di
Renato Franco
I ricordi del conduttore: «Doppio Slalom ebbe subito un successo pazzesco, non potevo più scendere in strada. In amore mi sento un 18enne e ho fatto disastri»
Un successo fulminante a cavallo degli anni ‘90, programmi e ascolti, telepromozioni e stipendi da favola in mezzo a una vita sentimentale ricca di entrate e uscite. Poi, come sempre, la vetta si inclina verso la discesa. «Non avevo agenti, in tv molti vanno avanti grazie a loro». Così il teatro è diventato («felicemente») la prima scelta. Eppure Corrado Tedeschi evoca ricordi televisivi che hanno costruito l’adolescenza di molti. A partire da Doppio Slalom, il quiz per ragazzi dai 14 ai 18 anni, che è stato un programma generazionale.
Altro che giovane talento, aveva già 30 anni quando vinse un concorso in Rai per nuovi volti televisivi.
«Fu la mia ex moglie a propormelo, ma io ero scettico, pensavo fosse una cosa già decisa, per raccomandati, invece mi sono trovato davanti a una commissione di gente molto in gamba come Bruno Voglino, una persona straordinaria».
C’erano anche Fazio e Cecchi Paone: era meglio di loro?
«Non lo so. Ma so che ogni tanto chiamavo Voglino a Roma e gli chiedevo: scusi, ma perché pur avendo vinto il concorso non lavoro? E lui mi rispondeva: certi meccanismi della Rai sono misteriosissimi pure per me. Alla fine mi consigliò di chiamare Ludovico Peregrini, il notaio di Mike, che faceva i casting per Canale 5».
E Canale 5 la prese subito per «Doppio Slalom».
«Dopo la prima settimana non potevo più uscire per strada. Fu un successo spaventoso, facevamo numeri incredibili, ascolti pazzeschi. Essere riconosciuto per strada era bellissimo. E succede ancora adesso: sopra una certa età tutti sono cresciuti con quel quiz».
Tra i concorrenti ci fu Salvini.
«Ovviamente tutti abbiamo scoperto dopo chi fosse. A rivederlo era preparatissimo, sapeva cose che in genere un ragazzo a quell’età non sa, si vedeva che leggeva i giornali. Per quello che è successo dopo però io non c’entro niente: non sono responsabile».
Slalomeggiò nel suo programma anche Adinolfi che già a 15 anni sognava di fare il politico.
«Le immagini di quel tempo ci restituiscono un ragazzo decisamente irriconoscibile».
Dopo cinque anni venne promosso al «Gioco delle coppie».
«Era un programma già consolidato, di enorme popolarità. Abbiamo fatto anche una versione estiva sulla spiaggia a Rimini: mi svegliavo tardi, il pomeriggio registravamo due puntate, la sera partecipavo a grandi feste perché tutti volevano il cast del programma. Spesso mi ritrovavo a pensare: ma davvero mi pagano così tanto per fare ‘sta cosa qua?».
Ha condotto anche «Studio sport».
«Raimondo Vianello mi vedeva come suo successore a Pressing. Appena lo disse mi si creò il vuoto intorno. Da quel momento mi fecero la guerra e così finì la mia avventura a Italia 1».
Era sempre più emarginato, non aveva programmi suoi. Cosa era successo?
«Sono cominciati a entrare di mezzo gli agenti e io non ho mai avuto un agente, quindi… Credo di essere stato sempre molto affidabile, però ho scoperto che in tv per qualcuno gli ascolti contano, per altri no».
Ha lasciato Mediaset per Rai3 e sono arrivati cinque anni a «Cominciamo bene».
«Prima tre anni estivi con Ilaria D’Amico e poi due con Elsa Di Gati. Era una trasmissione di grande successo, il direttore di rete ci chiamava la mattina: state facendo troppo, state rompendo le scatole a Rai1 e Rai2. Io mi meravigliavo di questi strani equilibri all’interno della stessa azienda. Mi sembravano tutti matti».
Ilaria D’Amico?
