A Teheran sta finendo l’acqua: se non ci saranno precipitazioni i rubinetti saranno a secco entro due settimane. «Teheran potrebbe dover essere evacuata se non piove prima della fine dell’anno»: l’allarme è stato lanciato dal presidente iraniano Masoud Pezeshkian. Per comprendere la gravità di queste parole basti pensare che la capitale dell’Iran ha 10 milioni di abitanti, ben oltre il triplo di Roma. Il ministro dell’Energia iraniano, Abbas Aliabadi, ha spiegato che sarà già applicato un primo provvedimento: l’erogazione dell’acqua sarà sospesa nelle ore notturne a Teheran. Ha aggiunto che la siccità che sta affrontando l’Iran è la peggiore degli ultimi 10 anni. 

L’agenzia di stampa Mizan racconta che il razionamento notturno dell’acqua in realtà è già iniziato circa una settimana fa senza preavviso in molte aree: da mezzanotte alle 5 del mattino. Racconta il canale qatarino Al Jazeera: «Secondo i media statali, la principale fonte di acqua potabile per i residenti della capitale iraniana Teheran rischia di prosciugarsi entro due settimane a causa della storica siccità che sta affliggendo il Paese.  La diga di Amir Kabir, una delle cinque che forniscono acqua potabile a Teheran, «contiene solo 14 milioni di metri cubi d’acqua, ovvero l’otto percento della sua capacità», ha affermato domenica il direttore della compagnia idrica della capitale, Behzad Parsa, citato dall’agenzia di stampa IRNA». Questo significa che entro due settimane non ci sarà più acqua sufficiente per rifornire la capitale. 

La causa di questa crisi non è però solo la mancanza di precipitazioni: c’è anche una cattiva gestione del sistema idrico, «lo sfruttamento eccessivo delle risorse sotterranee, nonché al crescente impatto del cambiamento climatico». Racconta ancora il servizio di Al Jazeera: «L’Iraq, confinante con l’Iran, sta vivendo l’anno più secco mai registrato dal 1993, poiché i fiumi Tigri ed Eufrate, che sfociano nel Golfo Persico dall’Asia occidentale, hanno visto i loro livelli scendere fino al 27 percento a causa delle scarse precipitazioni e delle restrizioni idriche a monte, provocando una grave crisi umanitaria nel sud del paese».

Il quotidiano iraniano Haft-e Sobh ha scritto: «I residenti affermano che le improvvise chiusure hanno sconvolto la vita quotidiana. “Quando l’acqua viene interrotta di notte, non sappiamo quando tornerà, quindi non possiamo pianificarne l’utilizzo. Persino i serbatoi si svuotano in fretta”, ha detto un abitante di Teheran». Per il regime iraniano il 2025 è stato un anno terribile: sono aumentate le proteste di piazza, represse anche in modo violento; l’economia, anche a causa delle sanzioni, sta affondando; nel giugno scorso ha subito i duri attacchi aerei da parte di Israele (Operation Rising Lion) in cui sono stati uccisi Hossein Salami, comandante in capo dei Pasdaran, Mohammad Bagheri (capo di stato maggiore) e Gholamali Rashid (comandante Khatam al-Anbia). 

Se davvero sarà necessario evacuare Teheran a causa anche di una cattiva gestione dell’emergenza, il consenso per il regime degli ayatollah potrebbe crollare. Pezeshkian secondo i media iranini ha spiegato: «I prezzi elevati e l’inflazione sono colpa sia del parlamento che del governo. Sono in corso iniziative, ma le limitate risorse finanziarie fanno sì che i progetti restino incompiuti»

Il quotidiano iraniano Haft-e Sobh, che ha uno stile incisivo pur nei limiti imposti dal regime, è molto critico: «Teheran è sull’orlo del razionamento dell’acqua. Teheran ha diverse dighe principali, ogni millimetro delle quali è direttamente collegato alla vita dei suoi cittadini; ma dobbiamo dire che, purtroppo, le condizioni di queste dighe non sono buone; la diga di Amir Kabir ha solo l’8% della sua capacità, la diga di Lar è asciutta al 99% e altre dighe principali come Latyan, Mamlu e Taleghan hanno tutte dovuto affrontare un forte calo delle riserve. Tutte queste statistiche mostrano che Teheran è sull’orlo del razionamento idrico e, nonostante il progetto di trasferimento idrico di Taleghan, l’ombra della carenza idrica aleggia ancora sulla capitale. Naturalmente, la stessa promessa di fornire acqua da Taleghan a una parte della popolazione di Teheran è più un segno di contraddizioni gestionali e di una debole politica in materia di risorse idriche che di una promessa». 

Non solo: con una certa spregiudicatezza il quotidiano racconta anche gli effetti collaterali della pesante crisi economica sulle relazioni sociali: «Sono finiti i tempi in cui si diceva che se c’è amore, tutto arriverà e si costruirà una vita insieme. Ora, a quanto pare, l’inflazione ha influenzato anche i sentimenti e l’amore, e la vendita dei sentimenti sta acquistando valore in linea con la situazione economica. Oggigiorno ci troviamo di fronte a relazioni in cui l’amore viene venduto per denaro, e per giunta con una differenza d’età pari a quella tra un genitore e un figlio. Avete indovinato, parliamo di sugar daddy e sugar mommy. Una relazione che molti esperti sociali ritengono equivalente alla “prostituzione”, di cui è cambiato solo il nome». 


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