di
Pietro Serina

L’ex mister (e calciatore), domenica era allo stadio per la gara contro il Sassuolo: «Mi sarebbe piaciuto allenare con i cinque cambi»

Ottavio Bianchi, lei domenica per la prima volta è entrato nel nuovo stadio di Bergamo, quasi 60 anni dopo averci giocato per la prima volta.
«Mi è piaciuto molto. I dirigenti sono stati cortesi e ospitali. È stato un piacere, non en-travo in uno stadio ormai da parecchi anni».

E cos’ha visto?
«Uno stadio bello. E una partita brutta».



















































Sì, brutta.
«Talmente brutta che non ho visto il peggiore in campo. Un allenatore guarda sempre queste cose, ma domenica proprio non ci sono riuscito. Mi è capitato di rado, e non è una bella cosa».

Ma, secondo lei, cosa sta succedendo all’Atalanta?
«Ah, non lo so proprio. Spesso non capisci cosa sta succedendo quando sei dentro, figuriamoci vedendo le cose da fuori».

Vista la prestazione di Marsiglia, ci si aspettava la svolta, dopo tanti alti e bassi.
«A Marsiglia, guardando la tv, avevo visto anch’io buoni segnali. Ma so che la Champions è altro, perché ti dà una carica diversa e si prepara da sola. Garantisce grandi motivazioni, anche se ti porta stanchezza».

Col Sassuolo era la settima gara in 22 giorni.
«Questo complica soprattutto le conseguenze dei microtraumi, perché non si recupera in tempo. Ma l’Atalanta ha tanti giocatori in organico, e con i cinque cambi puoi rivoltare la squadra. Mi sarebbe piaciuto allenare con i cinque cambi. Però ritengo che sia più giusto valutare l’Atalanta per le gare di campionato».

In tal caso siamo a tre gare sbagliate nelle ultime quattro.
«Ho seguito solo il Sassuolo allo stadio. E non giudico quanto visto in tv, perché quello che vedi è un altro sport».

Ma cosa pensa dell’esonero di Juric?
«Ribadisco che non ho le conoscenze necessarie per giudicare, ma vista la storia tendo a fidarmi dei Percassi. Entrambi hanno sentito l’odore della canfora».

Nel senso che hanno giocato a calcio. Per i più giovani, lei si riferisce all’olio di canfora, che si usava negli spogliatoi.
«Certo, sia Antonio che Luca sono uomini di calcio. E da dirigenti hanno fatto cose straordinarie all’Atalanta, senza la tendenza a mangiare gli allenatori, a differenza di tanti altri loro colleghi. Quindi tendo a fidarmi delle loro decisioni».


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11 novembre 2025