di
Massimo Marino
Il noto produttore musicale conobbe il cantante alle Tremiti quando era un ragazzo e in un libro racconta il rapporto artistico nato e cresciuto nel tempo: «Mi chiese se mi piaceva la musica. Da quel momento ha continuato a cercarmi fino a quando non abbiamo iniziato a collaborare»
Lucio Dalla lo chiamava, con uno scherzoso grido con l’eco, «Marcececece». Per Marcello aveva un antico affetto, nato alle isole Tremiti quando Balestra era un ragazzino, rafforzatosi in 30 anni di frequentazioni. Il giovanotto era stato per 20 anni alla Pressing, la casa discografica di Dalla: poi si era distaccato, ma era ritornato a rilanciare l’eredità dell’artista dopo che Lucio era volato via da questa terra, il 1° marzo del 2012. Ora l’affetto, le storie, le scoperte di Marcello Balestra, diventato un noto produttore musicale, il racconto dei grandi tour con Lucio, dei suoi dischi di successo, delle canzoni, delle chiacchierate di notte guardando le stelle sono condensati in un magnifico libro, Lucio c’è (Electa Mondadori, pp. 300, euro 29,90), ricco di fotografie.
Balestra, come è nato il libro?
«In una manifestazione a Cattolica mi chiesero di salire sul palco per raccontare qualche episodio del mio rapporto con Lucio. Il pubblico rimase sospeso, attentissimo. Quello fu il germe… Iniziai a riguardare i disordinati materiali che avevo accumulato. Subito dopo il Covid mi misi a dare ordine a quei ricordi del cuore, trasformandomi in testimone di una vita straordinaria. Scrissi centinaia di pagine, che dopo ho riordinato e sfoltito. Consultai appunti, fogliettini che avevo annotato, magari non capendo bene all’epoca i discorsi che mi aveva fatto. Rievocai avvenimenti. Raccolsi sensazioni…».
Il vostro rapporto inizia alle isole Tremiti.
«Era il 1980. Avevo poco più di 14 anni. Lucio mi affrontò chiedendomi di portarlo alla marina col pulmino dell’albergo in cui lavoravo. Ero alto, dimostravo più anni… Iniziammo a chiacchierare… Mi chiese se mi piaceva la musica. Da quel momento ha continuato a cercarmi fino a quando non abbiamo iniziato a collaborare».
Cosa erano le Tremiti per lui?
«Erano un luogo di fuga dal presente, un isolamento per andare a fondo di sé stesso».
Nel libro accenna molte volte a Roberto Roversi, di cui Dalla aveva musicato vari testi negli anni ’70.
«L’ho frequentato anch’io, più tardi, quando avevamo gli uffici in via Rolandino. Lucio nei suoi confronti aveva un atteggiamento rispettoso, quasi sembrava volersi scusare per la rottura che c’era stata. Riconosceva di avere imparato a scrivere i testi per le sue canzoni dai versi illuminanti del poeta bolognese. Anche se Roversi, al contrario di Lucio, era senza speranza».
La domanda più difficile: chi era Dalla?
«Un angelo o un profeta. Non era di questo mondo. Era un’alternativa all’umano come lo conosciamo, con atteggiamenti molto umani».
Per lei cos’è stato?
«Un fratello maggiore, un secondo padre, che mi ha aperto una visione diversa della vita. Mi ha insegnato a fuggire dall’abitudine, ad ascoltare gli altri in modo totale, a conoscermi e a trovare in chi mi sta di fronte parti nascoste di me, come in un grande specchio, cercando ciò che di sé non si vuole vedere».
Ha lanciato molti giovani artisti.
«Erano la “spugna” che lo alimentava: dava loro molto, ma prendeva anche tanto, Gli davano la forza di ripartire, di scartare. Non prendeva impulsi dalla strada, da giornali e telegiornali: la sua linfa erano i giovani».
Quando Lucio è volato via, come uno dei suoi angeli, lei è stato coinvolto dagli eredi nella gestione del suo patrimonio artistico.
«Ho cercato di restituire parte del tanto che mi aveva dato. Ho partecipato alla costituzione della Fondazione, ho organizzato serate musicali per ricordarlo e lavorato sugli inediti. È stato come chiudere un cerchio».
Lucio era appassionato di neve e di stelle, e neve e stelle sono all’origine del suo impegno nei suoi confronti.
«È da non crederci. È stato un segno. Ero a Milano, nevicò per pochi minuti, una neve acquosa. Si trasformò sul tetto della mia auto in stelline. Le ho fotografate. E ho letto quell’episodio come un suo messaggio a occuparmi del suo lascito».
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29 luglio 2025 ( modifica il 29 luglio 2025 | 21:00)
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