«Una ritardataria patologica. Però poi arrivava in scena ed era perfetta, ci divertivamo».
A un certo punto avrebbe dovuto condurre «L’Eredità».
«Mi chiamò il direttore generale e mi fece vedere il palinsesto: mi era stata assegnata L’Eredità, un programma che credo senza modestia avrei fatto proprio bene perché è un quiz vecchio stile. Così ho lasciato Rai3 e sono andato a Rai1, ma nel frattempo sono saltati tutti quelli che mi volevano e io sono rimasto senza niente».
Nella sua carriera ha avuto meno di quello che meritava?
«Sì, sicuramente. Però sono talmente felice con il teatro che anche le piccole amarezze televisive si perdono nel nulla. Dal ‘90 ho portato in scena 50 spettacoli, con i teatri sempre pieni. Quando lasciai la tv per il palcoscenico, se ne andò anche il mio avvocato: mi disse che ero pazzo».
I partner peggiori?
«Purtroppo ci sono attrici che si sentono primedonne, che non si rendono conto che oggi non c’è più spazio per divismi e capricci. Però ho anche avuto partner meravigliose come Deborah Caprioglio, una che non si lamenta mai: abbiamo fatto cinque spettacoli insieme, siamo fissi al Manzoni a Milano, ormai siamo una coppia di fatto».
Fiction e cinema l’hanno snobbata?
«Ho recitato in parecchie fiction, ma devo dire che anche lì c’è un circo… Vedi sempre le stesse facce, come al cinema. Possibile che i film siano in mano sempre agli stessi dieci attori?».
La tv di oggi le piace?
«C’è una domanda di riserva? Vedo tanti programmi agghiaccianti, tanti talent tutti uguali. Il problema della tv di oggi è che questi ragazzi diventano prima famosi, poi forse bravi».
Figlio di un ufficiale della Marina Militare, ha vissuto i primi dieci anni della sua vita in tutti i porti d’Italia.
«Un’esperienza che mi ha formato il carattere. Tutti quegli spostamenti mi hanno spinto a non affezionarmi troppo alle persone, perché sapevo che tanto dovevo andar via. Uno stato d’animo che è la fotocopia di quello che mi succede adesso: faccio un mestiere dove si vive con la valigia in mano».
Poi suo padre si è fermato a Genova.
«Giocavo nelle giovanili della Sampdoria, frequentavo la scuola del Teatro Stabile e intanto andavo anche a scuola: in pratica facevo tre cose e nessuna veramente bene. Poi ho iniziato a lavorare con mio padre come dirigente d’azienda, sono ancora iscritto all’albo come agente marittimo. Ma sognavo la tv».
Ha avuto una vita sentimentale agitata.
«Ho fatto molti casini. Ho scritto anche uno spettacolo piuttosto autobiografico, L’uomo che amava le donne. Essendo figlio di un marinaio ho preso tutto il peggio che potevo da lui».
La fedeltà non rientra tra i suoi pregi?
«Un marinaio fedele è un controsenso: le donne sono la cosa più bella del mondo e io ho frequentato tanti porti. E comunque sono d’accordo con Truffaut, le donne sono state create per migliorarci».
Adesso è single o fidanzato?
«Sono in trattative. Vediamo che succede. Io ho una testa da diciottenne imprigionata in un corpo non proprio adolescenziale. Credo che quando uno dice a se stesso di essere finalmente maturo, allora è vicino alla fine».
L’età che avanza?
«Fa girare le scatole, moltissimo. L’idea di non poter più giocare a calcio è la cosa che mi fa più male».
La prima volta a Buckingham Palace: non può essere vero.
«Giuro di sì. Ero a Londra con mio fratello e una sera conosciamo un ragazzo napoletano e con tre signorine andiamo a casa sua. Solo che lui faceva il cameriere a Buckingham Palace e aveva un appartamentino proprio dentro il palazzo. Non avevo neanche 14 anni ed è stata la prima volta. Reale, in tutti i sensi. Soprattutto per il palazzo».
11 novembre 2025 ( modifica il 11 novembre 2025 | 07:32)
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