di
Giulia Taviani

La serie Il disastro dell’Heweliusz, su Netflix, ricostruisce il tragico incidente che nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 1993 coinvolse un traghetto polacco. Al largo dell’isola tedesca di Rügen morirono 55 delle 64 persone a bordo

Nella notte tra il 13 e il 14 gennaio del 1993, la Polonia dovette fare i conti con il peggior disastro marittimo nella sua storia, in tempo di pace. Delle 64 persone a bordo del traghetto MF Jan Heweliusz, 55 morirono nel Mar Baltico a causa di una violenta tempesta di forza 12 (il massimo della scala Beaufort). Si salvarono solo nove membri dell’equipaggio. Dieci corpi non furono mai ritrovati.

Il traghetto, sul quale viaggiavano principalmente camionisti, era diretto in Svezia, lungo la tratta Świnoujście-Ystad. L’incidente avvenne un paio di ore dopo la partenza, ritardata a causa di un problema tecnico, al largo dell’isola tedesca di Rügen. Chi sopravvisse all’affondamento dell’Heweliusz, morì in attesa dei soccorsi, congelato dalle fredde acque del Mar Baltico.



















































Le cause? La combinazione fra le onde alte fino a sei metri, le cattive condizioni della nave – residui di incidenti passati e il portello di poppa mai riparato – e le decisioni errate prese dal comandante, deceduto nell’incidente ma ritenuto colpevole dalla Corte d’appello marittima di Gdynia. Netflix ha cercato di ricostruire la storia in una miniserie disponibile dal 5 novembre dal titolo Il disastro dell’Heweliusz.

Una lunga lista di incidenti

La storia degli incidenti dell’Heweliusz, un traghetto polacco costruito in Norvegia nel 1977 che operava quotidianamente sulla rotta Ystad-Świnoujście trasportando passeggeri e merci, risale a prima del 1993. È il settembre del 1986 quando la nave subisce un grave incendio. Nessuno a bordo rimane ferito, ma il traghetto ne riporta i segni. I danni vengono poi riparati, e i buchi chiusi usando circa 60 tonnellate di cemento. Una tecnica che da una parte serve per riportare in acqua l’Heweliusz, ma che dall’altra sposta il baricentro della nave compromettendone la stabilità.

Ma è il numero totale a impressionare, perché l’Heweliusz è rimasto coinvolto in almeno 27 incidenti: collisioni con pescherecci, inclinazioni, guasti al motore… Insomma, non una nave da rimettere in mare, soprattutto considerando che quattro giorni prima del disastro – il 10 gennaio 1993 – il portello di poppa della nave si era danneggiato durante l’attracco a Ystad, in Svezia, a causa di una tempesta. 

Motivo per cui pare che il capitano Andrzej Ułasiewicz avesse cercato di annullare la partenza della nave, mettendola fuori servizio per le riparazioni. Una decisione che però si era scontrata con quella degli armatori, ovvero la compagnia Euroafrica Shipping Lines, che si occupava della gestione. L’idea era quella di riparare la porta durante le soste del traghetto, senza revisioni in cantiere.

La cronologia del disastro

Sono le prime ore del 14 gennaio 1993 quando la nave inizia a capovolgersi nel Mar Baltico. Non è partita da molto. Per colpa delle riparazioni alla porta di poppa era salpata con due ore di ritardo, intorno alla mezzanotte, e stava navigando in direzione Ystad con 64 persone a bordo: trasportava 35 passeggeri, tra cui due bambini, 29 membri dell’equipaggio, 28 camion e 10 vagoni ferroviari.

Il tempo inizia a peggiorare intorno alle 2.40 di notte. Il vento si ingrossa, arriva intorno ai 180 chilometri orari, le onde si alzano fino ai sei metri, e l’Heweliusz si sbilancia. In quel momento è una nave non del tutto riparata che si trova ad affrontare una violenta tempesta di forza 12 sulla scala Beaufort. In risposta, l’equipaggio riduce la velocità e riempie le casse di zavorra (contenitori che servono a regolare il peso e il centro di gravità) di sinistra, lato da cui proviene il vento, nel tentativo di aumentare la stabilità della nave. Questo però porta a una perdita di governo della nave. 

