di
Luigi Ippolito

Una lista di imbarazzi che ha gravemente intaccato la credibilità della tv, che pure resta la più importante fonte di notizie per il pubblico britannico (e non solo)

C’è chi ha suggerito che la C di Bbc (British Broadcasting Corporation) dovrebbe essere piuttosto letta come «cataclisma» o «calamità» o «catastrofe»: il solito umorismo inglese, anche un po’ macabro, in questo caso, visto che la crisi che avviluppa l’emittente pubblica britannica sta assumendo i contorni di una vera battaglia per la sopravvivenza.
Ma gli ultimi, drammatici avvenimenti, culminati domenica sera nelle dimissioni del direttore generale, Tim Davie, e della direttrice dei servizi giornalistici, Deborah Turness, rappresentano solo l’ultima puntata di un «caso Bbc» pieno di colpi di scena come una serie tv.

L’arresto eccellente

Come dimenticare la discesa agli inferi di Huw Edwards, il giornalista più famoso e più pagato dell’emittente (con uno stipendio equivalente a circa 550 mila euro l’anno), il volto che annunciò al mondo la morte di Elisabetta II e che fece la cronaca in diretta dei suoi funerali: ebbene, Edwards venne arrestato e condannato l’anno scorso per possesso di immagini pedopornografiche, dopo che era emerso già l’anno prima che aveva pagato migliaia di sterline a un minorenne per farsi spedire sue foto esplicite. La Bbc si è dovuta impegnare in un arduo (e praticamente impossibile) lavoro di cancellazione del reprobo dai propri archivi.



















































C’è stata poi la saga di Gary Lineker, l’ex calciatore della nazionale inglese diventato commentatore sportivo (e più pagato collaboratore della Bbc, per l’equivalente di un milione e mezzo di euro l’anno). Lineker, dal suo pulpito, si prendeva il lusso di continue esternazioni politiche, violando platealmente il codice di imparzialità dell’emittente: dopo essere stato sospeso due anni fa per aver paragonato al nazismo la politica del governo conservatore sull’immigrazione, è stato accompagnato alla porta a maggio per aver condiviso sui social un’immagine antisemita a proposito della guerra a Gaza.

E parlando del conflitto palestinese, aveva suscitato obbrobrio il documentario su Gaza andato in onda nel febbraio di quest’anno, dopo che si era scoperto che il 13enne che narrava la storia altri non era che il figlio di un alto dirigente di Hamas: la Bbc è stata costretta a ritirare il programma dal proprio servizio streaming. Più in generale, il canale arabo dell’emittente è accusato di parzialità anti israeliana ai limiti dell’anti-semitismo.

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Alla luce di ciò è apparsa dunque incredibile la decisione di trasmettere dal vivo, senza interruzioni, la performance al festival musicale di Glastonbury del duo rap Bob Vylan, noto per le sue posizioni estreme filo-palestinesi: e infatti i rapper si sono messi a scandire in diretta «Morte all’Idf» (l’esercito israeliano), procurando alla Bbc l’accusa di incitamento all’odio.

Ma le porcherie non sono solo politiche, sono anche letterali: il celebre conduttore di Masterchef, Gregg Wallace, è stato allontanato dopo che sono emerse accuse di cattiva condotta e vere e proprie molestie sessuali verso le sue collaboratrici. Il problema è che sono stati documentati almeno 45 incidenti, il che solleva la questione di come sia stato possibile che sia stato tollerato così a lungo. Uno scandalo che ha riportato alla memoria quello di Jimmy Savile, uno dei più noti presentatori e dj della Bbc dagli anni Sessanta agli anni Ottanta: nel 2012 emerse che Savile durante tutta la sua carriera aveva abusato sessualmente di centinaia di minorenni nell’indifferenza e complicità generali.
E l’altro scandalo «storico», che riemerge periodicamente, è quello della famigerata intervista del 1995 alla principessa Diana, ottenuta con l’inganno grazie a documenti falsi che avevano alimentato la paranoia e la mania di persecuzione della moglie di Carlo.

Il «colpo di Stato»

Insomma, è una litania di imbarazzi che ha gravemente intaccato la credibilità della Bbc, che pure resta la più importante fonte di notizie per il pubblico britannico (e non solo). Ma la destra a Londra sente ormai l’odore del sangue, perché ha sempre considerato l’emittente pubblica come un bastione della sinistra da mettere prima o poi al guinzaglio; dall’altra parte le anime belle del progressismo sono scese in campo, come il direttore di Prospect (ed ex direttore del Guardian) Alan Rusbridger, che ha accusato «i nemici ideologici e commerciali» della Bbc di volerla «vedere appassire o morire», mentre lo stesso Guardian evocava ieri mattina addirittura il «colpo di Stato».

Se la Bbc uscirà diminuita da questa vicenda, il panorama dei media (e culturale) britannico farà un altro passo verso l’americanizzazione, ossia verso uno scenario polarizzato in cui si fronteggiano giornali e tv sempre più partigiani (cosa che d’altra parte riflette la crescente polarizzazione dell’opinione pubblica): sarà allora che ci sarà da rimpiangere Auntie, la «zietta», come chiamano affettuosamente la vecchia Bbc.

10 novembre 2025 ( modifica il 11 novembre 2025 | 08:51)