Nel panorama dell’architettura italiana del XX secolo Ubaldo Badas occupa una posizione atipica. Nato a Cagliari nel 1904, formatosi tra studi di matematica e un apprendistato tecnico sul campo, Badas non conseguì mai la laurea in architettura. Eppure la sua opera segna in modo profondo la modernizzazione urbana e culturale della Sardegna, in particolare di Cagliari.
La vita
Assunto giovanissimo come urbanista dal podestà di Cagliari Enrico Endrich nel 1928, con cui mantenne una lunga amicizia, Badas divenne presto una figura di riferimento per l’amministrazione cittadina, capace di coniugare le istanze del razionalismo italiano con una sensibilità locale, attenta ai materiali, alla luce e alla misura mediterranea.
Negli anni del dopoguerra si avvicinò al Neoliberty, corrente che reinterpretava in chiave moderna i valori artigianali e decorativi, diventando anche uno dei principali promotori dell’Isola (Istituto sardo organizzazione lavoro artigiano).
La sua attività spazia tra architettura pubblica e privata, allestimenti, edilizia civile, spazi urbani e padiglioni espositivi.
Pur non potendo firmare tutti i suoi progetti, Badas lascia un corpus di circa venti opere principali, distribuite soprattutto tra Cagliari e Sassari, che definiscono l’identità architettonica della Sardegna moderna.
Le opere cagliaritane
Galleria Comunale d’Arte di Cagliari (1928–1933)
Ricavata dalla ristrutturazione dell’antica polveriera regia nel cuore dei Giardini Pubblici, la Galleria segna l’esordio maturo di Badas.
L’intervento – realizzato tra il 1928 e il 1933 – introduce spazi espositivi razionali e luminosi, conservando la sobrietà neoclassica della facciata ottocentesca di Carlo Boyl. Un esempio di restauro “moderno” ante litteram, che dialoga con la storia senza mimetizzarsi in essa.
Ingresso dei Giardini Pubblici e sistemazione del Terrapieno (1933)
Nel 1933, Badas ridisegna il sistema di accessi e percorsi del Terrapieno e dei Giardini Pubblici, creando una delle più felici sintesi tra architettura e paesaggio urbano a Cagliari. L’impianto, tuttora leggibile, unisce rigore geometrico e sensibilità ambientale.
Scuola all’aperto “Attilio Mereu” (1933)
Un progetto pedagogicamente e architettonicamente innovativo: aule immerse nel verde, spazi aperti, un’idea di scuola come laboratorio di salute e libertà. Oggi, purtroppo, versa in stato di degrado, ma resta una testimonianza straordinaria di modernità sociale.
Il Sacrario ai Caduti (1934 circa)
In via Sonnino, accanto all’ex Manifattura Tabacchi, Badas firma un monumento di chiaro linguaggio fascista: geometrie severe, simmetrie marcate e due grandi fasci littori scolpiti nella pietra, alternata in fasce bianche e nere. Un documento del tempo e della retorica ufficiale.
Cimitero di San Michele (interventi vari, anni Trenta-Quaranta)
Progetti di sistemazione e ampliamento del cimitero cittadino, improntati a un linguaggio sobrio e funzionale.
Colonia Dux (1937) – oggi Ospedale Marino
Edificio sul litorale del Poetto, concepito come colonia marina fascista e mai completato prima della guerra. Nel 1947 Badas lo riadatta a ospedale (Ospedale Marino). Oggi in stato di abbandono, resta uno dei suoi manufatti più iconici, sospeso tra razionalismo e monumentalità costiera.
Palazzo di Piazza Kennedy (anni Quaranta)
Esempio di edilizia civile razionale e misurata, poco documentato ma attribuito a Badas per affinità stilistiche.
Albergo del Povero (1943)
Realizzato in viale Fra Ignazio come ricovero durante i bombardamenti della guerra, è oggi sede della Biblioteca di Economia dell’Università di Cagliari, dopo un complesso restauro.
