Quando ci lamentiamo della carenza di talento tra i calciatori italiani, spesso guardiamo alle rose delle squadre impegnate nelle coppe europee o ai tanti azzurri all’estero, dice Paolo Condò. Esiste però una logica piramidale: chi dimostra qualità a livello inferiore viene rapidamente cooptato in quelli superiori, come nelle nazionali o nei club più blasonati.
Non è previsto che i talenti di provincia vi rimangano a lungo. I club più piccoli vivono delle cessioni e i giocatori forti aspirano a competere per scudetti, Champions e Nazionale.
Domenico Berardi, stagione dopo stagione, ci ricorda però che esistono storie diverse. Domenica ha guidato il Sassuolo a una vittoria trionfale sul campo dell’Atalanta, segnando un rigore per il 1-0 e dando il via alle azioni vincenti per il 2-0 di Pinamonti e il 3-0 conclusivo in contropiede, siglato da Berardi stesso. Con 126 gol in Serie A, ha superato Higuain e si avvicina a quota 600.
Sono nomi pesanti, simboli di squadre come Napoli e Juventus, il primo, Milan il secondo. Eppure Berardi resta al Sassuolo, il campione nascosto del calcio italiano. La generazione precedente ha visto talenti perduti come Cassano e Balotelli, ma la storia di Berardi è differente: senza eccessi o scandali, ha detto no a Juventus e Inter perché non si sentiva pronto, e poi ha declinato la Fiorentina per affetto verso il suo club.
Il Sassuolo è il luogo ideale per vivere bene, un comune di 40.000 abitanti dove la Serie A è già un traguardo importante e senza pressione aggiuntiva. Ma questa scelta ha un costo: il Sassuolo non ti porta in Champions League, privandolo così della crescita necessaria per trasformare un campione in un grande campione.
In Nazionale, sotto Mancini e Spalletti, Berardi ha mostrato buone prestazioni, specie all’Europeo, ma nei momenti decisivi è mancata la personalità. Qui pesa la mancanza di esperienze in competizioni top come la Champions.
Berardi è bravissimo, ma la domanda resta: quanto avremmo potuto gustarci un Berardi grande campione? Quello che ci siamo persi oggi mette un po’ di tristezza.
10 novembre 2025
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