Vicenza

Il paziente, vicino alla cecità, era stato sottoposto a 38 interventi in altri ospedali ma sempre con risultati mediocri




Il dottor Viola (terzo a sinistra in alto) insieme allo staff. L’intervento eseguito all'ospedale di Vicenza è stato il primo in Veneto


Il dottor Viola (terzo a sinistra in alto) insieme allo staff. L’intervento eseguito all’ospedale di Vicenza è stato il primo in Veneto




Il dottor Viola (terzo a sinistra in alto) insieme allo staff. L’intervento eseguito all'ospedale di Vicenza è stato il primo in Veneto


Il dottor Viola (terzo a sinistra in alto) insieme allo staff. L’intervento eseguito all’ospedale di Vicenza è stato il primo in Veneto

Al San Bortolo il primo trapianto di cornea artificiale del Veneto. Lo ha eseguito con successo il dottor Pietro Viola, responsabile dell’ambulatorio per le patologie corneali del reparto di oculistica diretto dal primario Roberto Cian, su un paziente di 65 anni di Genova. Era sull’orlo della cecità e ora è tornato a vedere.

Primo trapianto di cornea artificiale in Veneto al San Bortolo

L’uomo, nato con glaucoma congenito, era reduce da 38 operazioni oculistiche, soprattutto in Inghilterra e Francia, sull’unico occhio rimasto, ma con risultati mediocri. Ci vedeva pochissimo, come immerso in una cortina lattiginosa. In un occhio così usurato in cui i tessuti sono troppo fragili le cellule non attecchiscono più. 

Un paziente al limite della cecità

L’ultima speranza era la cornea artificiale. Sul mercato medico è apparso, dopo la fase di sperimentazione, questo device innovativo che si chiama “EndoArt”, e che uno specialista come Viola, ancora giovane, 45 anni, ma già una vasta esperienza, una casistica di 100 interventi l’anno, ha subito adottato.

Al posto del tessuto da donatore umano una membrana sintetica sterile, biocompatibile, impermeabile, pressoché simile a una lente a contatto che supera l’insufficienza cellulare, riduce edema e dolore, ripristina la visione. Si appoggia in un quarto d’ora sul retro della cornea opaca, è sicura, non invasiva, favorisce tempi di recupero più rapidi, non ha bisogno di farmaci a lungo termine, evita il pericolo di rigetto anche negli occhi ad alto rischio in cui i precedenti trapianti siano falliti, e non si consuma. Una metodica chirurgica che segna una svolta epocale in campo oftalmogico con cui l’oculistica dell’ospedale di Vicenza guidata da Cian entra nello sparuto gruppo dei reparti di eccellenza.

Il dispositivo innovativo: EndoArt

Finora, infatti, in tutto il mondo sono stati effettuati solo 700 interventi del genere, e in Italia appena una ventina, fra Bologna, Roma, Cagliari, altri centri-top nazionali. E fra i 700 casi operati, il paziente trapiantato a Vicenza, secondo l’azienda israeliana che ha sviluppato l’impianto, è stato, per l’incredibile numero di interventi pregressi, il più complicato.

«L’intervento, di per sé, non è molto impegnativo – spiega Viola -. La tecnica chirurgica è pressoché sovrapponibile a quella che si usa per il trapianto lamellare da donatore. Si fa una piccola incisione come per una normale cataratta, e si spinge il dispositivo per farlo aderire perfettamente con la sola differenza che si inserisce non davanti ma sulla parte posteriore della superficie corneale».

Il ruolo del dottor Pietro Viola

Per il dottor Viola, carriera finora percorsa tutta al San Bortolo dove ha iniziato a lavorare nel 2012, esattamente un anno dopo l’arrivo del primario Cian che ne ha scoperto le doti, un nuovo traguardo. È stato lui, pioniere in Italia, a introdurre a Vicenza dalla Francia dall’ospedale Charles Nicolle di Rouen, ma poi modificandola e perfezionandola, la tecnica Dmek. In pratica si sostituiscono solo le cellule malate, per cui si utilizza una porzione ridottissima del tessuto da trapiantare. Il primo di questi interventi nel 2014, e oggi un bilancio di assoluto rilievo. «Al San Bortolo – dice – ho avuto la fortuna di trovare nel dottor Cian un primario che mi ha lasciato tutto lo spazio per progredire sul piano professionale». E per volare verso mete sempre più alte. 

Il futuro dell’oculistica al San Bortolo

Con quest’ultimo intervento Vicenza si conferma scuola oculistica al passo con i tempi e aggiunge al suo palmares, fra i primi ospedali su scala nazionale, una tecnica che consente a pazienti fra i più difficili di tornare a vedere senza dover attendere la donazione di una cornea umana.

«Il merito – dice il primario Roberto Cian – è di tutto lo staff. Ora l’obiettivo è di avere linee diagnostiche dedicate per la retina, la cornea, la cataratta, il glaucoma, ma anche di aprirci a nuove frontiere come la maculopatia secca, l’occhio secco, utilizzando strumenti di ultima generazione».

Il nuovo maxi-reparto

E questo in vista di entrare, entro metà del 2026, al secondo piano del San Bortolo 2, in un maxi-reparto avveniristico che avrà 11 ambulatori dotati di poltrone-letti tecnici post trattamento chirurgico e 3 sale operatorie per un’attività che oggi registra 4 mila 300 cataratte, 100 trapianti di cornea, 4 mila iniezioni intravitreali, 10 mila prime visite, 60 mila prestazioni, e una domanda ambulatoriale giornaliera di centinaia di pazienti.