Immaginate un palazzo. Al suo interno ci sono gli appartamenti, dove possono realizzarsi danni. Ma a mantenere in piedi la struttura ci sono soluzioni edilizie specifiche, fatti di materiali che consentano di sopportare gli stress. Qualcosa di simile avviene anche nei polmoni.
Questi organi sono fatti in lobi, che possono essere considerati grandi appartamenti con tante stanze, gli alveoli dove avvengono gli scambi tra aria e sangue. Ma a “dare forma” al polmone provvede il tessuto connettivo, che si insinua tra le strutture che hanno il compito di effettuare direttamente la respirazione. Per questo si parla di polmonite lobare, che quindi interessa i lobi, e interstiziale, che invece colpisce l’impalcatura del polmone.
La prima è più frequentemente di origine batterica, mentre la seconda può far più spesso seguito ad un’infezione virale o da specifici patogenici, come ad esempio i micoplasmi. Purtroppo la forma interstiziale è più complessa da affrontare, anche perché non ci sono farmaci specifici per contenere l’infezione virale che la provoca, ma si può solo cercare di limitare l’infiammazione che diviene essa stessa malattia.
Cosa succede, come si manifesta e si affronta
Tecnicamente, se si verifica un danno del tessuto interstiziale con polmonite si può avere un quadro di polmonite interstiziale acuta. Cosa vuole dire? Sostanzialmente i setti che separano gli alveoli ci gonfino per l’edema e si inseriscono cellule infiammatorie. In più gli alveoli stessi vanno incontro a difficoltà a svolgere la loro funzione. Il rischio legato alla patologia è ovviamente maggiore con l’età, specie se il sistema immunitario non lavora al meglio.
Negli anziani, una reazione immunitaria eccessiva in seguito ad esempio ad influenza può contribuire a complicanze più gravi, come la polmonite interstiziale tipica delle infezioni virali.
Sul fronte dei sintomi, il quadro di polmonite interstiziale acuta inizia con difficoltà respiratorie ed affanno, febbre e tosse. Il tutto appare legate alla carenza di ossigeno per l’organismo, ovvero all’ipossia che tende ad aumentare progressivamente e ad accompagnarsi anche a dolori muscolari. In termini generali, poi, si può sviluppare un’accelerazione del ritmo del respiro.
La diagnosi viene fatta dal medico in base alle ipotesi ed ai segni, anche attraverso esami che consentono di visualizzare bene il processo infiammatorio diffuso, come la TC ad alta risoluzione, magari associata a biopsia che rivela il danno diffuso al tessuto respiratorio. Per la cura, oltre a fornire sostegno alla respirazione, nelle fasi acute si punta soprattutto a controllare il quadro infiammatorio. La malattia, ovviamente, va curata caso per caso, pur se si richiedono spesso dispositivi per la ventilazione meccanica.
Attenzione a chi soffre di malattie reumatiche
A parte la polmonite vera e proprio, le interstiziopatie polmonari (Interstitial Lung Diseases o ILD sono particolarmente frequenti nei pazienti reumatici. Questi quadri, ovvero le patologie del tessuto interstiziale, causano fibrosi del polmone, ossia un ispessimento delle pareti alveolari in cui avvengono gli scambi tra l’aria che respiriamo e il sangue.
Come ha recentemente spiegato Andrea Doria, presidente della Società Italiana di Reumatologia, SIR. “Questa condizione porta a dispnea, anche detta ‘fame d’aria’, con sintomi quali tosse e affanno e può evolvere fino all’insufficienza respiratoria- Tutte le malattie autoimmuni sistemiche espongono al rischio di sviluppare ILD; in alcune, come la sclerosi sistemica o le miositi, il rischio è addirittura del 70%.
Per l’artrite reumatoide, in cui il rischio è di circa il 20%, lo screening viene suggerito solo se presenti fattori di rischio specifici. In questa patologia, le complicanze polmonari rappresentano, comunque, la principale causa di morte insieme agli eventi cardiovascolari”.
Per questo gli esperti consigliano di fare attenzione ai segnali che arrivano dall’apparato respiratorio in questi pazienti. In Italia vivono circa mezzo milione di persone con artrite reumatoide. “Non potendo sottoporle tutte a screening, diventa essenziale individuare i soggetti effettivamente a rischio di sviluppare ILD, per invitarli a eseguire la TC toracica ad alta risoluzione e avere il prima possibile la conferma o meno della diagnosi – è il parere di Marco Sebastiani, Coordinatore del Gruppo di studio SIR “Polmone nelle malattie reumatiche. Riconoscere precocemente i casi di interstiziopatie polmonari nei malati reumatici è cruciale per poterne gestire la terapia in modo appropriato”.
Come è fatto l’apparato respiratorio
L’aria scende dalle alte vie respiratorie attraverso la trachea, un grande tubo che si trova nel torace. Poi, come una linea ferroviaria che giunge in prossimità di una stazione principale, la trachea si suddivide nei bronchi, i “binari” del respiro. Questi diventano sempre più piccoli, fino ad arrivare alla “centrale operativa” del polmone.
Un piccolo “sacco” pieno d’aria, che si chiama alveolo. In questo sacchetto giungono non solo le più piccole diramazioni delle vie del respiro, ma anche i capillari del sangue. E proprio negli alveoli avviene il “miracolo”. Le pareti di queste strutture sono infatti tanto sottili da far passare i gas che arrivano dall’esterno e sono trasportati dal sangue.
L’alveolo – nel corpo umano ce ne sono circa 300 milioni – svolge costantemente la sua funzione fondamentale. Prende il gas del sangue e lo manda verso l’esterno, per farlo eliminare con la respirazione. E si “impossessa” dell’aria ricca di ossigeno (mediamente circa il 20% dell’aria che respiriamo è fatto di ossigeno), che verrà poi distribuito ai globuli rossi e quindi andrà ad alimentare tutto l’organismo.
La maggior parte dell’ossigeno infatti viene caricato sulle molecole di emoglobina, gli speciali “vagoncini” che, all’interno dei globuli rossi, hanno il compito di portarlo fin nelle zone più lontane del corpo. Contrariamente a quanto si pensa, il polmone non ha solo il compito di respirare.
Infatti oltre a questa funzione l’organo ha un’importante attività di difesa dalle infezioni. I germi e i virus che scendono attraverso le vie respiratorie possono infatti essere “fermati” lungo il loro tragitto nei bronchi ed eliminati con il muco o con i colpi di tosse. Inoltre i polmoni possono diventare veri e propri “serbatoi” di sangue, riempiendosi del prezioso liquido rosso quando questo diventa eccessivo per le necessità temporanee dell’organismo. Infine grazie ai polmoni possono essere smaltiti gli emboli, quei coaguli di sangue che vanno a “intasare” i piccoli vasi sanguigni.
Le indicazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a scopo informativo e divulgativo e non intendono in alcun modo sostituire la consulenza medica con figure professionali specializzate. Si raccomanda quindi di rivolgersi al proprio medico curante prima di mettere in pratica qualsiasi indicazione riportata e/o per la prescrizione di terapie personalizzate.