di
Gian Guido Vecchi
Prodotto dal Dicastero della comunicazione guidato da Paolo Ruffini e realizzato con i giornalisti Deborah Castellano-Lubov, Salvatore Cernuzio e Felipe Herrera-Espaliat, con il montaggio di Jaime Vizcaíno Har
Le partite a baseball in strada con i fratelli, i giri in bicicletta. Come quella volta che il fratello maggiore, Louis, gli propose di andare a Beaubien Woods, colline, boschi, sentieri, burroni, una faccenda pericolosa, «non dovremmo», dice il piccolo, «non lo saprà nessuno», ribatte il grande che potrà mai succedere? E invece succede che i due incontrano una gang di ragazzini, vogliamo le vostre bici, le butteremo nel fiume, butteremo anche voi, le cose si mettono male ma il piccolo Rob dice tranquillo al fratello: lascia che ci parli io con loro. Louis Prevost lo racconta ancora incredulo: «È sceso della bicicletta, ha cominciato a parlare con loro e sono diventati amichevoli, abbiamo corso insieme. Ma che gli hai detto?, gli ho chiesto. E lui: ho solo parlato con loro».
A sei mesi dall’elezione
Sempre stato così, «Rob» Francis Prevost. Il documentario «Leo from Chicago», prodotto dal Dicastero della comunicazione guidato da Paolo Ruffini e diffuso attraverso i media vaticani per i sei mesi dall’elezione di Leone XIV – lo hanno realizzato i giornalisti Deborah Castellano-Lubov, Salvatore Cernuzio e Felipe Herrera-Espaliat, con il montaggio di Jaime Vizcaíno Haro – si apre con le immagini della città come appare oggi: la skyline, il traffico delle highway, luci al neon, una «Pope Leo XIV road», la prima pagina del «Chicago Sun Times» che titola «Da Pope!», l’articolo determinativo «the» scritto nello slang cittadino per significare l’incredibile, un Papa americano e per di più concittadino. Un treno merci che raggiunge il sobborgo di Dolton, nel South Side, risale all’inizio, attraverso i racconti dei fratelli Louis e John. Vivevano in una casetta di mattoni in tutto simile alle altre, al numero 212 di East 141st Place. Una stanza da letto, un bagno, una cucina, un salone, una sala da pranzo, un seminterrato e il piano superiore non completato.
La casa
Quando Rob è nato la culla stava in sala da pranzo. Dopo cena, messi a posto i piatti, i genitori Louis Marius Prevost e Mildred Agnes Martínez andavano in salotto e recitavano il rosario, ogni sera. La mamma andava a messa tutti i giorni alle 6 del mattino, prima che i bambini andassero a scuola. L’educazione cattolica, le scuole cattoliche. «La prima cosa che abbia mai capito è che voleva diventare prete», racconta John. I genitori ne erano felici, ma non hanno mai provato a orientarlo. Ogni giorno scendeva in cantina con i fratelli e lui preparava asse da stiro e tovaglia, «celebravamo la messa e non lo considerava un gioco, conosceva tutte le preghiere in latino in inglese». Una delle suore a scuola gli disse: Robert Francis, un giorno potresti diventare Papa, e tutti a ridere, lo prendevano in giro per questo. La gente oggi va a pregare, davanti alla casa natale. Ma in fondo la storia del futuro Papa è quella di un ragazzo normale, seppure dotato.
Le passioni
La passione per le auto, per dire: gli piace guidare, si faceva anche quattordici ore tra la Villanova University in Pennsylvania e Chicago – il tempo per riflettere in santa pace, o chiacchierare con gli amici -, conosceva marche, modelli, linee di produzione, adorava le Ford, sostituiva da sé olio e candele. E poi il baseball e il tifo mai sopito per i White Sox: ancora nel 2005 stava sugli spalti, alla prima partita delle World Series. O l’amore per il cinema: non vedeva l’ora di andare a vedere «The Blues Brothers» di John Landis, anche perché ambientato a Chicago, c’è una foto che lo mostra con gli stessi occhiali scuri di John Belushi e Dan Aykroyd. E il cibo americano, hamburger, panini con la carne di manzo, e un’incredibile pizza ai peperoni con salsicce e funghi che «Aurelio’s pizza», dove andava anche da cardinale, ha soprannominato «Poperoni» dopo l’elezione a pontefice.
Gli studi
Una foto ai tempi del St. Augustine Seminary High School, vicino a Holland, lo ritrae mentre canta con gli amici i successi di quegli anni, le canzoni di Neil Diamond o Elton John. Del resto era un ottimo studente, editore dell’annuario al liceo, tutor, gli amici ricordano che anche alla vigilia degli esami «sapeva essere così calmo, sotto pressione». Il 22 gennaio 1974, a Washington, partecipa alla marcia pro-life nel primo anniversario della sentenza della Corte suprema che sancì il diritto all’aborto. Parlava di giustizia sociale anche al liceo, alla Villanova University scrisse una tesi sulla Dottrina sociale della Chiesa, nata nel 1891 con la Rerum novarum di un Papa che si chiamava Leone XIII.
La personalità
Può sembrare stravagante dirlo di un Papa, ma dal documentario si ricava l’impressione di un uomo che ci crede, davvero, crede profondamente e in vita sua non ha mai fatto nulla per distinguersi né per fare carriera. Un giovane sacerdote molto intelligente, molto preparato. Anni di studi, la laurea in matematica, in filosofia, in teologia, il Dottorato in Diritto canonico. Poteva insegnare all’università, raccontano gli amici, ottenere incarichi prestigiosi in una grande arcidiocesi. Ma lui voleva diventare missionario. Dopo l’ordinazione a Roma, ha scelto di andare in Perù, decenni tra la povera gente. Il resto gli è capitato, ecco tutto. Certo era stato per dodici anni generale dell’ordine agostiniano, aveva girato il mondo, visitato una cinquantina di Paesi in ogni continente, i confratelli dicono che aveva il dono della leadership. Ma ancora all’inizio del 2023 viveva a Chiclayo, era solo il vescovo di una piccola diocesi remota affacciata sul Pacifico. Finché Papa Francesco lo ha chiamato a Roma per guidare il Dicastero dei vescovi all’inizio del 2023 ed è divenuto cardinale neanche venti mesi prima di essere eletto nella Sistina, 267° vescovo di Roma. Per tutta la vita ha coltivato l’ideale agostiniano dell’amicizia, della vita in comunità. L’8 maggio 2025, dalla loggia delle Benedizioni, Leone XIV trattiene un singhiozzo di commozione mentre dice: «Sono un figlio di sant’Agostino, che ha detto: con voi sono cristiano, e per voi vescovo».
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11 novembre 2025 ( modifica il 11 novembre 2025 | 15:28)
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