Un Brasile sottotono

Nelle ultime gare, specie in qualifica, Lewis Hamilton aveva messo in pista un certo miglioramento, che si era tradotto in un atteggiamento più positivo verso una stagione indubbiamente difficile.
Sembrano ormai lontani i tempi delle foto iconiche invernali che avevano fatto il giro del mondo, perché la Ferrari non è stata in grado di dare ad Hamilton una macchina vincente e lo stesso Lewis è stato costantemente lontano da Charles Leclerc.

Non a caso l’unico record in pista portato sinora a casa dal sette volte campione del mondo è stato quello del maggior numero di gare con la Ferrari senza la gioia del primo podio, striscia arrivata a quota 21. E il Brasile, paese di cui Hamilton ha la cittadinanza onoraria, non ha sorriso all’inglese, con qualifiche disastrose (11° al venerdì e 13° al sabato), una Sprint anonima chiusa settimo e un GP più simile ad un tormento che ad una gara, dove in partenza ha subito una ruotata di Carlos Sainz e successivamente ha tamponato Franco Colapinto e – dopo aver scontato la penalità – si è ritirato.

L’amara riflessione

Tra le dichiarazioni di fine gara di Hamilton c’è da isolarne una, che è la cartina di tornasole dello stato d’animo del campione britannico. Per settimane ha tentato di mantenere un atteggiamento positivo, ma dopo il weekend di Interlagos si è lasciato andare ad una considerazione più ampia sulla sua stagione, clamorosamente negativa: “È un incubo e lo sto vivendo da un po’. Il passaggio dal sogno di guidare per questa squadra straordinaria all’incubo dei risultati che abbiamo ottenuto – con gli alti e i bassi -, è impegnativo.
Hamilton ha cercato comunque qualcosa di buono a cui aggrapparsi, nonostante un fine settimana frustrante: “Sarebbe sbagliato dire che non ci sono aspetti positivi. Se si guarda alla prestazione di Charles in qualifica, si vede che la macchina ha un certo ritmo”.