di
Luigi Ippolito
Le parole di Tim Davie dopo lo scandalo del discorso del presidente Usa andato in onda in forma manipolata all’interno di un documentario. Al suo posto ci sarà una donna: partito il totonome (e l’assalto della destra, che chiede lo stop al canone)
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
LONDRA – Un discorso pugnace, quello con cui Tim Davie si è congedato martedì dalla Bbc: il direttore generale uscente, costretto alle dimissioni dalle rivelazioni sulla faziosità dell’emittente pubblica britannica, in particolare riguardo alla manipolazione di un discorso di Donald Trump, si è detto «fieramente orgoglioso» della sua organizzazione e ha esortato lo staff a «combattere per il nostro giornalismo».
Davie ha ammesso che «sono stati commessi alcuni errori che ci sono costati», ma ha ammonito che i nemici della Bbc «li stanno usando come arma»: «Questi sono tempi difficili – ha detto – ma ce la faremo». L’ormai ex direttore generale non ha però fatto riferimento alla minaccia trumpiana di chiedere un risarcimento da un miliardo di dollari, a meno che entro venerdì la Bbc non faccia pubblica ammenda per le manipolazioni: probabilmente gli avvocati dell’emittente si stanno consultando dietro le quinte sul da farsi e per questo finora non c’è stata alcuna reazione ufficiale all’ultimatum arrivato dalla Casa Bianca.
Anche Downing Street ha evitato di commentare le minacce del presidente americano: «È un affare della Bbc», ha risposto il portavoce del premier laburista Keir Starmer, aggiungendo che «la nostra posizione è chiara: la Bbc è indipendente e spetta a loro rispondere alle domande sulle loro decisioni editoriali». Allo stesso tempo però ha sottolineato che «abbiamo una stretta relazione con gli Stati Uniti sulle priorità comuni»: Starmer si trova fra l’incudine e il martello, stretto fra l’istinto di proteggere uno dei principali asset nazionali, la Bbc, e la necessità di mantenere quel rapporto privilegiato con l’Amministrazione Trump che è riuscito abilmente a costruire nel corso di quest’anno.
Intanto si è aperta la corsa alla successione di Davie, anche se il processo di selezione del nuovo direttore generale non sarà breve: quello che appare pressoché sicuro è che per la prima volta nella storia centenaria della Bbc sulla poltrona più alta andrà a sedere una donna. La rosa dei papabili che circola è infatti tutta al femminile e sarebbe così un altro soffitto di cristallo che viene infranto.
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A Londra gli scommettitori – che non si fanno mai sfuggire un’occasione – danno al momento come favorita Jane Turton, attualmente a capo della potente casa di produzione All3Media; la principale candidata interna è invece Kate Phillips, che è ora la responsabile dei contenuti della Bbc ed è la mano dietro i programmi di maggior successo degli ultimi anni. Buone chance ha anche Alex Mahon, che fino alla scorsa estate era alla guida di Channel 4 ed era stata già sondata per il ruolo al precedente giro, ma aveva declinato l’offerta. In lizza figurano anche Carolyn McCall, attualmente a capo della rete privata Itv, Charlotte Moore, ex responsabile dei contenuti della Bbc, e Jay Hunt, direttrice creativa di Apple Tv.
La nuova direttrice generale, chiunque sarà, si troverà davanti un compito delicato: dovrà rinnovare lo statuto della Bbc, che viene negoziato ogni dieci anni col governo, e ne stabilisce i criteri oltre che il finanziamento. Da destra è partita la campagna per abolire il canone e imporre dunque il ridimensionamento dell’emittente pubblica.
11 novembre 2025 ( modifica il 11 novembre 2025 | 19:35)
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