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Redazione Economia

Il ministro commenta la fusione: «Operazione di valore culturale prima che economico, va gestita con responsabilità e attenzione». Unicredit deposita ricorso al Consiglio di Stato su Bpm

«Un’importante operazione bancaria che riguarda Sondrio si avvia a conclusione e Banca Popolare inizierà una nuova fase all’interno di Bper. … Gestirli responsabilmente è un dovere manageriale e civile e come sempre osserveremo con attenzione quanto accade». Così il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è intervenuto nel corso della Giornata dell’Economia della Camera di Commercio di Sondrio, il 10 novembre. Questa frase, apparentemente semplice, racchiude però molti snodi: un intreccio fra radicamento territoriale, consolidamento bancario, responsabilità pubblica e silenziose «attenzioni» da parte del governo.

Radici e territorio

La Banca Popolare di Sondrio (fondata nel 1871) è un istituto che ha una importante storia di legame con la Valtellina, con le imprese locali, con le comunità del Nord, e – diciamolo – con una identità che non è solo economica ma anche culturale. Quando Giorgetti parla di «asset con un valore culturale prima che economico», si intravede proprio questo: che non si tratta solo di filiali, sportelli e bilanci, ma di tessuto sociale, di presenze diffuse, di relazioni spesso personali.



















































Poi c’è Bper Banca: un gruppo anch’esso con un passato da banca popolare e cooperativa, e ora – come molti istituti italiani – nel pieno dei processi di aggregazione e di ristrutturazione del sistema. L’operazione di fusione fra i due istituti (il progetto è stato approvato dai consistenti consigli di amministrazione) sposta gli equilibri: si incorpora la Popolare di Sondrio in Bper, con efficacia attesa per la seconda metà di aprile 2026.

Il ruolo del governo e quell’«osserveremo con attenzione»

Quando il ministro Giorgetti afferma che «come sempre osserveremo con attenzione quanto accade», non è dunque frase di circostanza. È un messaggio chiaro: lo Stato, pur non intervenendo in ogni trattativa, tiene d’occhio le grandi operazioni bancarie che hanno effetto sui territori, sui risparmiatori, sulla stabilità. La dichiarazione del ministro Giorgetti fa, dunque, da cartina di tornasole: indica che, sì, la partita è economica, ma anche – e forse soprattutto – civica. Ma il «dovere manageriale e civile» va perseguito con coerenza: non basta chiudere i conti in attivo, bisogna che il territorio – in questo caso la Valtellina, la provincia di Sondrio – continui a sentirsi parte dell’istituto. Perché se l’operazione si traduce semplicemente in una espansione geografica e un consolidamento contabile, senza preservare il legame, rischia di perdere qualcosa di prezioso: la fiducia locale, la conoscenza del tessuto produttivo, la credibilità del «banchiere che conosce la valle».  

Unicredit deposita ricorso al Consiglio di Stato

In questo contesto si inserisce anche la decisione di Unicredit, che ha depositato un ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar sul Golden Power relativo a Banco Bpm. L’obiettivo, secondo fonti vicine al dossier, è «fare chiarezza» su limiti e portata dell’intervento governativo nelle operazioni bancarie strategiche. L’istituto non commenta ufficialmente. Ma il tema è lo stesso: il confine tra autonomia del mercato e tutela dell’interesse nazionale. Segno che la partita bancaria italiana, oggi, non è solo economica ma anche istituzionale. 

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10 novembre 2025