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Con la sigla del rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro, le telecomunicazioni fanno un salto decisivo nel percorso di rinnovamento del settore, segnando un cambio di passo per l’evoluzione dell’intero ecosistema. L’incremento economico riconosciuto ai 200mila addetti interessati è di 298 euro al 5° livello, corrispondente al Livello C1 nel nuovo sistema di classificazione che sarà erogato con una prima tranche di 100 euro del 1° gennaio 2026, una seconda di 50 euro dal 1° dicembre 2026. Poi altri 50 euro dal 1° luglio 2027 e 98 euro dal 1° dicembre 2028.
I punti qualificanti
Dal punto di vista economico, l’accordo conferma l’impegno concreto e responsabile delle imprese che nel triennio 2026–2028 riconosceranno il recupero dell’inflazione Ipca maturata nei due cicli negoziali. Un segnale importante di attenzione e responsabilità sociale, che si traduce in un impegno reale per il benessere delle persone, anche in un contesto in cui la filiera non è ancora pienamente uscita dalla crisi. Inoltre il nuovo contratto si qualifica per altri due temi. Innanzitutto il contrasto al dumping contrattuale e poi la riforma degli inquadramenti. «Il nuovo contratto rappresenta un punto di svolta per la filiera delle telecomunicazioni – spiega il presidente di Asstel, Pietro Labriola – perché guarda avanti e mette al centro il valore delle persone. È un contratto di trasformazione che nasce da un dialogo serio e responsabile, e che testimonia la grande responsabilità sociale del nostro settore». Nonostante non si possa parlare di uscita dalla crisi «le imprese hanno scelto di fare la loro parte, anche in coerenza con gli interventi previsti dal Governo nella legge di bilancio, che prevede misure di agevolazione fiscale per incrementi economici riconosciuti dai rinnovi contrattuali – continua Labriola -. Tuttavia, questo impegno deve essere accompagnato da politiche industriali coerenti e di lungo periodo: senza un cambiamento strutturale nelle politiche del Sistema Paese, ogni sforzo delle imprese rischia di essere vano». I numeri del contratto lo collocano tra i principali del privato con oltre 200mila occupati interessati, più del 6% del Pil e investimenti per oltre 114 miliardi di euro dal 2010. «Le telecomunicazioni sono una componente strategica dell’economia italiana – dice Labriola – e meritano una visione di politica industriale che ne riconosca il ruolo centrale per la competitività nazionale. È il momento di agire con coerenza e visione, per fare della nostra filiera uno dei motori della digitalizzazione e della crescita del Paese».
L’area customer care
Il contrasto al dumping contrattuale avviene attraverso l’introduzione per la prima volta di una distinzione nella filiera per il comparto CRM–BPO (customer care), il più esposto ai processi evolutivi e di transizione tecnologica, prevedendo maggiori strumenti di flessibilità per garantire sostenibilità economica e occupazionale e contrastare i fenomeni di dumping contrattuale. Per il CRM-BPO (customer care) l’incremento economico riconosciuto è di 288 euro al 5° livello, corrispondente al livello C1 nel nuovo sistema di classificazione con una prima tranche di 50 euro dal 1° aprile 2026, una seconda di 35 euro dal 1° dicembre 2026. Poi ulteriori 50 euro dal 1° dicembre 2027, 50 euro dal 1° luglio 2028 e 103 euro dal 1° dicembre 2028. In questo ambito c’è stata anche la revisione della clausola sociale che garantisce la continuità occupazionale nei passaggi di appalto, mantenendo condizioni economiche equivalenti e sostenibili.
La riforma delle aree professionali
Il contratto prevede una riforma degli inquadramenti con l’introduzione di aree professionali per valorizzare le competenze delle persone e guidare la trasformazione superando i vecchi livelli e valorizzando le competenze, l’occupabilità, collegando in modo più diretto le responsabilità ai percorsi di crescita.
