Una classe innata, eleganza, velocità e la determinazione di chi sa di avere un potenziale ancora tutto da esprimere. A 18 anni, Sara Curtis sta già riscrivendo la storia del nuoto italiano. A Singapore, ai Mondiali 2025, la piemontese di Savigliano si è guadagnata con grinta la finale dei 100 stile libero, diventando la prima azzurra di sempre a riuscirci in questa gara. Un risultato che da solo varrebbe un titolo, ma che per Curtis rappresenta solo una tappa in un percorso che punta più in alto.
In semifinale, la sprinter dell’Esercito e del Centro Sportivo Roero – allenata da Thomas Maggiora – ha nuotato in 53″39, seconda prestazione personale di sempre dietro al record italiano di 53″01 che le aveva permesso di scalzare Federica Pellegrini dalla cima delle liste all-time azzurre. Una gara coraggiosa, con un passaggio controllato e un ritorno brillante, che l’ha portata al settimo tempo complessivo.
La finale sarà una delle più incerte dell’intero programma iridato. Comanda la campionessa uscente Marrit Steenbergen (52″81), tallonata dalla fuoriclasse australiana Mollie O’Callaghan (52″82), oro olimpico a Parigi nei 200. Sotto i 53” anche la russa Daria Klepikova (53″14), la statunitense Tori Huske (53″21), la cinese Cheng Yujie (53″34) e la francese Beryl Gastaldello (53″36). Poi viene proprio Sara. Il podio sembra un’impresa, ma in una gara da sprint, l’imprevedibilità può diventare alleata. E lei lo sa:
Se nei 100 servirebbe un capolavoro per arrivare a medaglia, nei 50 stile libero la situazione è diversa. In assenza della regina incontrastata Sarah Sjöström, che ha monopolizzato la distanza dal 2022 con tre ori mondiali consecutivi e l’oro olimpico a Parigi 2024, la gara più veloce del nuoto femminile è diventata terra di conquista. Sei delle prime dieci classificate ai Giochi non saranno in gara a Singapore, aprendo spazi impensabili fino a pochi mesi fa.
In cima alle pretendenti troviamo Gretchen Walsh, Meg Harris e Torri Huske, tutte racchiuse tra 23.91 e 23.98 nella stagione. Dietro di loro, la cinese Wu Qingfeng (24.18), la polacca Kasia Wasick (24.20) e la giovane Cheng Yujie (24.37) sembrano le più accreditate. Ma alle loro spalle si muove compatto un blocco europeo di velociste in crescita, tra cui spicca proprio Curtis, accreditata del miglior crono italiano stagionale: 24″43, realizzato pochi mesi dopo l’esperienza olimpica.
Curtis non parte favorita, ma ha il profilo perfetto per sfruttare l’incertezza della gara: ha la progressione giusta, l’entusiasmo dell’età e margini di crescita evidenti. E poi il palcoscenico non le fa paura. Lo ha dimostrato nella staffetta, lo sta confermando nella gara regina e potrebbe ribadirlo nei 50, dove ogni dettaglio conta, ma nessuna avversaria appare fuori portata. Senza Sjöström, il 50 stile vive una fase di transizione: l’oro può andare agli Stati Uniti, all’Australia, alla Cina… o all’Europa. E magari anche all’Italia. Perché in una gara da 23 secondi, basta un centesimo per fare la storia e Sara Curtis ha già dimostrato di saperla scrivere.