La serotonina è un neurotrasmettitore: un segnale chimico con cui le cellule si parlano. Nel corpo, la maggior parte non sta nel cervello ma nell’intestino, dove viene prodotta soprattutto dalle cellule della mucosa. Qui regola cose molto concrete: la peristalsi, cioè come l’intestino si contrae e spinge il contenuto avanti; la secrezione di liquidi; la sensibilità alla distensione e al dolore; perfino lo sviluppo e il mantenimento della rete di neuroni che abita la parete del tubo digerente, il cosiddetto “secondo cervello”.
Lunga vita: l’archivio completo
È importante ricordare che la serotonina intestinale non attraversa la barriera emato-encefalica: agisce sul posto e, legandosi alle piastrine, può influenzare anche vasi sanguigni e difese immunitarie. In questo quadro arriva il lavoro pubblicato su Cell Reports, che individua due specie umane — Limosilactobacillus mucosae e Ligilactobacillus ruminis — capaci di trasformare il 5-idrossitriptofano (5-HTP), il precursore naturale, in serotonina bioattiva. Per testare se questa serotonina “fatta dai microbi” abbia effetti reali, i ricercatori hanno usato topi “germ-free”: animali allevati in condizioni sterili, senza microbi fin dalla nascita. Sono modelli preziosi perché permettono di vedere che cosa succede quando si introduce una specie alla volta in un organismo altrimenti privo di microbi; sono anche un banco di prova “estremo”, quindi gli effetti possono apparire più netti che nell’essere umano. E infatti, quando a questi topi sono stati somministrati i due batteri, è aumentata la serotonina nelle feci, è cresciuta la densità dei neuroni nel colon e si è normalizzato il tempo di transito intestinale: in altre parole, l’intestino si è mosso meglio.
Contro il cancro anche un batterio può essere utile
28 Luglio 2025

A dare un’eco umana al risultato, gli autori hanno osservato che nelle persone con sindrome dell’intestino irritabile (IBS) la presenza di L. mucosae nelle feci è più bassa, come se un tassello mancante potesse contribuire a spiegare i disturbi di motilità tipici di molti pazienti. Il messaggio che ne esce è semplice ma potente: finora si pensava che i microbi modulassero “indirettamente” la serotonina prodotta dal nostro epitelio; qui vediamo che alcune specie possono produrla in prima persona — purché ci sia 5-HTP disponibile — e così favorire lo sviluppo e il mantenimento dell’innervazione del colon.
Le implicazioni pratiche sono affascinanti ma vanno maneggiate con cautela. Non è un invito al fai-da-te con integratori di 5-HTP o probiotici qualunque: la serotonina ha molte funzioni anche fuori dall’intestino, e in medicina contano dosi, tempi, sicurezza e pazienti giusti. Serviranno studi clinici ben disegnati, con ceppi caratterizzati e obiettivi clinicamente rilevanti, per capire se consorzi microbici mirati potranno diventare terapie per stipsi, dolore addominale e dismotilità. Intanto, per la salute di lungo periodo, la rotta resta quella collaudata: nutrire il microbiota con dieta ricca di fibre e varia, muoversi ogni giorno, dormire bene. Un intestino che si muove in modo armonico e una rete nervosa enterica ben mantenuta sono una difesa silenziosa contro infiammazione a bassa intensità, infezioni ricorrenti, qualità di vita scadente: è qui che microbi, serotonina e longevità in buona salute si incontrano.
Così il microbiota intestinale influenza i disturbi del sonno
04 Novembre 2025

Take home messages
- Alcuni batteri umani (L. mucosae, L. ruminis) possono produrre serotonina e sostenere l’innervazione del colon.
- Nei topi senza microbi la somministrazione del consorzio aumenta serotonina, neuroni colici e normalizza il transito; in IBS si osserva meno L. mucosae.
- Prospettiva promettente ma non ancora clinica: niente fai-da-te, puntare su fibre, movimento, sonno e attendere studi controllati.
REF:
https://www.cell.com/cell-reports/fulltext/S2211-1247(25)01205-7
Aureliano Stingi, dottore in biologia molecolare, lavora nell’ambito dell’oncologia di precisione e longevità
Instagram: Aureliano _Stingi X: @AurelianoStingi