Dopo l’inchiesta che ha travolto lui e la sua rete di fedelissimi, su cui pendono accuse pesantissime di corruzione e appalti truccati nella sanità per favorire un sistema in cui a mangiare e a spartirsi i posti negli ospedali sarebbero stati sempre gli stessi, Totò Cuffaro fa un passo indietro: “Questa mattina ho rassegnato, nelle mani del presidente del partito, Renato Grassi e del segretario organizzativo nazionale, Pippo Enea, le mie dimissioni da segretario nazionale della Democrazia Cristiana”.
Nonostante l’ex governatore della Regione Siciliana sia stato condannato per favoreggiamento aggravato alla mafia e violazione del segreto istruttorio, non ha mai smesso di fare politica. “Ringrazio tutti coloro che in questi anni hanno condiviso con me un percorso di impegno e di servizio al partito. Il presidente ha convocato per il 20 novembre il consiglio nazionale della Dc, che sarà chiamato a esaminare e ad accettare le mie dimissioni irrevocabili e a definire le successive decisioni organizzative”.
Secondo fonti della Dc a livello nazionale, la mossa ne precederebbe un’altra: si starebbe infatti pensando di azzerare tutte le cariche politiche del partito. Sembrerebbe che l’obiettivo principale sia quello di salvare e salvaguardare quanto più possibile il partito dal vero e proprio terremoto giudiziario che ha travolto il suo leader, cercando di ridurre al minimo i danni reputazionali e di mantenere una certa stabilità organizzativa in un momento di grande tensione e incertezza.
Ricandidarsi alla presidenza della Regione, era d’altronde il sogno segreto di Cuffaro. È stato un suo fedelissimo – Vito Raso, intercettato dagli investigatori – a rivelarlo a un suo amico. Appena uscito dal carcere di Rebibbia dieci anni fa, dopo aver scontato la sua pena, aveva detto che non avrebbe più fatto politica. Eppure così non è stato. Intanto il prossimo 14 novembre è stata fissata la data dell’interrogatorio dinanzi al gip per l’ex governatore e il deputato di Noi Moderati Saverio Romano.