di
Valerio Cappelli

Insieme sul set nel film La tenuta diretto dal loro figlio Carlo. Sono attesi al Torino Film Festival, dove la grande attrice riceverà il premio alla carriera

Divisa tra Shakespeare e i diritti civili, arte e barricate, sempre dalla parte degli oppressi e degli ultimi, Vanessa Redgrave al Festival di Torino riceverà dal direttore Giulio Base il premio alla carriera, e porterà, con suo marito Franco Nero e col loro figlio Carlo, che ne è il regista, The Estate, La Tenuta. Lui le fa da maggiordomo, lei è il capo di una aristocratica famiglia inglese.

È la storia del declino dei Wellsley. In difficoltà economica, devono salvare la propria dimora da debiti e strane apparizioni. «Quel mondo – racconta la grande attrice – non solo rappresenta la vita dei nobili inglesi, ma si fa anche metafora della nostra società attuale, è una questione di declino, l’Occidente non sa reagire ai gravi problemi sociali, economici, culturali che abbiamo davanti. Prima bisogna capire le radici dei problemi, se si vuole veramente combatterli e contrastarli».



















































Ricorda che «nostro figlio Carlo, 56 anni, «ci aveva già diretti nel film L’escluso, era il 1999, ma questa è la prima volta che ho delle scene con Franco. Carlo è una persona molto seria, ma ha anche un buon senso dell’umorismo, che mi piace e credo traspaia nel film». Affaticata nel fisico e dagli acciacchi, recita da seduta: «In passato mi capitò di recitare un film intero sul letto, ma lì, madre di un pittore, era il ruolo. La poca mobilità aiuta molto a capire la debolezza di una donna».

Vanessa Redgrave e Franco Nero, 88 e 83 anni, stanno insieme dal 1966. Si avvicinano ai sessant’anni in coppia, tra alti e bassi come per tutti, lunghi periodi senza vedersi. «Ma c’è un grande affetto che ci lega, il rispetto reciproco e una lealtà di fondo – dice lui – però da giovani facevamo delle litigate proverbiali, quando Vanessa faceva parte del Partito trotzkista inglese. Lei scappava da suo padre a Londra, io la raggiungevo, e suo padre bonario: Franco, prima beviamoci una tazza di tè».

Vanessa ricorda che il film Giulia che le valse l’Oscar, interpretato a 40 anni (l’amicizia tra due donne, l’altra è Jane Fonda, sullo sfondo del nazismo), «contribuì a rafforzare la mia consapevolezza politica, la difesa dei più deboli».

Adesso la sua priorità è il Medioriente incendiato. Nascerà mai una nazione palestinese? «La nazione palestinese già esiste», risponde lapidaria, gli occhi di ghiaccio. Proviamo a insistere: in passato fu difesa da Arthur Miller, di fede ebraica, per il film Playing for time,  sulla donna ebrea che suona il violino nei lager. Miller disse che se non ci fosse stata Vanessa non avrebbe dato i diritti del suo libro per il film. Gli americani la ritenevano troppo di sinistra e non volevano darle la parte. «Ricordo che mi dovetti rasare a zero…Quanto alle proteste, è anche vero molti anglosassoni hanno sostenuto i diritti umani dei palestinesi».

Vanessa viene da una dinastia di celebri attori inglesi; Franco da una famiglia contadina di Parma originaria della Puglia, in apparenza è un orso, ma è un uomo buono e tollerante, abituato a smussare le spigolosità di lei.

Vanessa: «Franco è un uomo d’altri tempi, ha fatto da padre alle mie figlie, se dice una cosa la fa, ha il senso dell’onore». Franco: «E’ la mia Giovanna d’Arco, aiuta tutte le persone in difficoltà che incontra. Io sono un patriarca, Vanessa è la matrona». Nel film è il suo maggiordomo: «Sono l’unico italiano, personaggio silenzioso e riservato, sono il confidente di Vanessa, la capofamiglia. Ma a Londra da lei lo faccio sempre, è tutta una commissione: comprami le sigarette, fai la spesa…».

Del figlio Carlo, Franco dice: «Vorrei che potesse esprimere il suo talento». Carlo vive a Londra, ha la doppia cittadinanza, inglese e italiana, è al suo terzo film, qui recitano anche sua moglie e i suoi figli: «Ho girato molti documentari su temi sociali, i dissidenti russi, la guerra in Cecenia. Diritti umani, ambientalismo». E’ il terreno di sua madre.

Vanessa, che cosa vorrebbe avere del carattere di Franco? «Mi piace il suo intero miscuglio». E Franco: «Vorrei avere la sua determinazione. A Tivoli da 60 anni aiuto il villaggio di bambini orfani e poveri, Vanessa ama quel posto, lì abbiamo battezzato nostro figlio». Carlo medita a lungo su ogni parola: «Il film è un dramma sociale, un thriller. Ci sono venature di eventi sovrannaturali che costringono i Wellsley a confrontarsi con le ingiustizie che loro e altri proprietari terrieri, passati e presenti, hanno perpetrato. Una soluzione non conforme ai modelli convenzionali, sia capitalisti che socialisti, elaborata da due studiosi come Henry George e Fred Harrison».

Nel 2006, Vanessa e Franco si sono sposati. Una cerimonia in famiglia, si sono scambiati le fedi nella campagna inglese. Vanessa, cosa ricorda di quel giorno? «Solo la gioia di quel momento, atteso da tempo». Franco: «Per me, è più importante l’unione tra due anime che il rito e le promesse eterne. È stato il nostro piccolo matrimonio non ufficiale. Abbiamo anche ballato». Quando lei perse sua figlia Natasha, nel 2009 in un banale incidente sulla neve del Canada, «ci siamo avvicinati ancora di più».

9 novembre 2025 ( modifica il 9 novembre 2025 | 09:39)