Lo zio di Rafa: “Mio nipote non ha mai vinto le Finals perché non le hanno mai fatte sulla terra. Il tennis dovrebbe cambiare come fece il calcio negli anni 90, ma non succederà: ai top player fa comodo che tutto resti uguale”
10 novembre – 10:10 – TORINO
Toni Nadal ha vinto 14 Slam come allenatore del nipote Rafa, ma non ha mai avuto la gioia di festeggiare un titolo della Atp Finals nonostante il mancino fosse un fenomeno.
Toni, come mai questa voce mancante nello straordinario curriculum di Rafa?
“Beh, intanto perché non hanno mai messo le Finals sulla terra… Al di là della battuta, Rafael ha sempre giocato bene su tutte le superfici, ma arrivava a fine stagione quasi sempre molto provato fisicamente”.
Jannik stasera affronterà Felix Auger-Aliassime, con cui lei ha lavorato. Visto il suo stato di forma pensa che potrebbe essere una sorpresa del torneo?
“Potrebbe. Dallo US Open Felix sta giocando ad altissimo livello, ha messo in difficoltà tutti, ha fatto una grande semifinale con Sinner e un’altra partita straordinaria a Parigi. Farei attenzione anche a Shelton che è pericoloso per il servizio e perché è mancino”.
Molti si lamentano per gli infortuni dovuti a un calendario troppo compresso. Qual è la sua idea in merito?
“Non è una questione di calendario. Ora molti saranno in disaccordo, ma il vero problema è che la palla va sempre troppo veloce. Non è una questione di quantità, ma di intensità e di violenza del gesto. Non ci sono quasi più giocatori “tattici” come Coria o Gaudio, che cercavano di costruire. Oggi spesso è solo una gara a chi colpisce più forte. E quando fai gesti così rapidi, quando arrivi a tutta velocità su una palla, freni e riparti, è facile che il corpo vada al limite e si faccia male. Io credo che bisognerebbe cercare di rallentare un po’ il gioco”.
“Proporrei di giocare con racchette più piccole. Sarebbe più facile per gli amatori e più difficile per i professionisti, e il gioco sarebbe meno violento. La bellezza del tennis è poter vedere il gesto. Quando giocavano McEnroe o Nastase c’era tutto: gesto, mano, tattica. Il tennis è l’unico sport che inizia con un ‘calcio di rigore’: se servi bene, l’avversario non gioca… In altre discipline hanno cambiato le regole per aumentare lo spettacolo”.
Ci faccia un esempio…
“Il calcio. Dopo i Mondiali di Italia 90 hanno introdotto tre nuove regole: il retropassaggio al portiere che non poteva più prenderla con le mani. I tre punti per la vittoria: così hanno cominciato ad attaccare di più. E il cartellino giallo: prima potevano massacrare Maradona tutto il tempo, poi non si poteva più entrare da dietro. Questo ha provocato una grande evoluzione”.
Cosa deve succedere perché si faccia una rivoluzione simile nel tennis?
“Non cambieranno mai, perché ai dirigenti interessano solo i top player. E questi preferiscono che tutto resti uguale: ‘No, no, se restiamo così io sono numero uno, numero due, non tocchiamo nulla…’ “.
Nel tennis di oggi giocatori come Musetti fanno un po’ più fatica, ma il suo è un tennis spettacolare.
“Musetti ha colpi molto buoni, un gioco aggressivo, quando sta bene è completo. Ma il suo tennis – rovescio a una mano e dritto, entrambi di grande qualità – a volte è un po’ irregolare. Se guardi Sinner, lui gioca sempre molto piegato con le gambe: quando hai tanta flessione, controlli meglio la palla. Musetti invece è più disteso, e se non colpisce perfettamente la palla questa tende a scappare. In più, rovescio a una mano e traiettorie alte rendono il controllo più complicato. Però parliamo di un giocatore che ha battuto Alcaraz e fatto partite importanti con tutti: il potenziale è lì, è anche una questione di dettagli e di fiducia”.
Molti vedono in Sinner un Djokovic 2.0. Lei è d’accordo?
“Penso che Djokovic sia un po’ più completo. Sinner ha più velocità nei colpi, Nole un po’ più tocco. Hanno in comune il fatto che impongono sempre un ritmo alto e hanno un controllo di palla eccezionale, con spostamenti di livello altissimo. Jannik gioca con uno schema molto definito: impone fin dall’inizio un ritmo velocissimo,difficile da reggere per chiunque”.
Senta ma da queste Finals cosa dobbiamo aspettarci?
“Ovviamente i grandi favoriti sono sempre Alcaraz e Sinner. Negli ultimi tornei Jannik ha giocato a un livello altissimo, e credo che a Torino possa partire un filo avanti rispetto a Carlos, che onestamente appare un po’ meno a proprio agio su questa superficie così veloce. Sarà sicuramente una grande sfida, da non perdere”.
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