Il passaggio da under 23 a professionisti è uno scalino che sembra essere sempre meno alto, ma così non è. La differenza tra correre in quella che è l’ultima delle categorie giovanili e i grandi è tanta, molte cose cambiano, una di queste è la preparazione. L’inverno in cui da under 23 si diventa atleti professionisti è delicato, qui si inizia a costruire un cammino di adattamento alla massima categoria. 

Lo spunto è nato dopo la nostra intervista con Dario Belletta (in apertura a ruota di Borgo, Photors.it), il neo corridore della Polti VisitMalta ci aveva detto: «I primi di novembre dovrei ripartire, e voglio farlo al 100 per cento. Anche perché dovrei partire a correre dalla Spagna a fine gennaio, mentre da under le prime gare sono a marzo. Quindi c’è da entrare in forma presto».

Dario Igor Belletta, Solme Olmo 2025 (Photors.It)La differenza principale nel passare da U23 a pro’ sta nel volume di lavoro (Photors.it)

Dario Igor Belletta, Solme Olmo 2025 (Photors.It)La differenza principale nel passare da U23 a pro’ sta nel volume di lavoro (Photors.it)

Volume

Siamo andati così da Giuseppe De Maria, preparatore del team di Ivan Basso, che ha risposto alle nostre domande e curiosità.

«Il cambiamento più grande per un ragazzo che diventa professionista – spiega il preparatore – è il volume. Prendiamo un under 23 “maturo” quindi con almeno due anni di esperienza nella categoria e di lavoro costante. Un atleta del genere in una settimana di carico arriva a fare ventidue o ventitré ore di allenamento, un professionista ne fa trenta. Altro aspetto è la durata del periodo di carico, per un under 23 basta una settimana, un professionista ne fa un paio».

Dario Igor Belletta, Solme Olmo 2025 (Photors.It)Aprile è un mese cruciale sia da U23 che da professionisti, il cammino di avvicinamento è però molto diverso (Photors.It)

Dario Igor Belletta, Solme Olmo 2025 (Photors.It)Aprile è un mese cruciale sia da U23 che da professionisti, il cammino di avvicinamento è però molto diverso (Photors.It)

Qual è la differenza maggiore durante la preparazione invernale?

Che si devono anticipare le intensità perché le gare arrivano prima. Belletta ad esempio ha sempre ripreso a correre a marzo (anche quando era nel devo team della Visma, ndr) mentre ora a fine gennaio. Non cambia tanto il momento in cui si iniziano a fare le prime uscite in bici, piuttosto i giorni di lavoro si compattano.

Ci spieghi meglio?

Un corridore under 23 ha tanto tempo per fare allenamenti in cui concentrarsi su fondo e volume, poi si focalizza sull’intensità con l’arrivo delle corse. Mentre da professionista hai sicuramente un periodo in cui ti concentri sul volume, però si deve fare anche intensità nel periodo che precede le gare. Un’altra cosa che cambia è la palestra. 

De Cassan, qui in azione, disse che la maggior difficoltà nel passaggio tra under e pro’ sta nel ritmo in pianura

De Cassan, qui in azione, disse che la maggior difficoltà nel passaggio tra under e pro’ sta nel ritmo in pianura

Ovvero?

Se un corridore è fisicamente maturo, e un professionista ci si aspetti che lo sia, fa sempre un lavoro in palestra ma in maniera differente. Un under 23 deve formarsi e costruire il fisico, quindi magari in preparazione va tre volte a settimana in palestra con sessioni da oltre un’ora. Se guardiamo a un professionista allora le sessioni possono essere due a settimana con lavori di forza mirati.

Come si gestiscono i periodi della preparazione?

Partiamo da metà novembre al primo ritiro di dicembre, noi in Polti VisitMalta facciamo fare a tutti un periodo con una ventina di ore a settimana e tutte legate al volume. Poi quando si arriva al ritiro di dicembre facciamo una distinzione. 

Dario Igor Belletta, Solme Olmo (Photors.it)La differenza tra devo team e formazioni continental o di club risiede principalmente nel metodo di lavoro (Photors.it)

Dario Igor Belletta, Solme Olmo (Photors.it)La differenza tra devo team e formazioni continental o di club risiede principalmente nel metodo di lavoro (Photors.it)

Quale?

Chi è già professionista si allena una trentina di ore a settimana, mentre per i neo pro’ facciamo un adattamento graduale con un totale di ventisei ore più o meno. Il metodo di adattamento non cambia anche nel ritiro di gennaio. Con le prime corse a tappe con i professionisti, più lunghe e impegnative c’è un altro scalino. In questo modo si arriva al ritiro di luglio in cui non si ha più paura a fargli fare trenta ore. Ma sono i piccoli dettagli che costruiscono le cose fatte bene. 

Torniamo sull’esempio di Belletta, si vede che ha lavorato in un devo team?

Tra i devo team e le formazioni continental c’è un abisso, non è che nelle squadre development si lavora come i professionisti. Semplicemente sono più avanti, si lavora a periodi. Blocco di allenamento, corse e periodo di riposo. Così facendo ogni volta che l’atleta riprende ad allenarsi potrà aggiungere un mattoncino e piano piano costruire. Al contrario se un ragazzo corre tutte le domeniche come fa a migliorare?

Nei vari colloqui De Maria ha notato in Belletta una conoscenza approfondita dei concetti alla base dell’allenamento, frutto degli anni al devo team Visma

Nei vari colloqui De Maria ha notato in Belletta una conoscenza approfondita dei concetti alla base dell’allenamento, frutto degli anni al devo team Visma

Il cammino è più lento.

Chiaro che quando a noi team professionistici ci arrivano due ragazzi da contesti diversi ci troviamo in difficoltà. Con Belletta abbiamo parlato di allenamento e si vede che ha un’impostazione tecnica importante. Ad altri ragazzi, invece, dobbiamo insegnare tutto e il progresso è decisamente più lento e la maturazione arriva dopo. A volte troppo tardi.