Le parole di Ice Man: “La gente mi ricorda vestito Fila: marchio elegantissimo. Panatta e Bertolucci mi hanno insegnato il gusto italiano”


Alessandra Bocci

Giornalista

8 novembre – 12:54 – MILANO

Si è ritirato presto per colpa di Panatta: una battuta, forse, ma Biorn Borg ha ammesso spesso quanto fosse complicato giocare contro l’italiano, che gli ha inflitto sconfitte dure da digerire (due a Parigi). Ma erano amici comunque, e Borg conserva un rapporto forte con l’Italia, frutto anche della collaborazione con Fila, un brand che ha cambiato stile nel corso degli anni e che adesso sponsorizza suo figlio Leo. Un legame che non si spezza, quello con l’azienda nata a Biella che da tempo è tornata alla ribalta. Niente di sorprendente, con la tradizione alle spalle e un testimonial come Borg. Con le sue magliette, i calzoncini allora un po’ più aderenti e la fascetta finita in un film di culto, “I Tenenbaum”, lo svedese è stato non soltanto un atleta da record, ma anche il simbolo di un tennis che cambiava.

Essere un’icona: le è pesato o le è piaciuto? 

“All’epoca non ci pensavo molto, volevo solo vincere. Ma col senno di poi è bello sapere di aver fatto parte di qualcosa di più grande: non solo sport, ma anche stile e atteggiamento. Non ho mai cercato di essere un’icona, è successo naturalmente”. 

Si dice che la sua amicizia con Panatta e Bertolucci l’abbia aiutata ad avere uno stile nel vestire fuori dal campo: è vero? 

“Sì, forse. Gli italiani hanno sempre avuto grande gusto. Adriano e Paolo erano buoni amici e grandi rivali. Stare con loro e con Fila mi ha aperto gli occhi sul mix di sport ed eleganza. Tutto è iniziato, credo, nel febbraio 1973, quando giocai un torneo a Philadelphia. Al club di allenamento vidi tre giocatori (Țiriac, Panatta e Bertolucci) con una nuova collezione. Era bellissima, elegante e alla moda. Tutti dissero “wow, è qualcosa di nuovo”. E pensai: “Voglio indossarla anch’io”. Fu una svolta nella moda del tennis, e Fila fu la prima di tutti i marchi”.

Ha ancora amici nel tennis? 

“Molti. Il tennis è un mondo piccolo: abbiamo passato la giovinezza viaggiando insieme. Sono in contatto con i giocatori della mia epoca e tramite mio figlio conosco anche la nuova generazione”.

Che rapporto ha con la moda? 

“Apprezzo il buon design. Mi piacciono le linee pulite, i capi semplici e classici. Quando firmai con Fila nel 1975 ero felice: mi stava tutto alla perfezione. È così che la gente mi ricorda, vestito Fila in campo. È sempre stato il mio brand preferito, ancora oggi lo è. Amo la polo a righe e le tute. Non sono mai intervenuto nei design, mi fidavo al cento per cento: ogni anno creavano nuovi modelli bellissimi e perfetti per me. Ero così superstizioso che sceglievo certi modelli solo per Parigi o Wimbledon. Non seguo le mode, ma so che cosa mi piace. Fila ha sempre trovato il giusto equilibrio tra sport e stile». 

Come descriverebbe il tennis dei suoi anni e quello di adesso? 

“Allora era diverso: campi più lenti, racchette di legno, più scambi e tattica. Oggi è più veloce, più fisico, gli atleti sono incredibili. Ma lo spirito è lo stesso: uno contro uno, la battaglia mentale non cambia mai”. 

Il suo rapporto con Fila è stato lungo, adesso il brand sponsorizza suo figlio. Si potrebbe definire una storia di famiglia… 

“Fila fa parte della mia vita da quasi cinquant’anni. A mio figlio piace il brand non perché lo portavo io, ma perché lo sente suo. Vedere Leo con lo stesso logo è come chiudere un cerchio. È più di una sponsorizzazione: è famiglia”.

Che cosa le piace del tennis contemporaneo?

“Mi piacciono la professionalità, la preparazione fisica, la dimensione globale. A volte mi manca un po’ di varietà: stili diversi, più contrasto tra i giocatori. Ma il livello è altissimo”. 

Ha mai rimpianto di essersi ritirato tanto giovane? 

“No. Ho preso la mia decisione e sono stato in pace con l’averla presa. Ho raggiunto ciò che volevo. Dopo il tennis ho avuto altre opportunità: famiglia, affari, e ora guardo mio figlio giocare. Nessun rimpianto. Il tennis mi ha dato tantissimo: cultura, la possibilità di viaggiare per il mondo e conoscere persone”. 

C’è un campione nel quale si è rispecchiato in questi decenni? 

“Ogni grande campione ha qualcosa di unico. Non cerco me stesso in loro, ma so apprezzare quello che portano”. 

Che cosa pensa della rivalità Sinner-Alcaraz? 

Festeggia il ritorno al primo posto della classifica ATP di Jannik con l’abbonamento G+ a soli 0,99€/mese!

“È fantastica per il tennis. Penso che Sinner abbia una calma e una concentrazione che mi ricordano un po’ il mio atteggiamento. Alcaraz porta energia e creatività. Insieme rappresentano il futuro”.