Tornano di Quattro Cavalieri, anzi cinque. Che con tre nuove leve arrivano quindi a quota otto. Grande affollamento, una villain bondiana, tanta voglia di divetire in leggerezza. E un saluto a Zohran Mamdani. La recensione L’Illusione Perfetta – Now You See Me: Now You Don’t di Federico Gironi.
Succede spesso che cinema e realtà si intreccino e si rispecchino, al di là di quelle che possono essere le specifiche intenzioni del primo, e i frenetici ribaltamenti della seconda.
Succede, per esempio, all’inizio di Now You See Me 3, titolo di comodo che qui sta a sintetizzare il più preciso – ma ben più lungo – L’Illusione Perfetta – Now You See Me: Now You Don’t. Perché il terzo film della serie parte a Bushwick, nel cuore più cool di Brooklyn, dove i Quattro Cavalieri tornano in scena (o così pare) e dove facciamo conoscenza con le tre giovani nuove leve del film, tre ventenni che sono interpretati da Dominic Sessa, Justice Smith e Ariana Greenblatt. Tre che chiaramente hanno o avrebbero votato per Zohran Mamdani, che come lui inseguono un socialismo democratico che mira a punire i super ricchi speculatori e a redistribuire in maniera più equa profitti e plusvalenze, che (a modo loro) si battono contro il caro affitti, che hanno a cuore l’ambiente e lottano in generale contro le diseguaglianze.
D’altronde, già lo sapevamo che i Quattro Cavalieri, che qui in questo film alla fine arrivano a diventare otto, usavano e usano la magia per rubare ai ricchi e dare ai poveri, e per smascherare i farabutti in giacca e cravatta. E però, passati praticamente dieci anni dall’ultimo film, come i protagonisti spesso ci ricordano, questa loro inclinazione direi quasi politica è ancora più d’attualità, e quindi risuona ancora di più nel film e in noi che lo stiamo a guardare. Anche se poi, stavolta, dietro alla questione collettiva viene fuori che c’è n’è anche una personale, che però qui tralasciamo per godibilità di visione.
Fatto sta che il bersaglio grosso di questo Now You See Me 3 è una glaciale, avida e spietata è erede di una dinastia al vertice del commercio di diamanti con più di uno scheletro nell’armadio; e sarà il fatto che a interpretarla è Rosamund Pike, ma sembra quasi che in questo film, nella sua parte iniziale soprattutto, si respiri un’aria vagamente bondiana, con tanto di globetrotting che porta l’azione da New York a Anversa, e poi in uno chateau nella campagna francese che è un po’ un museo di storia della magia, e poi infine ad Abu Dhabi, dove di mezzo c’è pure un’auto di F1 (senza però che il marchio F1 venga citato, sebbene il film sia fin troppo infarcito di product placement).
Un po’ come in Bond, succede poi che in questa serie cambino i registi, e gli sceneggiatori, ma in fondo tutto rimanga pressoché uguale: da Louis Leterrier a Ruben Fleischer, passano per Jon M. Chu, non è che chi c’è dietro la macchina da presa aggiunga o sottragga qualcosa di sostanziale. Interessante anche questo terzo capitolo porti la firma di ben quattro sceneggiatori più un quinto che ha partecipato solo al soggetto, un numero elevato di autori che di solito presuppone una certa problematicità, e che nessuno di questi cinque abbia preso parte alla serie in precedenza. Eppure, dicevamo, lo spirito dei Cavalieri c’è, e pure la loro pratica illusionistica.
Certo, va detto, da un punto di vista anche molto lascamente logico, c’è poco e niente nella trama Now You See Me 3 che abbia senso. Ma d’altronde, quello di questa serie è cinema escapista, nel senso di un cinema evade e vuole far evadere dai confini della realtà e, appunto, della logica tradizionale. Chiede abbandono, in qualche modo, abbandono mascherato da attenzione, per ottenere i suoi risultati, per performare le sue illusioni. E poco importa che, nell’ansia di far apparire (o riapparire) tutti ma proprio tutti i volti della serie, mettendo di mezzo anche una generazione più giovane un po’ schernita nei suoi tic verbali e ideologici e un po’ no, a volte si ha l’impressione che il tutto sia fin troppo affastellato.
Peccato solo che, in una serie che si collega esplicitamente al legame primigenio, intimo e profondo tra cinema e illusione, neanche questo Now You See Me 3 riesca a dire a questo proposito delle cose che non siano non solo superficiali e di maniera.