di
Edoardo Semmola

Al Festival dei Popoli il documentario «Uscivamo molto la notte» di StefanoPistolini e Bruno Casini per rivivere una stagione piena di energie creative

«Nel quattordicesimo e quindicesimo secolo, Firenze era quello che oggi è New York». Il paragone è forte, ma ci sta. Anche perché a farlo è un maestro del teatro e un intellettuale del calibro di Sandro Lombardi. Parole, le sue, che aprono la sequenza di interviste del documentario Uscivamo molto la notte (stasera al Festival dei Popoli, cinema La Compagnia, Firenze, ore 21). La regia è di Stefano Pistolini su idea, archivio, impulso, soggetto, parole e memorie — insomma la sua vita — di Bruno Casini, uno dei pochi figli della mitica new wave fiorentina degli anni Ottanta a essere rimasto a Firenze e non in giro per il mondo come molti altri protagonisti di allora.

Firenze è stata capitale del mondo una volta, per circa un secolo e mezzo, tra il Tre e il Quattrocento, ricorda Lombardi. E poi lo è stata di nuovo all’inizio degli anni Ottanta: non più capitale in senso politico ed economico ma dell’innovazione culturale, della musica (Litfiba, Neon, Diaframma, Punkow…), del teatro d’avanguardia (Krypton, Magazzini criminali, poi Lombardi-Tiezzi), del clubbing, della moda, della grafica. Insomma della cultura come movimento giovanile di rottura e rivoluzione in tante diverse direzioni, fuse insieme. Ed è questo che il film racconta, una specie di «quando Firenze era il paese dei balocchi» tra (bellissimi) materiali d’archivio, testimonianze, canzoni, luoghi come il Banana Moon di Bruno Casini o la Rokkoteca Brighton di Nicola Vannini, primo cantante dei Diaframma.



















































Ciò che rende originale il racconto di quel periodo di grandi trasformazioni culturali è che ognuno dei protagonisti lo ricorda e lo racconta in modo molto diverso, alimentando così la leggenda della «mitica Firenze anni Ottanta» e lasciando così all’interpretazione dello spettatore dove finisca la realtà e inizi appunto la leggenda. «Quella scena musicale esiste ancora oggi» pensa Bruno Casini che ricorda l’imminente tour dei 40 di 17 re dei Litfiba e altri esempi in giro per l’Europa e gli Stati Uniti di alcune formazioni.

«Noi che vivevamo a Roma, se volevamo assistere al cambiamento delle arti, dovevamo andare per forza a Firenze, perché le cose accadevano solo là» aggiunge Stefano Pistolini che ha lavorato sull’archivio di Casini per vestire di immagini il racconto cinematografico. Mentre il racconto sonoro è tutto nelle sapienti mani di Antonio Aiazzi e Gianni Maroccolo, i due ex Litfiba infatti hanno composto delle musiche originali appositamente per il film.

Un film ricco di aneddoti, molti conosciuti, altri da scoprire: dalla cantina dei Litfiba definita «malsana» dal padre radiologo di Piero Pelù, alle follie eccentriche di Asso dj con i suoi pantaloni natiche all’aria e il bicchiere di birra volante che sicuramente provocheranno ilarità negli spettatori. Peccato nessun accenno all’Eneide dei Krypton con gli allora sconosciuti Litfiba, uno dei momenti cruciali e seminali del racconto di quegli anni.


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8 novembre 2025