I registi sono grandi tifosi giallorossi. Fabio: “Giocare il campionato del centenario con il tricolore sarebbe straordinario”. Damiano: “L’Oscar alla carriera lo do a De Rossi”


Francesco Balzani

Collaboratore

11 novembre – 14:07 – ROMA

Un Orso d’oro a Berlino, undici nastri d’argento e una serie di altri riconoscimenti. I fratelli D’Innocenzo, nati e cresciuti nel quartiere di Tor Bella Monaca, sono oggi una delle più belle realtà del cinema italiano. Fabio e Damiano, 38 anni, hanno impressionato alla regia con film come Favolacce, America Latina e la Terra dell’abbastanza. E con la serie tv Dostoevskij. Hanno anche contribuito ai video musicali di star internazionali come Kanye West e al successo di Dogman. Ma tra una ripresa e l’altra i due gemelli non si sono persi una partita della Roma. La squadra che tifano fin da bambini e che seguono quando possono anche allo stadio.

Iniziamo con una domanda scottante, ci credete o no allo scudetto?

FABIO: “Non crederci non sarebbe da romanisti. L’ipotesi di giocare il campionato del centenario con il tricolore sarebbe straordinario e in qualche modo andrebbe a redimere i tanti anni sfortunati che abbiamo passato e le tante occasioni perse. Mi sorprende come la piazza sta vivendo il momento, c’è entusiasmo ma non isterismo come in altre annate. Siamo diventati molto sobri”.

DAMIANO: “Ricordo ancora l’annata 2013-2014, quella delle dieci vittorie di fila di Garcia. Ricordo un signore che chiamò una radio romana dicendo: ‘Famo piazza Garcia’ storpiando pure il cognome. Si parlava già di dedicare piazze, l’entusiasmo ci deve stare. Godiamoci questi momenti. Se ci credo non lo dico, lo spero”.

A due romani come voi cresciuti in un quartiere popolare, che effetto fa vedere un piemontese come Gasperini così apprezzato dalla città?

FABIO: “Ci sono due fattori che hanno aiutato il tecnico ad inserirsi. Il primo è perché è stato scelto da Ranieri che ha fatto da scudo, se lo avesse scelto un altro probabilmente sarebbe arrivata qualche critica. È come quando papà portava un suo amico a cena, non lo conoscevi ma ti fidavi. L’altro è che l’hai strappato alla Juve o meglio che lui abbia preferito la Roma. Questo non è da tutti, poi ovviamente i risultati aiutano”.

DAMIANO: “Beh, ma l’ultimo scudetto vinto qui l’ha vinto uno di Gorizia che di sicuro era poco simpatico (Capello, ndr.). Quello che vedo da parte sua è rispetto e consapevolezza. Gasperini non è uno che urla ‘Daje Roma’ per ingraziarsi i tifosi ed è giusto così. Mostra educazione verso chi il romanismo lo sente davvero in una città in cui quell’aspetto è molto importante. Non cerchiamo ipocriti. Gasp mi sembra uno di quegli amici che se ti chiedono se lo conosci fai finta di niente ma che chiami sempre quando ti serve. Non sarà dolce e simpatico, ma c’è nel momento del bisogno”.

Trovate nella Roma attuale due attori protagonisti per uno dei vostri film?

FABIO: “In un film che riesce a tenerti sulle spine io mi prendo una coppia stile Miami Vice. E per me sono Dybala e Wesley. Paulo somaticamente ha proprio la bellezza che devono avere le grandi stelle. Il brasiliano è l’attore imprevedibile, ha i capelli giusti, la faccia giusta. Ha un qualcosa di romantico e periferico, lo avrei visto bene in Favolacce con Elio Germano”.

DAMIANO: “Ma come fai a non mettere Svilar? È bellissimo, sarebbe un attore di Hollywood se fosse bravo a recitare. L’altro sono d’accordo è Dybala. Ma io due ruoli da non protagonisti li darei pure a Celik e Cristante. Poi mi aspetto un colpo a gennaio, a quel punto possiamo rivedere il cast”.

Ma un film sul calcio quando lo fate?

FABIO: “Inevitabile non pensarci. Ma noi siamo troppo tifosi, l’aspetto calcistico passerebbe in secondo piano rispetto a quello antropologico. Non riuscirei a essere obiettivo, è come fare un film sul tuo compagno e la tua compagna. Sarebbe rischioso”.

DAMIANO: “Mio fratello però dimentica una cosa. Noi abbiamo scritto un film sul calcio, una sceneggiatura che abbiamo venduto a un regista e parla di calcio dilettantistico. Il film si chiama Go’, come il gol nominato dai romani. Non so se è un capolavoro, ma è molto bello. Uscirà il prossimo anno”.

Il vostro Oscar alla Roma di tutti i tempi?

FABIO: “La scena da Oscar è quella simmetria fantastica nel 2001 che parte dal gol di Castroman nel derby finito 2-2 alla rete di Montella in rimonta sulla Juve a Torino. In quei giorni c’è tutto, un capolavoro”.

DAMIANO: “Io l’Oscar lo do a tutta la carriera di De Rossi. Non c’è mai stato un giocatore che incarnasse così tanto il nostro essere romanisti in campo, nemmeno Totti da quel punto di vista c’è riuscito anche se parliamo di un campione assoluto”.

E invece il vostro primo ciak con la Roma? Quando è scattata la scintilla allo stadio?

DAMIANO: “Non eravamo all’Olimpico, ma è come se lo fossimo stati. Siamo nel 1998. Io e Fabio avevamo 10 anni ed eravamo nella nostra stanzetta, al piano terra mio papà Antonio e nostro fratello Mario stavano vedendo Teleroma56 che trasmetteva il derby del 3-3 in rimonta con gol di Totti. Noi due eravamo appollaiati sulla scala, di nascosto perché era tardi. Ricordiamo le urla, le bestemmie, la felicità di un papà severo e di nostro fratello. Non capivamo bene, ma quel mistero di gioia dopo un gol ancora è rimasto. Quel pianoterra in quel giorno di novembre è stata la nostra prima volta allo stadio”.