LIVORNO Livorno e la sua “Promenade”. È un racconto di bellezza. Di scatti narranti al salmastro. Di luoghi leggeri ma vissuti, come l’Accademia e il suo Baretto. Di vita rilassata come la passeggiata di Antignano con la sua tamerice, i bagni e le scogliere. E ancora i luoghi storici, dalla chiesa di San Jacopo ai Pancaldi: è il maestro dell’obiettivo Luigi Angelica, 81 anni, una vita dedicata alla fotografia. E il suo nuovo volume fotografico è l’ennesimo suo omaggio alla città. «Apprezzai molto le parole di Ilario Luperini, un bravo critico d’arte, che scrisse che ho il senso dei luoghi, che raffigurando le persone sono in grado di raccontare Livorno rendendola viva e di far sentire chi guarda le foto parte integrante dello stesso luogo». Angelica, un’istituzione cittadina, si racconta al Tirreno, lui nato a Lucca nel 1944, dopo un’infanzia a Massarosa per il lavoro del babbo, che era nella Guardia di Finanza, si è poi spostato fra Castiglioncello e Livorno.

Io e le foto dei divi

«Amavo in realtà tutte le arti ma consideravo la fotografia un buon compromesso. Lasciai però Livorno per trasferirmi a Milano, ero un chimico, inizialmente alla Carlo Erba ma ho collaborato con varie aziende. Era un lavoro che mi piaceva ma mi stava stretto: a inizi anni ’70 decisi di lasciarlo per dedicarmi esclusivamente alla fotografia. Stando a Castiglioncello avevo l’opportunità di fare il fotoreporter, era una realtà piena di divi, soprattutto al locale Il Cardellino, ho fatto foto a Peppino di Capri, Rita Pavone, Domenico Modugno, Bice Valori, Vittorio Gassman, Paolo Panelli. Era un lavoro che mi rendeva bene e mi permetteva di formarmi nella mia passione principale. Ma di scuole per fotografi in zona non ce n’erano e tornai a Milano per imparare, per fare poi tappe in Svizzera e Germania, imparai davvero tanto. Appresi che dovevo avere un contatto diretto con l’oggetto che fotografavo, dovevo saperlo interpretare, è qualcosa che ha cambiato il mio approccio. Mi venne nel frattempo voglia di fare un libro, e nel 2002, fra tanti timori, con l’editore Belforte realizzai un volume sulle rocce, gli scogli di Calafuria. Con mia sorpresa alla presentazione era tutto pieno e le mille copie stampate andarono presto esaurite. Allora capii che non sarei tornato indietro».

Lavoro e arte

Lavoro e arte si sono quindi fusi per Angelica: «Ho fatto piccoli e grandi eventi, mostre, fra cui una molto bella anni fa ai Bottini dell’Olio a Effetto Venezia. In quegli anni ho aperto il mio studio nel quartiere La Rosa, e molte aziende per cui lavoravo mi contattavano per volumi che utilizzavano per mostrare i propri prodotti».

Racconto Livorno

L’attività che ha maggiormente esaltato Angelica sono i volumi: «Sono ormai a 13, con Promenade, che presenteremo il pomeriggio del 16 novembre, alle 16,30, al Museo di Storia Naturale, occasione in cui interverranno l’assessore Rocco Garufo e amici come Umberto Falchini, Elisabetta Arrighi e Ilario Luperini. Verranno organizzati dei reading e una rassegna musicale per rappresentare il libro». E va sul nuovo volume: «Promenade” è stato bello da realizzare. A me piace fare foto a monumenti, piazze, ma non sono i miei scatti preferiti. Ma questi stessi soggetti sono molto più interessanti se in quei contesti ci sono persone, un po’ a dare vita, ai luoghi stessi e alle foto. Preferisco queste foto a quelle statiche. Il lungomare di Livorno, la nostra promenade, ha tanta umanità perché ci sono ragazzi che vanno al mare, in qualsiasi periodo dell’anno, che passeggiano, che fanno l’aperitivo, o che semplicemente si appoggiano a un muro a prendere il sole. È vissuto, ma è appunto il modo di viverlo che risulta appassionante, c’è vita da raccontare. Ed è anche una bella soddisfazione che ormai tante aziende che organizzano loro congressi a Livorno scelgono di donare miei volumi per raccontare la città. A differenza dei miei inizi, anche realtà come il Comune, la Camera di Commercio, l’Autorità Portuale mi cercano e mi supportano». Si guarda indietro, a quante foto ha fatto in una vita: «Centinaia di migliaia, non so ipotizzare un numero preciso: fra gli scatti che ho amato maggiormente quelli del mio primo volume, Rocce di Calafuria. Era come se quelle rocce mi parlassero, erano vive, trasmettevano il loro ruolo nella natura circostante. Mi piacciono anche le foto però delle persone, che realizzai per un volume che raccontava il mercato centrale. Mi piaceva ritrarre i livornesi veraci. Peraltro è cambiato il mio modo di lavorare grazie alla tecnologia, prima usavo una Nikon Reflex, oggi una Fuji, ma se devo fare una foto con il cellulare non mi tiro indietro perché vengono benissimo. Fotografare il lungomare mi ha forse dato materiale per il prossimo volume, mi piacerebbe fare una raccolta di foto di livornesi al mare, dai bagni agli scogli, il nostro rapporto con il mare è affascinante ed è da raccontare».