C’è una «mobilità sanitaria canaglia», secondo la direttrice del Sant’Orsola Chiara Gibertoni. Specialisti che ti visitano privatamente di là e ti mettono in lista d’attesa di qua, nelle cliniche private convenzionate dell’Emilia-Romagna.
«Professionisti – dice lei – che vanno a fare picking dei pazienti, spesso attraverso la libera professione, anche per patologie che potrebbero essere curate in prossimità». E dall’altra parte pazienti che macinano chilometri per un anca, un’ernia, un menisco dello sciatore, la bassa complessità in trasferta contro la quale si è scagliato il governatore Michele de Pascale, quando venerdì ha parlato di un sistema sanitario «intasato», che non regge più. Bene quindi, dice Gibertoni, gli accordi che il governatore sta facendo con la Calabria.
«È necessario un governo – dice – che non può essere fatto solo coi tetti, ma deve essere concordato con la regione di provenienza. Serve una programmazione di politica sanitaria, non solo scambi economici tra le regioni. Questo sarebbe il grande salto di qualità, Agenas ci sta lavorando, il Covid era stato un’ottima occasione ma ce la siamo un po’ lasciata scappare».
I rimborsi insufficienti
L’altro aspetto è quello dell’alta complessità, dove invece c’è un problema di rimborsi insufficienti. «Nel 2024 abbiamo installato 12 cuori artificiali – spiega Gibertoni – di questi nove erano per fuori regione. Questo è un diritto per ogni cittadino. Il problema è che la tariffa di scambio non copre neanche il costo del dispositivo, quindi la regione deve ripianare il bilancio del Sant’Orsola per la differenza: solo il dispositivo costa 100mila euro e il rimborso per tutto il ricovero sono 66mila». In tutto, il Policlinico ha un 20% di ricoveri da altre regioni, «quasi tutti di alta complessità, mentre la parte ambulatoriale è molto più ridotta, attorno al 3-4%».
Il Pd sta con de Pascale sulla sanità blindata. “Al Rizzoli metà ricoveri da fuori regione”
09 Novembre 2025
“Perché non posso curarmi in Calabria?”
Il punto è sempre lo stesso: «Io ho incontrato un paziente che da 15 anni viene al Sant’Orsola per un trapianto di fegato ed è calabrese e mi ha detto: ma com’è dottoressa che io incontro solo infermieri e medici calabresi, ma perché non posso avere le stesse cose che ho a Bologna in Calabria? Questa è la domanda».
Lo ribadisce anche il sindaco Matteo Lepore: «Voglio dire rispetto ad alcune dichiarazioni leghiste che ho sentito da parte della maggioranza, che è inutile che in questo momento facciano tanto gli ‘spanizzi’, perché la risoluzione di questo problema non è maggiore autonomia ma il sistema sanitario nazionale».
Modena, incentivi ai medici di base per non prescrivere esami: 1,2 euro ad assistito all’anno
10 Novembre 2025
Sulla stessa lunghezza d’onda la direttrice dell’Ausl di Bologna Anna Maria Petrini, che fa i conti però con una percentuale di pazienti provenienti da fuori regione molto più bassa, del 7%, concentrata quasi tutta al Bellaria. «È importante, come ha sottolineato il presidente, lavorare a livello di programmazione sanitaria con accordi tra le regioni per gestire questo fenomeno – spiega Petrini – ci vuole una regolamentazione dei flussi una gestione a livello nazionale».
Mentre per quanto riguarda il caso di Modena, dove i medici di base hanno firmato un accordo con l’azienda per incentivare chi non supera la media di prescrizioni dell’anno precedente, «Bologna ha aperto un tavolo sull’appropriatezza ma per il momento non pensa a incentivi economici».