Dopo Leon de Perù, documentario sugli anni di missione di papa Prevost, arriva Leo from Chicago per raccontare le origini di Leone XIV. Da ieri, in occasione della ricorrenza dei sei mesi dall’elezione, il documentario è disponibile su YouTube e, dice il prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede Paolo Ruffini, «lo daremo a chiunque lo voglia trasmettere, in tutto il mondo, con l’unica preghiera di fare un’offerta alla Caritas in Perù, come concordato con papa Leone». Leo from Chicago (prodotto dalla Direzione editoriale del Dicastero per la comunicazione, in collaborazione con l’arcidiocesi di Chicago e l’Apostolado El Sembrador Nueva Evangelización) è stato realizzato da Deborah Castellano Lubov, Salvatore Cernuzio e Felipe Herrera-Espaliat, con il montaggio di Jaime Vizcaíno Haro: «Ci siamo accorti, dopo il primo viaggio nel cuore della missione di papa Prevost, che mancava il prequel», spiega Cernuzio. Detto fatto: quindici giorni a Chicago, due a Philadelphia e un’incursione in Florida (dove vive il fratello minore del pontefice, John) e Leo from Chicago è pronto ad offrirci un ritratto “privato” del Papa quando era ancora “solo” Robert Francis. O, meglio, Bob, come tutti lo chiamavano e qualcuno lo chiama ancora: «È strano adesso dire Bob, dovremmo chiamarlo Sua Santità», dice una delle ventotto persone che parlano di lui nel documentario.
Ci sono i due fratelli, Louis e John, i confratelli agostiniani, gli insegnanti e gli amici di una vita. Tre sono le parole-chiave seguite dagli autori: radici, legami e vocazione. E sono tanti gli aneddoti che emergono dalle testimonianze: ci raccontano della passione di Prevost per la guida («Conosceva ogni tipo e marca di auto e sapeva cambiare olio e candele. Sto aspettando di vederlo alla guida della papamobile perché lui non ama stare dietro», scherza un amico); dei gusti culinari (pizza, hamburger e bistecche e il venerdì pesce); delle preferenze musicali (da Elton John a Neil Diamond e a Simon e Garfunkel), delle caramelle Peeps (dolcetti di marshmallow che gli piacciono molto), del tifo per i Chicago White Sox e delle telefonate che scambia con i fratelli ogni giorno («Una quindicina di minuti per raccontarsi come sta andando»); e dell’attesa della Festa del Ringraziamento («per mangiare non il tradizionale tacchino ma il ripieno con cui viene preparato» racconta, sorridendo, Deborah Castellano Lubov).
Ma, aneddoti a parte, ciò che emerge soprattutto è il ritratto di un uomo normale e, insieme, speciale, cresciuto (nella piccola casa di Dolton davanti alla quale oggi ogni giorno si raduna gente a pregare) in una famiglia profondamente cattolica: «Tutte le sere mamma e papà recitavano il Rosario in salotto. E la mattina mamma andava a Messa alle cinque; quando tornava, noi figli ci stavamo preparando per andare a scuola» ricordano i fratelli. E Bob «sembrava fosse già speciale. La prima cosa che ha capito è che voleva diventare prete. Un giorno una suora a scuola gli disse: “Potresti diventare Papa”. E pensare che noi lo prendevamo in giro per quella frase». Tutti concordano sulla sua calma interiore che «sembra avere portato anche nel papato»; e sull’amore per la gente: «Parlava di giustizia sociale anche al liceo, non sorprende la sua scelta di andare missionario. L’attenzione alla dottrina sociale della Chiesa ha dato i suoi frutti in Perù. Prevost ha interiorizzato il messaggio della Chiesa e lo ha applicato», affermano i fratelli. Poi, naturalmente, c’è sant’Agostino: «Lui si identifica con Agostino – raccontano –. Il suo noviziato è stato stupendo, fatto di pazienza e intelligenza, ma anche di capacità di stare in silenzio. La sfida di un agostiniano è unire il lato contemplativo al lato attivo e lui lo ha sempre fatto. Noi agostiniani sappiamo chi è e siamo felici che il mondo lo stia scoprendo». La conclusione è affidata al fratello: «Penso che cambierà la Chiesa semplicemente essendo sé stesso». Leo from Chicago sarà proiettato nei prossimi giorni in alcune città italiane in occasione di alcuni incontri pubblici promossi dal Dicastero per la comunicazione e dedicati alla figura di Leone XIV. Tra queste Vicenza e Cremona (21 novembre), Trento (25 novembre), Verona (1 dicembre), Genova (5 dicembre