogo della provincia occupata, da mesi è priva di acqua corrente (viene fatta arrivare con autocisterne dalla Russia, ma in quantità largamente insufficienti). Intanto l’economia russa è ferma, mentre il Cremlino preannuncia la «presa» di ciò che resta di Pokrovsk.

8 novembre 2025