Dopo un’ora e mezza circa, intorno alle 4.00, i venti aumentano di nuovo. Un’improvvisa raffica sul lato destro la fa sbandare, contribuendo a rompere le funi che tengono fermi i camion, i quali iniziano a muoversi sui ponti rovesciando il carico. Mezz’ora dopo viene dato l’ordine di evacuazione della nave. Altri dieci minuti dopo, alle 4.40, viene dato il «mayday», il segnale di soccorso. 

Alle 5.12, la nave è capovolta. Si trova a circa 24 km dalla costa di Capo Arkona. In tutto muoiono 20 membri dell’equipaggio, tra cui il capitano Ułasiewicz, e tutti e 35 i passeggeri, tra cui due bambini. Dieci corpi non verranno mai ritrovati. Solo nove persone si salvano. Tra i deceduti, la maggior parte dei quali camionisti, c’erano cittadini svedesi, austriaci, ungheresi, norvegesi e cechi (la Repubblica Ceca si è appena separata dalla Slovacchia). I membri dell’equipaggio, invece, erano tutti polacchi.

I ritardo nei soccorsi e i passeggeri in pigiama

Alcune navi provano a mettersi in contatto con l’Heweliusz dopo il «mayday», ma a causa di una cattiva comunicazione sulla posizione esatta del traghetto i soccorsi ritardano. Gli elicotteri riusciranno a trovare il punto solo un’ora e mezza dopo l’affondamento

La temperatura dell’acqua al largo dell’isola tedesca di Rügen, nel Mar Baltico, era di 2 gradi. Molte delle persone che riuscirono a gettarsi in mare morirono per ipotermia in attesa degli aiuti, anche perché la maggior parte dei passeggeri aveva indosso solo il pigiama.

Ci furono problemi anche una volta arrivati i soccorsi. Per esempio, l’equipaggio della nave tedesca Arcona si limitò a gettare una rete per consentire ai sopravvissuti di salire a bordo. In quel caso, l’elettricista Andrzej Korzeniowski perse la presa, cadde in acqua e annegò.

Una corda e una cintura calate da un altro elicottero, invece, si impigliarono in una delle zattere e la capovolsero. Su questa c’erano il secondo ufficiale Mariusz Schwebs e il cuoco Bogdan Zakrzewski, che riuscirono a salvarsi, mentre l’assistente di bordo Janusz Szydłowski, la hostess Teresa Sienkiewicz e il vigile del fuoco Janusz Subicki rimasero bloccati e morirono.

L’inchiesta e i risarcimenti (ridicoli)

La causa principale dell’affondamento venne riconosciuta nella decisione di ridurre la velocità, che non solo non contribuì a gestire la nave, ma impedì anche il corretto funzionamento del timone principale di poppa. In più, è stato dimostrato che la precedente riparazione del ponte superiore aveva in realtà sollevato il baricentro del traghetto, mentre il cedimento del portellone di poppa aveva contribuito a far imbarcare acqua.

Subito dopo l’incidente, la Prima Ministra polacca Hanna Suchocka istituì una commissione d’inchiesta, sospesa dopo pochi mesi senza aver prodotto alcun rapporto. Nel 1996 la Camera d’appello marittima di Gdynia 
stabilì che il traghetto aveva lasciato Świnoujście in condizioni di innavigabilità, attribuendo la colpa sia all’armatore Euroafrica, sia al capitano e all’equipaggio. Successivamente l’armatore venne scagionato da ogni accusa perché secondo la Camera d’appello non c’erano collegamenti tra l’incendio e l’incidente.

Nel 2005 la Corte europea dei diritti dell’uomo, interpellata da alcuni familiari delle vittime, stabilì che l’inchiesta non era stata imparziale, erano state omesse prove e non erano stati ascoltati testimoni importanti. A 11 parenti furono riconosciuti risarcimenti per 4.600 euro.

Oggi il relitto dell’Heweliusz si trova a una profondità di 27 metri, ed è frequentemente visitato dai subacquei.

11 novembre 2025