Si stringe il cerchio attorno al trasporto delle batterie in aereo. Tre compagnie taiwanesi hanno vietato l’inserimento di auricolari true wireless nei bagagli da stiva. La IATA si prepara a diramare nuovi regolamenti sul tema

Siamo abituati alle regole dell’imbarco come a una seconda natura: spegni, riponi, attiva la modalità aereo, allaccia, attendi. Un rituale che scorre quasi senza pensarci, come se fosse scolpito da sempre nella routine del viaggio. Ma negli ultimi anni lo scenario è cambiato, lentamente e in modo quasi invisibile, spostando l’attenzione su un dettaglio minuscolo ma fondamentale: le batterie al litio. Quelle che tengono vivi smartphone, laptop, orologi, sigarette elettroniche, power bank, auricolari. Quelle che ci permettono di ascoltare musica, lavorare, navigare, restare connessi. E che, metaforicamente, ci tengono insieme.
Non è un allarme nuovo. Ma ora la questione sta tornando al centro del dibattito perché alcune compagnie aeree stanno ampliando la lista dei dispositivi che non possono più essere trasportati nel bagaglio da stiva. E non si parla più solo di power bank o sigarette elettroniche. L’ultima categoria coinvolta è quella degli auricolari Bluetooth, incluse le amatissime AirPods di Apple.
In particolare, tre compagnie taiwanesi – EVA Air, UNI Air e Tigerair – hanno scelto di vietare gli auricolari true wireless nel bagaglio registrato. La motivazione è chiara: queste custodie contengono batterie al litio e funzionano, di fatto, come mini power bank, ricaricando in modo costante gli auricolari riposti al loro interno. E questo le rende potenzialmente soggette a surriscaldamento o corto circuito. L’apparente paradosso è evidente: un oggetto tascabile, simbolo della quotidianità fluida e silenziosa, diventa improvvisamente un elemento di rischio.

Perché proprio gli auricolari?

Per capirlo bisogna partire dal loro funzionamento. Gli auricolari true wireless non vengono mai collegati direttamente alla presa di corrente. Si ricaricano esclusivamente tramite la loro custodia. E la custodia, a sua volta, è una batteria. È piccola, sì. Ma è una batteria attiva, costantemente in tensione, pronta a ricaricare. Insomma, la custodia degli AirPods è, tecnicamente, un power bank in miniatura.
«Per motivi di sicurezza del volo, i dispositivi elettronici portatili come le custodie di ricarica per auricolari e i ventilatori elettrici portatili con batterie agli ioni di litio integrate possono essere trasportati a bordo dell’aereo solo nel bagaglio a mano», ha spiegato Tigerair.
«Gli auricolari Bluetooth (inclusa la custodia di ricarica) sono classificati come dispositivi elettronici portatili (PED). Per motivi di sicurezza non sono ammessi nel bagaglio da stiva e devono essere trasportati nel bagaglio a mano», ha confermato UNI Air.
La logica tecnica è inequivocabile: qualsiasi batteria deve poter essere monitorata durante il volo, e questo è possibile solo in cabina.



















































Le regole non nascono nel vuoto. Negli ultimi anni, diversi incidenti in volo e durante la movimentazione dei bagagli sono stati attribuiti a batterie al litio difettose o danneggiate. Il caso più frequente riguarda i power bank: dispositivi molto diffusi, relativamente economici e, in certi casi, prodotti senza particolari certificazioni. Alcuni di questi hanno preso fuoco o hanno emesso fumo in fase di carica o mentre erano trasportati.
In cabina, se questo avviene, l’equipaggio può intervenire immediatamente con gli strumenti disponibili. In stiva no. E un incendio, per quanto piccolo, in un ambiente chiuso e non presidiato, può diventare rapidamente un problema grave. Per questo molte autorità stanno adottando un approccio più prudente.
La New Zealand Aviation Authority, per esempio, considera le custodie degli auricolari equivalenti a mini power bank e ne vieta il trasporto nel bagaglio registrato.
Nel Regno Unito, invece, la Civil Aviation Authority non vieta gli auricolari Bluetooth o i power bank, ma specifica chiaramente che non devono mai essere collocati in stiva. La raccomandazione è coerente: la sicurezza non è una questione di dimensioni, ma di gestione.

La regola dei 100 Wh (Wattora)

Esiste una soglia quantitativa riconosciuta a livello internazionale. Le compagnie aeree in genere consentono di trasportare in cabina batterie – sotto forma di dispositivi elettronici o di power bank – fino a 100 Wh (Wattora) senza autorizzazioni speciali. Sopra quella soglia, bisogna chiedere un permesso. Sopra i 160 Wh, nella maggior parte dei casi, il trasporto è vietato. Gli auricolari, ovviamente, sono molto lontani da questi numeri. Ma il punto non è la potenza, bensì la possibilità di intervenire in caso di anomalia. Il principio guida è semplice:
dove c’è una batteria, ci deve essere un essere umano.
C’è poi un’altra norma spesso sottovalutata, ma che si incrocia perfettamente con il tema: se il personale di sicurezza lo richiede, un dispositivo elettronico deve poter essere acceso al controllo aeroportuale. Se è scarico – completamente scarico – può essere sequestrato. Il sito ufficiale GOV.UK lo spiega così: «Assicuratevi che i vostri dispositivi elettronici siano carichi prima di partire. Se il dispositivo non si accende quando richiesto, non vi sarà consentito portarlo a bordo dell’aereo». È una misura di sicurezza basilare. Se un dispositivo non si accende, non può essere verificato. E se non può essere verificato, è considerato potenzialmente pericoloso. A chi viaggia spesso è capitato almeno una volta di vedere uno smartphone trattenuto al gate, qualche volta senza appello.

Abbiamo smesso di «vedere» l’energia

ll punto più interessante non è tecnico. È culturale. La tecnologia si è fatta talmente naturale che abbiamo smesso di percepirla. I dispositivi che usiamo quotidianamente sono talmente piccoli e integrati nella nostra vita che dimentichiamo quello che sono davvero: macchine che conservano e rilasciano energia.
Abbiamo normalizzato il concetto di batteria al litio senza davvero capirlo. Le trattiamo come fossero semplici serbatoi virtuali. Ma non lo sono. Sono materiali sensibili, reattivi, vivi. In cabina, queste energie vanno gestite. In stiva, si trasformano in possibilità non controllate.
Le compagnie non stanno complicando il viaggio. Stanno solo ricordandoci dove si trovano i limiti della tecnologia che usiamo ogni giorno.
Il futuro non è di ulteriori divieti, ma di maggior chiarezza. IATA e le autorità aeronautiche stanno lavorando verso regolamenti più uniformi e riconoscibili. L’industria dell’elettronica, dal canto suo, sta investendo in chimiche di batteria più sicure e meno soggette a surriscaldamento. Ci vorrà tempo, ma la direzione è tracciata. Nel frattempo, la responsabilità è condivisa: chi vola deve sapere cosa porta con sé.

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10 novembre 2025