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Redazione Roma
Mantovano, sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio, ha sottolineato anche quanto alcune scelte della magistratura di sorveglianza sembrino creare «un federalismo della giustizia»
L’autorità giudiziaria «non è una variabile indipendente» e certe sentenze sono davvero «stupefacenti». Con queste parole Alfredo Mantovano ha chiuso la seconda giornata della VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, attaccando decisioni di tribunali «che a fronte della detenzione di qualche chilo di sostanza ravvisano l’uso personale, con conseguenze devastanti».
«Federalismo della giustizia»
Mantovano ha sottolineato anche quanto alcune scelte della magistratura di sorveglianza sembrino creare «un federalismo della giustizia». Un intervento netto, quello del sottosegretario, in cui ha ribadito la linea del governo sul contrasto alla droga: rigore, prevenzione e responsabilità istituzionale. Ma anche percorsi terapeutico-riabilitativi obbligatori per minori tossicodipendenti, «con il consenso dei genitori», per dare «una risposta alle famiglie disperate». La conferenza, articolata su due giornate, ha visto una folta presenza istituzionale: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, un messaggio di Papa Leone XIV, ministri, autorità regionali e operatori del settore. Proposte e obiettivi che si intrecciano nella lotta alle dipendenze. Pensando ai più fragili.
Nordio: «Detenzione differenziata»
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha richiamato l’attenzione sulle dipendenze tra i detenuti e sull’uso di sostanze in carcere, come il Fentanyl: «abbiamo avuto pochi casi, ma vanno monitorati. È una droga potentissima, può circolare anche attraverso i cerotti scambiati». Nordio ha quindi rilanciato il disegno di legge per la detenzione differenziata in comunità terapeutiche: «ci sono spacciatori di morte, ma anche malati da curare».
«Anche le droghe leggere creano dipendenza»
Sulle droghe, comprese quelle leggere, è un no netto e unanime dal governo. Anche quella «leggera crea dipendenza», ha avvertito il vicepremier Antonio Tajani secondo cui è possibile combatterla se si comprende cosa sia realmente: «commettiamo un errore gravissimo – è il parere del ministro – se pensiamo di curarla come una malattia».
A questo proposito i ministri intervenuti sul palco dell’Auditorium all’Eur hanno sottolineato l’importanza di un intervento a partire dalle scuole per combattere le dipendenze. Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha, infatti, ricordato che in manovra è stato «previsto» e «finanziato» il sostegno psicologico. Dalle scuole, quindi, luoghi in cui, come ribadito più volte, è necessario fare prevenzione, alle università dove all’interno del corso di laurea di medicina e chirurgia nasceranno le cliniche delle dipendenze. Ad annunciarlo nel corso ella conferenza è stata la ministra Anna Maria Bernini che ha aggiunto: «prepariamo tutti i medici, e questo è un incentivo forte che sto dando a tutti i rettori di tutte le università pubbliche e private italiane, ad affrontare gli effetti collaterali dell’abuso».
La necessità di «fare rete»
Una rete che deve coinvolgere famiglie, «prima forma di prevenzione e la prima cura», come sottolineato dalla ministra Roccella, scuole e istituzioni con un obiettivo: la lotta alla droga, da parte di tutti. «Ora che ci sono le risorse in più, vi prego, usiamole», è quindi l’appello lanciato da Mantovano anche alle Regioni. Così come possono avere un ruolo di grande supporto, per il ministro Piantedosi, anche «i nuclei operativi territoriali delle prefetture» nel «raccogliere dati». Tutto nel segno del lavoro di squadra, leitmotiv di questa settima edizione della conferenza nazionale sulle dipendenze dal titolo, non a caso, «libertà dalla droga. Insieme si può»
Contro conferenza delle associazioni
Negli stessi giorni di è svolta la «Contro conferenza» autoconvocata da associazioni, esperti, operatori, che hanno evidenziato come «il proibizionismo non ha ridotto la domanda né il consumo, ma ha alimentato un sistema che costa al Paese miliardi e produce marginalità. In Italia circa 6 miliardi l’anno finiscono nelle mani delle narcomafie; il 33% delle persone detenute è in carcere per violazioni della legge sulle droghe (il doppio della media Ue, 18%); e solo una persona su 8 con problemi di dipendenza accede a cure adeguate». Dello stesso parere il segretario di Più Europa, Riccardo Magi: «Mantovano – osserva – si scaglia contro le sentenze `stupefacenti´ di certi giudici, ma dovrebbe rendere conto politicamente degli effetti delle peggiori leggi fondamentaliste sugli stupefacenti che questo Paese ha avuto e che portano la sua firma, improntate alla carcerizzazione persino per i reati di lieve entità».
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9 novembre 2025 ( modifica il 9 novembre 2025 | 09:04)
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