Palazzo Costa Marras (1950 circa)
Nel Largo Carlo Felice, originariamente rivestito di ceramiche rosse, oggi purtroppo rimosse. Sulla parete cieca sopravvivono le ceramiche di Giuseppe Silecchia (1958), integrate nel restauro. Un capolavoro del razionalismo maturo di Badas, attento al colore e alla decorazione.
Palazzo Multipiano in Piazza Yenne
Edificio residenziale e commerciale, esempio di inserimento calibrato nel tessuto storico, con equilibrio tra volumetria moderna e scala urbana.
Palazzo della Regione Autonoma della Sardegna (anni Cinquanta–Sessanta)
La celebre Torre di Viale Trento, nata come sede provvisoria della Regione, rappresenta il vertice della ricerca badasiana: un linguaggio severo, rigoroso, ma mai arido. Verticalità controllata, facciate scandite da logge e aperture ritmiche, materiali locali e sobrietà mediterranea.
Villa di via Milano (attribuzione incerta, anni Cinquanta)
Edificio privato oggi al centro di una disputa urbanistica. Pur minacciata di demolizione, la villa conserva elementi architettonici tipici di Badas: armonia volumetrica, materiali naturali, integrazione nel contesto.
Seconda Villa di via Milano (anni Cinquanta)
Altra residenza privata nelle vicinanze, di attribuzione più sicura. Anch’essa testimonia l’interesse di Badas per la dimensione domestica e la ricerca di un linguaggio sobrio e mediterraneo.
Padiglione per l’Agricoltura alla Fiera di Cagliari (1956)
Uno dei suoi progetti più noti: facciata su viale Diaz con ceramiche decorative e basamento in pietra policroma; lato interno caratterizzato da un impianto Neoliberty, con legno e pietra. Sintesi tra tradizione artigianale e architettura moderna.
Palazzo di via Toscana (abitazione privata, anni Cinquanta)
Residenza personale di Badas, oggi di proprietà della famiglia Pintore. Un laboratorio di soluzioni abitative e decorative che riflette il suo pensiero maturo.
Liceo Classico “Siotto Pintor” (attribuzione incerta)
Edificio scolastico in viale Trento, vicino alla Torre della Regione. Il linguaggio compositivo e i dettagli costruttivi suggeriscono un intervento diretto o di consulenza di Badas.
Le opere sassaresi
Padiglione per l’Artigianato “Eugenio Tavolara” (1956)
Costruito per l’Isola nei Giardini Pubblici di Sassari, rappresenta il vertice del Neoliberty sardo e uno dei migliori esempi di architettura moderna in Sardegna.
Materiali locali, leggerezza strutturale, rapporto con la natura e la luce: il padiglione è un manifesto di cultura artigianale e modernità. Restaurato nel 2011 dopo alterazioni successive.
Negozio Olivetti (1952, Piazza d’Italia)
Allestimento degli interni per la celebre azienda di Ivrea: un pannello in steatite scolpito da Eugenio Tavolara decorava la parete principale (oggi conservato presso la Polizia Municipale). Un esempio di collaborazione interdisciplinare e di attenzione al design d’interni.
Un architetto senza titolo, ma con una visione
Ubaldo Badas è stato urbanista, architetto, designer e pittore. La sua figura sfugge a ogni definizione accademica: un “irregolare” del razionalismo, che seppe tradurre in chiave sarda le lezioni di Terragni, Libera e Moretti, ma con un’identità autonoma, calda, umana.
Le sue opere principali, più le attribuzioni incerte, raccontano un percorso coerente, che unisce funzionalismo e lirismo, modernità e tradizione. La sua lezione, oggi, è quanto mai attuale: ricordare che l’architettura non è solo tecnica o stile, ma cultura del luogo. E che si può essere maestri anche senza cattedra, e architetti senza laurea, quando si costruisce una città per gli uomini, non per i modelli.
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