Yann Bisseck, difensore dell’Inter, intervenuto ai microfoni di Wheel Talks, format di Inter TV, ha risposto così ad alcune domande
Yann Bisseck, difensore dell’Inter, intervenuto ai microfoni di Wheel Talks, format di Inter TV, ha risposto così ad alcune domande: “C’è sempre qualcuno che non crede in te: ci sono tanti film in cui il protagonista non viene fuori subito: ma col duro lavoro, con la dedizione devi crederci e avere un po’ di fortuna. E poi c’è sempre un allenatore che ti cambia la vita: per me è stato l’allenatore dell’under 17. E ora sono qui all’Inter, non posso lamentarmi. Il mio colpo di testa preferito? Dieci anni fa nell’under 14, è il mio preferito.
Da professionista? Tutti i colpi di testa li ho fatti da giovane: prendo quello col Cagliari in casa. Il mio esempio? Sarò banale, sceglierei mio padre: ma visto che parliamo di calcio, quando ero giovane mi piaceva Jerome Boateng per come giocava, mi ispiravo a lui. Ma non sono un grande appassionato di calcio. Forse Lilian Thuram. Cosa mi piace di Milano? I ristoranti forse: ce ne sono tanti buoni. Io so cucinare, se provi il mio pollo teriyaki, non andrai mai più in un ristorante giapponese. Gli inizi della mia carriera? Non i ricordi migliori. L’inizio è stato buono, ho giocato la prima partita con la squadra della mia città, Colonia, a 16 anni: è stato bello perché era come se non fossi preparato.
Poi ho giocato altre 2-3 partite e poi è iniziata la routine dell’underdog: ma devi prevalere, avere fortuna, incontrare brave persone e ora sto vivendo la mia migliore vita da calciatore. Roda? C’è un articolo che dice che l’ultimo giorno non mi sono presentato: e quando tutti se ne se stavano andando mi sono presentato per ritirare 400 euro. Questo non è mai successo, io ci sono stato dal giorno uno fino all’ultimo: mi sono divertito molto. La mia esultanza con Carlos Augusto? L’avevamo pianificata il giorno prima: mi piacciono le esultanze legate al basket. E festeggiano dopo ogni punto: nel calcio c’è quasi un gol a partita, devi sfruttarlo al meglio. Era il mio primo: erano le mie sensazioni ma la gente vuole sempre parlare di qualcosa”.
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