L’Aquila, 10 novembre 2025 – La nuova rotta dei migranti passa per l’Aquila. È bastato un video su TikTok in lingua pashtu per scatenare la rete. “Venite all’Aquila”, diceva un influencer nella lingua parlata in Afghanistan e Pakistan, indicando il capoluogo d’Abruzzo come meta per richiedere asilo. Il video ha fatto il giro del web e sui social sono spuntate perfino le indicazioni per arrivare a destinazione. Il risultato? Da giorni sotto la prefettura ci sono file di migranti in cerca di stabilità. 

L’Aquila è divisa tra chi si prodiga in gare di solidarietà e chi, invece, cerca di fermare il flusso dei migranti. E lo fa in modo improvvisato, giocando sulla pelle di questi giovani stranieri disperati. L’altra notte sono state rubate le coperte a una trentina di migranti, costretti a dormire per terra e al freddo per mancanza di sposti letto nei dormitori cittadini. Un furto contro gli ‘ultimi’ che ha dell’incredibile e che lascia spazio a tanti interrogativi. E il sindaco avverte: “Sciacalli che mercanteggiano esseri umani”. Perché il sospetto è che dietro a questi messaggi lanciati in rete ci sia altro: forse la mano del racket.

“Venite all’Aquila”. Ed è subito caos. Giovani in fuga da Pakistan e Afghanistan stanno arrivando nel capoluogo abruzzese. Le strutture d’accoglienza sono sold out e il sindaco Pierluigi Biondi parla di persone “migranti depositati sotto la Prefettura dai soliti sciacalli che mercanteggiano esseri umani come fossero oggetti”. 

Molti ragazzi ‘posteggiati’ davanti alla prefettura mostrano sul telefono messaggi in pashtu e urdu (una delle due lingue nazionali del Pakistan), ma anche screenshot di video e post circolati in rete. Ora quel video dell’influencer è introvabile, ma per settimane è circolato su Tiktok, accompagnato da decine e decine di commenti che indicavano la L’Aquila come un buon luogo per avviare l’iter dell’asilo. Ora è stato rimosso dal suo autore, che ha pubblicato un messaggio di scuse.

“Ci provano di nuovo: altri 25 migranti ‘di terra’ sono stati depositati sotto la prefettura dai soliti sciacalli che mercanteggiano esseri umani come fossero oggetti. L’ho già detto e lo ribadisco: il Comune dell’Aquila NON È DISPONIBILE a ospitare chicchessia nei propri alloggi che non siano coloro che sono previsti nei programmi di accoglienza già in essere, né ora né mai”. È lo sfogo del sindaco Pierluigi Biondi sui social. 

“Chiederò che vengano individuati gli squallidi personaggi che lucrano sulla disperazione di queste persone, affinché gli aquilani possano guardarli in faccia e conoscere chi fa affari sulla pelle di donne e uomini in difficoltà e minano la pacifica convivenza della nostra comunità”, conclude il primo cittadino.

“È necessario capire chi indirizza queste persone verso la nostra città, creando aspettative infondate. Monitoraggio costante e linea ferma”. È il primo cittadino Pierluigi Biondi a parlare e lo fa con una nota ufficiale del Comune. Pochi giorni fa l’arrivo di “44 migranti giunti da Trieste attraverso la rotta balcanica e trasferiti in altra città idonea ad accoglierli”, poi altri 25 giovani disperati portati da qualcuno davanti alla prefettura aquilana.

“Trovarci nuovamente in una situazione analoga, con modalità così simili, fa pensare alla possibile esistenza di una regia che indirizza queste persone verso la nostra città con fini sospetti”, ha aggiunto il sindaco a margine di una riunione urgente convocata dal prefetto, Giancarlo Di Vincenzo, alla quale hanno partecipato anche l’assessore alla Protezione civile e sicurezza urbana, Fabrizio Taranta, e l’assessore alla Polizia locale, Laura Cucchiarella.

L’Aquila non può diventare il ricettacolo dei flussi di tutto il Paese. L’accoglienza deve basarsi su serietà, verità e coordinamento istituzionale, così come sempre avvenuto nella nostra città”, sottolinea Biondi. “Non possiamo accettare che qualcuno utilizzi la fragilità di esseri umani per fini commerciali o propagandistici”, rimarca il sindaco. “Ci occuperemo – aggiunge – delle situazioni di particolare vulnerabilità, che al momento non emergono”.

“L’Aquila è, e resta, una città accogliente, solidale, capace di integrare nel proprio tessuto sociale comunità straniere da ogni parte del mondo. Abbiamo tanti cittadini di diverse nazionalità che lavorano, studiano e vivono qui, contribuendo ogni giorno alla crescita economica, sociale e culturale del territorio. Tuttavia, non possiamo tollerare che l’accoglienza venga gestita in modo opaco, improvvisato o, peggio, strumentale”, conclude il sindaco.

 

Rigide notti autunnali con temperature precipitate a tre gradi. E una trentina di migrati costretti a dormire per terra, nei sottopassi o agli angoli dei parcheggi, su letti improvvisati coi cartoni. Nei dormitori non c’’è posto e loro si arrangiano come possono. Unico riparo dal freddo era una coperta riciclata da chissà dove, ma loro se la facevano bastare. Succedeva fino a ieri, perché ora qualcuno ha rubato le coperte degli ultimi. 

Le coperte che usavano sono sparite. In assenza di posti disponibili in città o nel resto d’Abruzzo, i giovani trascorrono le notti nel sottopasso della Fontana Luminosa o negli spazi seminterrati vicino alla Questura. “Non ci sono posti, dobbiamo aspettare”, ripetono alla mensa di Piazza d’Armi dove riescono a ottenere un pasto caldo a pranzo e cena e qualcosa per la colazione.

Quando i migranti sono usciti dalla mesa, sono tornati a cercare uno spazio riparato dal vento. Le coperte erano state sistemate nel sottopasso e in un angolo del parcheggio. Ma, dopo essere rientrati dalla mensa, le coperte non c’erano più.

“Ce le hanno portate via mentre mangiavamo alla mensa dei poveri”, raccontano i migranti. Sono giovani, quasi tutti pakistani o afgani. Raccontano di essere arrivati all’Aquila seguendo chat e messaggi sui social che indicavano la città come un luogo dove “le procedure sono più facili”. Un furti che ha dell’incredibile, per fortuna è subito scattata una gara spontanea di solidarietà tra cittadini e associazioni. 

Ma non è l’unico contenuto di questo tipo. Intorno all’emergenza si muove una rete spontanea di solidarietà. Don Osman Prada, parroco della frazione di Roio, ha organizzato una distribuzione di conforto. Il centro sociale Torrione San Francesco ha raccolto coperte e indumenti pesanti. Privati cittadini stanno consegnando sacchi a pelo e giacconi.