Enzo Paolo Turchi è stato un ballerino e un coreografo, prima di conoscere all’inizio degli anni Ottanta a Drive In quella che sarebbe diventata sua moglie, Carmen Russo. Poi, in una televisione che vive di perenne nostalgia, si è ricostruito una carriera, un reality dopo l’altro. L’Isola dei famosi nel 2012, Il Grande Fratello lo scorso anno. E nel frattempo, una relazione che è resistita – nonostante gli alti e bassi fisiologici – molto più della norma delle coppie del mondo dello spettacolo.
Ora, Enzo Paolo Turchi raccoglie i frutti di una carriera, premiato a Roma con l’Italian Awards Tv, «per il suo cristallino talento, l’inossidabile passione e la sua altissima serietà professionale», e poi a Cava de’ Tirreni, con il Premio Arte in Danza. Ed è in occasione di quest’ultima premiazione che l’ex ballerino biondissimo si racconta al Corriere della Sera, in un’intervista in cui ripercorre la sua infanzia non facilissima nei Quartieri Spagnoli di Napoli.
«Sono storie un po’ bruttarelle», ha detto, riferendosi agli episodi della sua giovinezza. «mia madre era fuori di testa, mio padre l’ho visto solo tre volte, l’ultima quando è morto. Ad 8 anni per mangiare facevo le pulizie in una bisca. Mi davano 20 lire per comprarmi un panino». I problemi di sua madre arrivarono con ogni probabilità dopo la tragica morte delle prime due figlie, Flora e Fausta, schiacciate da un carroarmato per la strada, dopo la fine del secondo conflitto mondiale. «A mia madre fu detto che per compensare il dolore doveva fare altri due figli, così nascemmo io e mia sorella Lydia che ci aggiungemmo ai fratelli più grandi Flavio e Fulvia. Ma fummo proprio maltrattati. Rimasi da solo, non sapevo neanche dove stavano mia madre e i miei fratelli. Ogni tanto mi scrivevano delle cartoline, andavano in giro per sopravvivere. E io la notte piangevo… Ancora oggi non posso stare da solo, devo avere accanto a me la mia famiglia».
Da lì, probabilmente, anche l’attaccamento così forte nei confronti della sua compagna di vita. Enzo Paolo Turchi racconta anche la difficoltà di costruirsi una carriera come ballerino nella Napoli di cinquant’anni fa. Il bullismo, le voci cattive che serpeggiavano su questa passione apparentemente così poco mascolina. «Mi chiamavano “ricchione” quando scendevo e camminavo per i Quartieri».

Enzo Paolo Turchi e Carmen Russo ai funerali di Raffaella Carrà a Roma il 9 luglio, 2021 (Photo by Antonio Masiello/Getty Images)
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