«Ho fatto pace con il vetro». Fabrizio Plessi lo dice con la voce di chi ha attraversato una lunga distanza, non solo materiale ma interiore. Lo dice mentre, sospeso su una scala, monta un’enorme scultura luminosa nel cuore di Murano, come se stesse letteralmente domando la materia che per anni aveva respinto. «Per anni ho avuto diffidenza verso il vetro confessa Non mi piaceva. Mi sembrava un materiale troppo rigido, troppo chiuso per la mia idea di fluidità. Poi, imbarcandomi in questa avventura gigantesca, l’ho sperimentato e solo allora l’ho amato. Adesso ne sono innamorato come ci si innamora perdutamente di una donna: amo la sua leggerezza, la trasparenza, l’eleganza, la fluidità».

APPROFONDIMENTI







Da questa riconciliazione nasce “Perdersi in un bicchier d’acqua”, la nuova mostra del maestro della videoarte, in programma dal 23 novembre 2025 al 21 giugno 2026 nelle sale di Palazzo Barovier&Toso a Murano. Un titolo paradossale, come tutta l’opera di Plessi: un invito a lasciarsi andare, a scivolare nel fluido, a dissolvere i confini tra materia e pensiero. Si tratta della prima mostra significativa di Plessi dedicata al vetro di Murano, capace di indagare il materiale nella sua essenza più pura, al di là della consueta dimensione funzionale. Promossa da Barovier&Toso Arte, la mostra rientra nel programma che invita artisti di fama internazionale a confrontarsi con il vetro in chiave puramente artistica.

RICONCILIAZIONE

Pioniere dell’integrazione tra arte e tecnologia, Plessi trova in questo materiale la sostanza ideale per incarnare la sua poetica: trasparente e duttile, fragile e incandescente, sospesa tra equilibrio e caos. «Ho sempre pensato che il vetro non rispondesse alle mie capacità, non trovavo in esso la mia voce spiega Oggi invece ho creato una maniera nuova e diversa di fare vetro. È un materiale che ora si muove, reagisce, respira. Da qui il titolo “Perdersi in un bicchiere d’acqua”, ossia perdersi dove uno non si perderebbe mai».
L’esposizione si apre nello spazio bar che introduce la galleria, dove l’artista reinterpreta le forme archetipiche del bicchiere e della bottiglia. Quelle che erano funzioni quotidiane diventano sculture autonome, solidificate nel gesto del movimento: il vetro cattura la turbolenza dell’acqua, il fluido si fa materia. Accanto alle opere, una selezione di disegni accompagna il visitatore nella genesi delle forme, come testimonianza di un dialogo continuo tra visione e artigianato. Nella Sala dell’Acqua, cuore della mostra, il percorso culmina in una grande installazione ad anello, in dialogo con quattro storici lampadari Barovier&Toso. «Ho realizzato una piccola chicca, una bottiglia di profumo, e un cerchio gigantesco, di oltre otto metri spiega Plessi in questa scultura grandiosa ho inserito centinaia di led luminosi. Rappresenta un po’ il mio autoritratto perché io amo la rotondità della vita».

IMMAGINI E SUONI

Immagini e suoni d’acqua avvolgono lo spettatore in un ambiente suggestivo in cui l’elemento liquido e la fiamma delle fornaci muranesi si incontrano come due forze primarie della creazione. È un tributo all’energia della città lagunare, ma anche un atto di riconciliazione tra arte contemporanea e artigianato, tra il linguaggio dei nuovi media e la tradizione millenaria del vetro.
Il catalogo della mostra include un saggio di Bruno Corà, presidente della Fondazione Burri, che definisce Plessi, seppur nativo di Reggio Emilia, “il più veneziano degli artisti contemporanei per empatia fisica e destino poetico”. Corà sottolinea come, nella sua lunga carriera, l’artista “ha esaltato e celebrato l’acqua e la luce, ma anche la materia in tutte le sue fogge, elementi primari della vita sul pianeta e della storia di Venezia”.

PARADOSSI

Plessi lo conferma: «Questo lavoro è un atto d’amore verso Venezia, dove ho trascorso la maggior parte della mia vita. Ho cercato di rendere fluido un elemento duro, quasi testardo. Mi piace l’idea che nessuno abbia mai pensato di avvicinarsi a un bicchiere d’acqua come ho fatto io. Il titolo è paradossale: perdersi dove uno non si perderebbe mai. Ma io amo i paradossi, le illogicità». L’artista ha lavorato per mesi, giorno e notte, tra fornaci e nuove tecnologie. «È un momento felice della mia vita confessa Dopo quattordici Biennali e il Premio Masi, questa grande opera resterà visitabile anche all’inizio della prossima Biennale. Chi verrà a Murano vedrà qualcosa di diverso».

Con “Perdersi in un bicchier d’acqua”, Plessi rinnova il suo legame con Venezia, città liquida per eccellenza, e si misura con la trasparenza del vetro muranese per dar voce a una poetica che continua a interrogare il tempo, il movimento e la percezione. Il risultato è un viaggio sensoriale dove arte e artigianato, fuoco e acqua, forma e flusso si intrecciano in un equilibrio sospeso. Murano si conferma così non solo luogo di tradizione, ma laboratorio del contemporaneo e quel bicchier d’acqua in cui ci si perde diventa, ancora una volta, il luogo in cui l’arte ritrova se stessa. E come conclude l’artista, con un sorriso che sa di destino: «Una volta che la nostra testa è aperta a idee più grandi, non tornerà mai più al suo formato originale». La mostra è visitabile dal lunedì alla domenica dalle 10 alle 18. Per informazioni www.barovierarte.coM.