A ottobre le infezioni da sars-cov-2 sono aumentate. I dati di ottobre pubblicati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) indicano che a livello mondiale i casi in più sono stati 19mila rispetto al mese precedente. Secondo i ricercatori, però, il numero reale dei contagi è molto più alto, perché oggi i governi sono meno impegnati nella raccolta dei dati rispetto ai tempi della pandemia.
“Il monitoraggio esiste ancora, ma è molto meno forte di prima. Di conseguenza non abbiamo un quadro completo della circolazione del virus e delle varianti”, conferma Maria Van Kerkhove, direttrice ad interim del dipartimento che si occupa della gestione di epidemie e pandemie dell’Oms, a Ginevra, in Svizzera. “Mi sembra che esista un’amnesia collettiva a proposito del covid-19”, aggiunge Van Kerkhove.
Antonia Ho, epidemiologa clinica dell’università di Glasgow, in Scozia, sottolinea che anche nel caso in cui una persona risulti positiva a un test fatto in casa non esiste più un modo per comunicare il contagio alle istituzioni.
Ho spiega che in assenza di dati affidabili, le organizzazioni sanitarie non riescono a consigliare le formule adeguate dei vaccini e seguirne la somministrazione. “Il monitoraggio è decisivo per capire cosa c’è in circolazione”, commenta Ho.
I dati sono meno solidi rispetto a quelli raccolti durante la pandemia. I ricercatori stanno lavorando anche sulle informazioni relative alle forme gravi che richiedono i ricoveri ospedalieri. “Il monitoraggio di questi ricoveri è l’aspetto su cui ci stiamo concentrando, ma facciamo anche controlli sulle acque di scarico, un indicatore molto utile per scoprire cosa succede all’interno di una comunità”, spiega Ho.
L’analisi genomica dei campioni contenenti il virus sars-cov-2 indica che le varianti più comuni attualmente in circolazione a livello mondiale sono la xfg, chiamata anche Stratus o “variante Frankenstein”, e la nb-1-8-1, conosciuta con il nome di Nimbus. La variante Stratus rappresenta il 76 per cento dei casi ed è dominante in Europa e in America, mentre Nimbus è prevalente nella regione del Pacifico occidentale e riguarda il 15 per cento dei casi, spiega Van Kerkhove.
Stratus e Nimbus provocano sintomi simili alle varianti precedenti (tra cui febbre, tosse e rinorrea), ma la variante Nimbus presenta anche un sintomo distintivo: un dolore “tagliente” alla gola. Il 4 settembre Stratus e Nimbus erano nella lista delle “varianti di covid-19 attualmente sotto analisi” dell’Oms.
Le campagne di vaccinazione
Van Kerkhove sottolinea che le ultime informazioni sui ceppi di sars-cov-2 sono molto lontane dal dare un quadro completo sulla circolazione del virus. Anche i dati sui ricoveri sono più incompleti rispetto agli anni della pandemia, anche perché oggi meno di 35 paesi continuano a pubblicare informazioni relative al covid-19.
“È per questo che stiamo cercando di spingere i governi a continuare il lavoro di sequenziamento”, spiega Van Kerkhove, aggiungendo che i dati attualmente disponibili sono comunque sufficienti per “fornire alle autorità informazioni sull’efficacia dei vaccini”.
Le campagne di vaccinazione si stanno concentrando sugli anziani (con più di 65 anni negli Stati Uniti, 75 nel Regno Unito e in altre aree dell’Europa) e sui pazienti immunodepressi con più di sei mesi. Tuttavia, Michael Head, epidemiologo dell’università di Southampton, nel Regno Unito, preferirebbe che ci fossero più vaccinazioni anche tra la popolazione giovane. “Il covid-19 è ancora una malattia spiacevole. I vaccini continuano a garantire effetti benefici per la salute pubblica e rappresentano uno strumento cruciale per affrontare la minaccia del virus”.
In molti paesi, tra cui la Germania e il Regno Unito, i vaccini e i richiami contro il covid-19 fanno parte del programma di vaccinazione annuale contro l’influenza in vista della stagione invernale, caratterizzata da una larga diffusione dei virus respiratori (lo stesso approccio è stato seguito negli Stati Uniti fino a settembre, quando un’importante commissione ha stabilito di sospendere la raccomandazione del vaccino per tutti gli adulti).
Ma i ricercatori che studiano il sars-cov-2 non sono convinti che si tratti davvero di un virus stagionale. Uno studio sulla trasmissione del covid-19 nel 2021 ha evidenziato che il 91 per cento dei contagi si era verificato quando le temperature erano tra i 3 e i 17 gradi, mentre una ricerca condotta in Africa ha confermato che l’infezione asintomatica era legata alle temperature più fredde.
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Tuttavia, i dati indicano anche che il tasso di ospedalizzazione da sars-cov-2 cresce nei mesi estivi. “Se vai al pronto soccorso in piena estate troverai casi di persone affette da covid-19”, spiega Ziyad Al-Aly, epidemiologo clinico della Washington university di St. Louis, negli Stati Uniti.
Head sostiene che il covid-19 non sia stagionale quanto l’influenza o il raffreddore, un aspetto che suggerisce la necessità di fare campagne di vaccinazione tutto l’anno e non solo in autunno. “Anche d’estate le conseguenze sono significative”, sottolinea. “Ma è difficile quantificarle, perché non esiste una definizione precisa da applicare”.
La cosa migliore sarebbe un vaccino capace di proteggere contro tutte le varianti dell’influenza e del covid. “Ma siamo piuttosto lontani da questo obiettivo”, ammette Head.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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