Pavel Sivakov riflette sulla sua carriera e prova a rilanciarsi. Il corridore dell’UAE Team Emirates – XRG sembra aver ormai accettato un ruolo da comprimario nella sua squadra, dove si trova spesso a lavorare per Tadej Pogacar e, quest’anno, a turno per Juan Ayuso Isaac Del Toro. Dopo qualche annata da capitano nel Team Sky, con cui ha chiuso al nono posto il Giro d’Italia 2019 (anno in cui ha vinto il Tour of the Alps), il classe ’97 non è riuscito a sbocciare in maniera definitiva, accontentandosi di fare il gregario di lusso nella nuova formazione. Comunque, nella squadra emiratina si è tolto qualche soddisfazione, come il successo alla Vuelta a Andalucia 2025, nella quarta tappa del Giro d’Abruzzo 2024 o al Giro della Toscana 2023.

Il corridore con passaporto francese ha parlato dell’evoluzione della sua carriera in un’intervista a Cyclingnews, dove ha confessato: “Ho riflettuto molto sul percorso della mia carriera. Riflettere e cercare di capire cosa mi è successo è parte del mio percorso. È tutto parte del mio percorso. Il 2019 è stato l’anno della mia esplosione, poi ho avuto due o tre anni in cui non sono cresciuto come avrei voluto. Ho sofferto un po’, forse prima di tutto mentalmente. Di certo mi sono messo troppa pressione, cercando di fare troppo. Forse non ero abbastanza fiducioso da ascoltare me stesso e ho soltanto seguito i piani di allenamento del mio coach. Penso che questo derivi un po’ dalle mie radici, magari dai miei genitori, che hanno uno stile un po’ sovietico: anche se sei morto, ti alleni, fai le ore in bici, fai di più”. I genitori di Pavel Sivakov, Aleksandra Koliaseva e Alexei Sivakov, sono stati entrambi professionisti.

“Vedevo Geraint Thomas e Chris Froome fare sempre di più – ha proseguito il 28enne – io ero il giovane e volevo fare lo stesso. Poi inizi a essere troppo stressato. Ti alleni troppo, ti metti troppo a dieta, magari cadi anche un po’ troppo. Diventa un circolo vizioso. Sono fortunato ad avere un buon motore e un po’ di talento, quindi riesco sempre a performare qua o là, ma non sono mai stato costante. Penso che alcuni corridori crescano molto in fretta. Ci riescono rapidamente ed è più facile per loro. Per me, il percorso della carriera è stato più lungo e lento”.

Pavel Sivakov riconosce che la sua difficoltà nel reggere la pressione ha influito sulla sua carriera, al contrario di quanto accade con il compagno di squadra Pogacar: “Tadej ha la capacità di rimanere calmo e di non stressarsi. Io non sono così, mi stressavo anche per piccoli dettagli e questo mi rallentava. Anche Paul Seixas è come Tadej e Geraint Thomas. Non è come me, non va in overthinking. Avrà pressione, ma è parte del suo viaggio. Dopo averlo conosciuto, penso che finché gli piacerà correre starà bene”.

In seguito, il classe ’97 riflette sul Tour de France 2025, dove non è riuscito a rispecchiare le aspettative personali e del team, nonostante sia comunque arrivato un trionfo per la sua UAE Team Emirates-XRG: “Il Tour è stata una grande delusione per me. Volevo esserci con i ragazzi ed essere in forma, ma mi staccavo sulla prima salita. Mentalmente è stato duro perché so di essere meglio di così. Si è creato un bel legame al Tour e questo mi ha aiutato molto, mi ha aiutato ad arrivare fino a Parigi. Ho sofferto personalmente ma ancora una volta sono stato parte della squadra che ha vinto il Tour, è sempre speciale”.

In ogni caso, Pavel Sivakov non vuole rassegnarsi al ruolo di gregario di lusso e pensa di poter ancora competere per risultati importanti: “Sto ancora migliorando anno dopo anno, i miei numeri migliorano. Onestamente penso di stare entrando nei miei anni migliori, ho imparato come gestirmi molto meglio. Ho ancora delle ambizioni personali, voglio vincere. Sto cercando di trovare un buon bilanciamento, evitare gli errori ed essere là davanti tutto l’anno. Non è facile. Non voglio rilassarmi e accontentarmi di essere un gregario. Sono contento di lavorare per Tadej e per il team quando posso fare la differenza, ma voglio ancora vincere corse, andare all’attacco e lottare per la vittoria. Mi alleno per questo”.