Simu Liu tornerà nel MCU con Avengers: Doomsday, la cui realizzazione è stato “un sogno che si avvera” per l’attore che ha riscoperto l’amore per i supereroi.

Shang-Chi tornerà in Avengers: Doomsday. In molti speravano di imbattersi prima nell’eroe interpretato da Simu Liu, poiché già da tempo è stata confermata la realizzazione di un diretto sequel dopo il successo di Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli del 2021. La produzione, però, tarda a decollare. Per fortuna Simu Liu è stato coinvolto nel cast corale del quinto capitolo corale sui Vendicatori e, in una recente intervista, ha spiegato perché questo film è da intendersi come una “lettera d’amore” all’intero genere dei supereroi.

Avengers: Doomsday, Simu Liu definisce questo film “un sogno che si avvera” e “una lettera d’amore” per i supereroi

Tra non molto Shang-Chi si unirà agli altri eroi Marvel per contrastare una nuova minaccia: Dottor Destino. Ragionando sul ritorno nel MCU, Simu Liu ha descritto Avengers: Doomsday come “un sogno che si avvera”, per poi aggiungere: “Ci sono così tanti attori e poter lavorare con queste persone come loro collega è davvero incredibile, perché sono cresciuto guardando così tanti di questi film”. A detta di Simu Liu, questo quinto capitolo è una celebrazione del genere dei supereroi: “Sembra, per molti versi, una lettera d’amore all’intero genere dei film sui supereroi. E penso che ci sia qualcosa di davvero divertente in questo”. A detta dell’attore, Avengers: Doomsday è “per tutti gli emarginati, gli strambi e gli sfavoriti che sono cresciuti leggendo fumetti e hanno pensato che in qualche modo ci fosse speranza per loro, che non importasse se non si adattavano. Penso che ci sia sempre un posto speciale nel mio cuore per tutto quel genere”.

Ai microfoni di Collider, poi, ha spiegato che questo film gli ha ricordato perché si è innamorato degli eroi: “Non voglio dire parole che saranno trasformate in frammenti sonori, ma credo che sia stata una sensazione incredibilmente emozionante sapere che saresti tornato e poi anche poter lavorare con così tante persone incredibili con le quali sono cresciuto guardando i loro film e che ho ammirato tantissimo. Vederli tutti indossare collant e spandex e giocare in questa splendida sandbox è stato come una lettera d’amore ai film di supereroi in generale”. Ha poi ricordato com’è stato il primo giorno sul set: “Devo stare attento a non rivelare troppo. Credo sia giusto dire che ci sono stati un paio di giorni in cui il campo base era pieno, e vedevi tipo 20, 30 persone sul set contemporaneamente. È stato davvero travolgente. Voglio dire, parliamo anche della sindrome dell’impostore, per me. È stato sicuramente molto da assimilare, ma poi la gente inizia a parlare e inizi a lavorare. Inevitabilmente, ci sono questi momenti di pausa tra una ripresa e l’altra, e sento che è in quei momenti che a volte nascono delle vere connessioni. A volte no, ma a volte è solo una conversazione o qualcosa che porta a qualcosa. Poi, prima che tu te ne accorga, è come se fossi amico, e questa, credo, è senza dubbio la parte più significativa del processo per me”.