Occhi numerosi e attenti quelli che hanno accolto Licia Colò al Festival CostellAzioni Letterarie 2025, tenutosi nella pineta di Tancau, a Lotzorai, nel weekend appena trascorso. La nota conduttrice televisiva, che con “Eden” (in onda su La7) ha vinto il Premio Flaiano per il miglior programma culturale, ha offerto al pubblico presente una conversazione ricca di spunti, spaziando dal profondo rispetto per la natura alle sfide poste dalle nuove tecnologie, fino ad arrivare alla Sardegna, terra che Licia Colò conosce molto bene. “Avrei voluto comprare una casa qui”, svela per la prima volta, “ma quando ho visto i voli ho cambiato idea”.

“La natura ha creato ogni cosa immaginabile”

Il talk ha preso avvio dal tema cardine dell’incontro: “La natura ha creato ogni cosa immaginabile”. Un manifesto per la tutela ambientale che rispecchia la filosofia di Licia Colò. Conosciuta per programmi di successo come “Alle falde del Kilimangiaro”, “Geo&Geo”, “King Kong – Un pianeta da salvare” – tra gli altri – e la sua attività di divulgazione scientifica, la conduttrice ha ribadito con passione il suo credo: “La natura non è qualcosa da visitare. È casa, e prendersene cura è il nostro primo gesto d’amore”. Affermazione che si lega indissolubilmente al tema scelto per la quarta edizione del festival: la naturalezza. Per Colò “la naturalezza è l’energia che ci fa vivere. È qualcosa di meraviglioso. Noi siamo ospiti a casa di madre natura, e non dobbiamo mai dimenticarlo”. Poi l’invito a riscoprire la bellezza e l’importanza del mondo che ci circonda: “Dobbiamo di nuovo imparare a guardarci intorno. Abbiamo perso un po’ l’abitudine di farlo”.

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Tecnologia: ponte verso il futuro o confine invisibile?

Il dialogo si è poi spostato sul complesso e spesso controverso rapporto tra l’uomo e la tecnologia. Licia Colò ha rievocato un’intervista indimenticabile con il Premio Nobel Rita Levi Montalcini, evidenziando la lungimiranza della scienziata rispetto all’uso degli strumenti digitali. “Avevo avuto l’onore di intervistare questa donna straordinaria, e parlavamo di quanto i computer servissero nelle ricerche scientifiche per fare grandi passi avanti”, ha raccontato Colò. “Lei mi rispose che purtroppo il computer, che sarebbe uno strumento eccezionale, non lo è abbastanza perché l’uomo non lo sa usare: ne diventa schiavo”. Per la conduttrice, “il computer è uno strumento meraviglioso, se non dimentichiamo che il mondo vero è là fuori: fatto di alberi, di vento, di sguardi. E non si può salvare con un clic”.

“In Italia se non ti adatti al digitale sei fuori”

Licia Colò non si è risparmiata riguardo all’eccessiva e talvolta indiscriminata digitalizzazione in Italia. “Nel nostro Paese si sta digitalizzando praticamente tutto senza tener conto che però ci sono tante persone, penso magari agli anziani o a chi non è pratico di questi nuovi strumenti, che restano indietro”, commenta. “Qui o ti adatti alla tecnologia oppure sei tenuto fuori. E questo non va bene”. Ci sono però dei casi di virtuosi del “fare comunità”, come scoperto dalla stessa durante i suoi viaggi nel nord Europa. “Sono stata in una biblioteca dove all’ingresso erano presenti tante persone che si mettevano a disposizione di chi doveva compilare dei documenti, o chi non aveva capito come utilizzare una app e così via. È questo il senso di fare comunità”.

La Sardegna: bellezza potenziale e sfide infrastrutturali

Il tema delle comunità locali ha offerto a Licia Colò l’occasione per una riflessione sentita sulla sua esperienza personale legata alla Sardegna. Pur riconoscendo il grande fascino e il potenziale delle piccole realtà isolane, ha messo in luce la cronica carenza di servizi essenziali, in particolare i trasporti. “Due anni fa volevo comprarmi una casa in Sardegna, ad Alghero, che trovo molto caratteristica, mi piace molto. E ci stavo pensando seriamente ad acquistarla”, ha confessato. Ma il sogno si è scontrato con la realtà dei fatti. “Poi però ho dato un’occhiata ai voli e ho cambiato idea. Purtroppo i collegamenti sono pochi e per me non sarebbe stato possibile anche per il mio lavoro”. “Sono molto belle tutte le attività e i festival come questo che si organizzano in loco”, dice, “ma se poi non dai la possibilità di poterli seguire, diventa un problema”. Da qui quello che suona come un appello alla politica. “Sono le istituzioni che devono intervenire supportando questi progetti di comunità che tengono vive le persone e questi spazi meravigliosi”. 

Fonte: CagliariToday