di
Paolo Tomaselli
I nerazzurri trovano tre punti pesanti e arrivano al meglio al derby, in calendario dopo la sosta
Cambio di stagione. L’Inter sente che l’aria è diversa e non perde l’occasione di seguire la scia della Roma lassù in vetta, dove era stata solo alla prima giornata. Adesso è un’altra storia, perché la sconfitta del Napoli e i pareggi di Milan e Juve hanno cambiato il panorama. E il derby dopo la sosta, domenica 23 in casa nerazzurra, assume ancora più valore.
La vittoria sulla Lazio, che meno di sei mesi fa qui pareggiava 2-2 scucendo di fatto lo scudetto dal petto degli interisti, ha il valore simbolico della rivincita, ma anche quello più concreto dell’accelerata giusta al momento giusto e con gli uomini giusti, Lautaro e Bonny: il marchio di fabbrica del capitano e del nuovo che avanza. E che deve fare la differenza. Perché al di là del derby, il calendario dell’Inter non concede respiro. E se cambia la stagione è giusto indossare la corazza di chi vuole vincere lo scudetto.
Il successo sulla Lazio, che Sarri ha reso una squadra capace di assorbire gli urti senza perdere lucidità ed era imbattuta da sei gare, per Chivu è la conferma soprattutto di due aspetti, uno legata all’altro: la strada della pressione alta, per quanto dispendiosa, è quella giusta. Ma allo stesso tempo è lunga e disseminata di trappole, perché il contropiede malandrino è sempre in agguato, anche se il ritorno di Acerbi dopo la notte complicata di Napoli, dà indicazioni confortanti.
Se lo stesso Sarri avevo chiesto «una squadra di folli», l’Inter esce dal recinto come una muta di lupi e dopo tre minuti è già in vantaggio. Merito della pressione sulla sinistra, comandata da Sucic e perfezionata da Bastoni che due volte in un minuto ruba palla a Isaksen. La seconda è quella buona, perché l’azzurro serve Lautaro, che dalla sinistra fa partire un destro che si infila sul palo più lontano da Provedel: il capitano dell’Inter rompe il digiuno di quattro partite in campionato con un tiro forse anche un po’ fortunato, ma che è il manifesto di questa Inter d’assalto.
Nonostante una versione brillante di Calhanoglu, l’Inter fatica però a trovare la via del raddoppio, anche per quella leziosità che spesso si rivede, tra colpi di tacco e conclusioni a rete un po’ forzate. L’occasione migliore capita a Sucic, che al volo su cross di Barella. Ma la Lazio non punta banalmente a limitare i danni: Zaccagni fa collezioni di cartellini gialli (Akanj, Sucic e Dumfries), cercando il pertugio sulla sinistra. E l’Inter scherza un po’ col fuoco, anche se l’unico pericolo è un tiro facile di Guendouzi: Barella e Lautaro (due volte) perdono l’attimo nella stessa azione, conclusa con un tiro alto del Toro, che però poco dopo smista la palla che Dimarco trasforma da sinistra nel cross radente per l’agguato in area di Bonny, al quarto gol. Seguito poco dopo dal tris di sinistro da fuori area di Zielinski, annullato però per un tocco di mano di Dimarco.
Ma anche dalla traversa di Gila, con la palla che rimbalza sulla linea e dall’uscita efficace di Sommer su Pellegrini, servito da Zaccagni. L’Inter però si sente al sicuro. E con Esposito e Thuram (ancora in rodaggio), non smette di spingere: il vero cambiamento, da cui consegue quasi tutto il resto, è la profondità dell’attacco di Chivu.
9 novembre 2025 ( modifica il 9 novembre 2025 | 22:55)
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