di
Valeria Costantini
Le riprese del drone svelano la devastazione all’interno dell’opera: serviranno alla Sovrintendenza per un modello in 3D per la messa in sicurezza. Perizie affidate allo studio di Giorgio Croci
Un gigantesco, cupo baratro grigio di detriti, profondo oltre trenta metri, quattro interi piani polverizzati, inghiottiti dal nulla, lo scheletro di travi in cemento fratturato in più punti, i pavimenti sventrati, la carrucola e la scala un attimo prima tra le mani degli operai ora in bilico sul precipizio. Sono le primissime «radiografie» del cuore della Torre dei Conti, riprese da un drone che ne restituirà poi un modello in 3D per la futura messa in sicurezza. Nuovi rilievi infatti ieri nel monumento crollato lunedì scorso, tra le cui macerie ha trovato la morte l’operaio Octav Stroici.
Vigili del fuoco, carabinieri e Protezione civile restano ancora sul posto, in quel largo Corrado Ricci ormai irriconoscibile, tra transenne, calcinacci e divieti, mentre la Sovrintendenza da giorni effettua controlli tecnici e sopralluoghi per stabilire i prossimi passi per programmare il destino del monumento. Decisivo potrebbe essere il contributo delle perizie affidate al prestigioso studio intitolato a Giorgio Croci, ingegnere strutturista di fama internazionale e mancato qualche anno fa, esperto di restauri, che progettò, tra gli altri, la ricostruzione della Basilica di Assisi e la ricollocazione della stele di Axum.
Anatomia del monumento
A studiare l’«anatomia» della Torre dei Conti sarà il pool di ingegneri e architetti dello studio, che già ieri hanno avviato i primi rilievi tridimensionali, attraverso l’utilizzo di un drone che per diversi minuti non solo ha sorvolato l’edificio disintegrato, ma è entrato fin dentro le sue viscere. Lo studio di Croci è infatti specializzato nella diagnostica architettonica, nella progettazione del consolidamento e nel restauro di opere monumentali, tramite indagini videoendoscopiche e prove ultrasoniche: tra i tanti lavori svolti per committenti come il Comune di Roma e il ministero per i Beni e le Attività Culturali, c’è anche il consolidamento statico della Metro C nella Capitale. Il primo passo per l’analisi della Torre consiste appunto nell’utilizzo di droni, in grado di restituire immagini tridimensionali dell’opera, per creare poi un modello delle «patologie» del monumento, punti critici o aree maggiormente a rischio.
I tramezzi spariti, le scale sventrate
Il viaggio dentro la Torre dei Conti mette i brividi. Immagini nitidissime quelle restituite dal piccolo drone dello studio Azimut, esperti nella documentare lo stato dei monumenti per la loro conservazione, tramite scansioni laser o topografie. In volo restituisce in alta definizione la devastazione, un’immane voragine, in cui spiccano i tramezzi spezzati dal crollo, le pareti tinte di rosso degli ultimi piani. Si scorgono le rampe delle scale, restano ormai solo pochi gradini, sotto i quali rimase schiacciato il manovale 66enne.
I materiali degli operai in bilico
Nell’angolo dell’inquadratura ripresa dal drone – che si muove in automatico agganciandosi a diversi satelliti – si vede lo spazio dove gli operai caricavano i calcinacci da eliminare, con impalcature, pulegge e scale rimaste in bilico. In un altro frame il drone ci mostra la terrazza tagliata quasi di netto nel crollo, sulla stessa linea dei piani sottostanti: a dimostrazione della scomparsa di una precisa porzione della Torre. Tutto è grigio, polvere che si addensa in quella che appare come una scatola vuota e fragile, il cui destino resta ancora in bilico.
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9 novembre 2025 ( modifica il 9 novembre 2025 | 08:34)
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