Roma, 8 novembre 2025 – Se ci si dovesse basare su fonti ucraine e russe, si avrebbero due descrizioni della situazione radicalmente opposte. Ed è quello a cui stiamo assistendo ormai da quasi due settimane. Stando alla Cnn, la città di Pokrovsk sarebbe sul punto di cadere nelle mani di Mosca, seppure a un prezzo di vite altissimo. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ancora ieri, ha smentito questa notizia, sottolineando che le linee stanno tenendo bene e che la Russia non ha mai perso così tanti soldati come nel mese di ottobre.

Pokrovsk sta cadendo, ora lo dice anche la Cnn. Perché Zelensky non può perderla e il dilemma del fronte
Pokrovsk strategica per 4 motivi

Sarà anche vero, ma di sicuro il numero uno di Kiev deve pregare che Cnn non abbia ragione, perché la perdita, a questo punto non più eventuale, ma possibile, di Pokrovsk farebbe entrare la guerra in una nuova fase, sotto più aspetti. Il primo è quello logistico. Pokrovsk è una ‘località cerniera’ fra quella parte di regione di Donetsk ancora amministrata da Kiev (circa il 30% del totale, il resto è nelle mani di Mosca) e località come Sloviansk e Kramatorsk, che sono praticamente sulla linea del fronte e che vivono dei rifornimenti che arrivano proprio da Pokrovsk.

Un edificio residenziale distrutto in un raid nel Donetsk

Un edificio residenziale distrutto in un raid nel Donetsk

La guerra ‘casa per casa’

Il secondo aspetto è quello strategico e operativo. Se davvero dovesse cadere nelle mani del nemico, Mosca avrebbe un trampolino operativo per spingere le sue operazioni verso ovest e nord-ovest, facendo diminuire le capacità difensive dell’Ucraina nel Donetsk. È il motivo principale per cui, da settimane, secondo testimonianze di entrambe le parti, si combatte casa per casa. Perdere Pokrovsk per l’esercito ucraino significherebbe doversi ricollocare su linee di difesa meno sicure, con l’inverno ormai alle porte e reparti sfibrati da quella che ormai è una guerra di logoramento. Mosca, al contrario, avrebbe una base logistica importante, e se da una parte avrebbe più facilità a conquistare anche Sloviansk e Kramatorsk, dall’altra potrebbe penetrare in quel che resta del Donetsk ucraino.

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Soldati ucraini sulla linea del fronte a Pokrovsk

Dilemma sulla linea del fronte

A questo punto, le forze di Kiev si troverebbero davanti a un grosso dilemma, ossia se tenere coperta tutta la linea del fronte (ma più vulnerabile) o accorciarla per proteggere le località più strategiche, sapendo però che i russi penetrerebbero più facilmente da diverse parti.  Il terzo aspetto è quello industriale. A ovest di Pokrovsk si trova l’unica miniera ucraina di carbone da coke ancora in attività pre-guerra, fondamentale per la filiera siderurgica. Anche se l’estrazione è stata sospesa mesi fa, il controllo dell’area darebbe a Mosca una leva ulteriore sulla capacità dell’Ucraina di ripartire produttivamente in Donbas e, più in generale, rafforzerebbe il messaggio che il “bacino minerario” torna in mano russa.

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La posizione negoziale

C’è poi, non meno importante degli altri, l’aspetto simbolico e le ricadute su possibili negoziati futuri. La caduta di Pokrovsk non significa automaticamente che tutto il Donetsk finisca in mani russe, ma fiacca il morale dell’esercito e della popolazione all’inizio del quarto inverno di guerra, che con i danni fatti da Mosca alle infrastrutture energetiche, potrebbe essere il più lungo e duro di tutti. E Mosca potrebbe sedersi al tavolo delle trattative chiedendo, con ancora più assertività rispetto a prima, che le venga assegnato tutto il Donbass come condizione per finire la guerra.